Gli Stati Uniti hanno da sempre un rapporto non facile con l’amministrazione della giustizia sul loro vasto ed eterogeneo territorio. Come molti altri settori (istruzione e sanità in primis), anche il settore carcerario soffre di diversi problemi burocratici e di costi che hanno attirato critiche e richieste di riforma da parte di vari attori economici e politici.
Le spese folli del prison industrial complex
Secondo il Bureau of Justice Statistics, gli Stati Uniti d’America spenderebbero più di 80 miliardi di dollari annui per il loro sistema carcerario. A titolo di paragone, la proposta del College for All Act, fortemente voluta dai senatori candidati alle primarie democratiche Elizabeth Warren e Bernie Sanders, che avrebbe offerto l’educazione superiore terziaria e i costi a essa legati – compresi quelli dell’alloggio e l’eliminazione dei debiti studenteschi che gravano su 45 milioni di statunitensi – sarebbe costata approssimativamente la stessa cifra. Inoltre, tale cifra include esclusivamente i costi direttamente collegati al sistema carcerario, quali i costi operativi delle prigioni, delle condizionali e delle libertà vigilate, tralasciando i costi indiretti causati dal sistema giudiziario penale quali i costi di polizia, dei processi in tribunale e delle famiglie che contribuiscono a sostenere i propri cari incarcerati. Secondo un’analisi più completa della Prison Policy Initiative, infatti, la cifra andrebbe stimata a 182 miliardi di dollari annui. Basti pensare che quasi il 30% dei cinquanta Stati spende più nel sistema carcerario che nell’educazione. La “progressista” California detiene il triste primato di questa classifica con una ratio di spese in educazione di sei volte inferiori a quelle in incarcerazione. D’altronde, molte grandi città statunitensi spendono dal 25 al 35% dei loro fondi annuali nei bilanci dei loro dipartimenti di polizia. In valore assoluto, le città statunitensi spendono in polizia circa 100 miliardi di dollari annui, tanto quanto il PIL del Marocco o dell’Ecuador per intenderci.
Chi trae vantaggio dai costi eccessivi?
Circa la metà dei 180 miliardi di dollari annui spesi per il sistema carcerario e di giustizia penale serve a coprire i costi del personale. Questo dato è importante perché rende l’idea di come il sistema carcerario costituisca un fattore di crescita occupazionale importante nell’economia a stelle e strisce, soprattutto in alcune aree depresse post-industriali del Sud e Mid-West. I numerosi lavoratori del sistema carcerario formano una lobby influente che cerca di mantenere lo status quo. Alcuni casi specifici mostrano i conflitti d’interesse di tale lobby. Ad esempio, nelle città di Los Angeles e New York, a delle diminuzioni della popolazione carceraria non sono seguite riduzioni proporzionali del personale. La legge nello Stato di New York concede perfino al sindacato delle guardie carcerarie un potere di veto sulla chiusura delle prigioni. Proprio a New York, uno degli Stati col costo della vita più alto e a più alta adesione sindacale, la spesa media per carcerato è di circa settantamila dollari, maggiore del salario medio annuale in America.
Esistono persino compagnie di prigioni private quotate in borsa come CoreCivic ($1.8 miliardi di fatturato) e GeoGroup ($2.3 miliardi di fatturato). Queste due aziende, nonostante non siano in condizioni finanziarie ottimali e abbiano di recente dovuto tagliare i dividendi, rimangono tra le più controverse in assoluto sul mercato americano e un caso unico al mondo di prigioni quotate in borsa (unico ma non sorprendente se si parla di Stati Uniti). Sempre di recente, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha dichiarato di voler cancellare i contratti federali vigenti con queste imprese. Essendo gli Stati Uniti appunto una federazione di Stati, questa cancellazione vuol dire che solo una minima parte di questi contratti sono a rischio, siccome molti clienti di queste aziende sono altri Stati federali poco propensi a un cambio di rotta come il Tennessee o la Georgia.
Gli Stati Uniti sono anche il Paese al mondo con più carcerati in proporzione alla popolazione (sempre considerando la alquanto sospetta veridicità delle statistiche cinesi in questo ambito). All’interno degli Stati Uniti, ci sono ingenti differenze intra-Stato per popolazione incarcerata. A chi è familiare con l’America, non risulterà strano constatare che lo Stato con la più alta popolazione carceraria in proporzione agli abitanti sia la Louisiana, uno Stato del Sud con una storia alquanto travagliata e un alto tasso di povertà e criminalità. In Louisiana tra l’1% e il 2% della popolazione si trova in carcere e per gli afroamerican il rischio aumenta notevolmente. Un afroamericano su cinque in Louisiana può aspettarsi di finire in prigione almeno una volta nella vita. Tutto questo costa allo Stato della Louisiana più di 600 milioni di dollari all’anno. Per fare un paragone, in Italia la proporzione di carcerati sulla popolazione è meno dello 0,1%, ossia meno di un decimo della Louisiana.
Un altro dato sconfortante riguardo il costo del sistema carcerario e di giustizia penale statunitense è costituito dalla voce di spesa relativa ai costi legali per gli imputati che non possono permettersi le spese di difesa. Seppur costituzionalmente previsto infatti, tale voce di spesa ammonta solo al 2,5% del costo totale, ed è in diminuzione costante nonostante i processi siano aumentati negli ultimi decenni.
Una riforma del sistema è quanto mai necessaria
Come molti altri settori (sanità e istruzione già menzionati precedentemente), anche quello carcerario è diventato ostaggio di pratiche antieconomiche e ultra burocratiche che hanno aumentato i costi e peggiorato la qualità del servizio nel tempo. Abolire le carceri private come proposto dall’amministrazione Biden senza una soluzione alternativa rischia di esacerbare ulteriormente il problema , probabilmente portando a un sovraccarico sulle carceri già esistenti. In questo senso, una spinta favorevole potrebbe venire dal piano economico sulle Infrastrutture, che dovrebbe includere fondi per la costruzione di prigioni pubbliche. Seppur non una garanzia di virtuosità finanziaria, più carceri pubbliche potrebbero ridurre i costi e gli incentivi all’incarcerazione che hanno favorito le prigioni private negli ultimi decenni. Affrontare altri problemi collegati all’incarcerazione, come la proliferazione della armi tra i civili e/o la depenalizzazione di reati collegati ad esempio allo spaccio o consumo di droghe leggere, potrebbe favorire ulteriormente una normalizzazione del sistema carcerario statunitense.
Fonti e approfondimenti
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Bowler, Dane, “CoreCivic: Controversial, But Strong Cash Flows”, Seeking Alpha, 26/01/2021.
Cuhn, Casey, “The U.S. spends billions to lock people up, but very little to help them once they’re released”, PBS Newshour, 07/04/2021.
Equal Justice Initiative, “Mass Incarceration Costs $182 Billion Every Year, Without Adding Much to Public Safety”, Equal Justice Initiative, 02/06/2017.
Lopez, German, “Mass incarceration doesn’t do much to fight crime. But it costs an absurd $182 billion a year”, Vox, 27/01/2017.
Lowrey, Anney, “Defund the Police”, The Atlantic, 05/06/2021.
Peter G. Peterson Foundation, “What is free college and how much would it cost?”, Peter G. Peterson Foundation, 15/07/2021.
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Sarhan, Adam, “Prison Stocks Slammed After Biden To End Private Prison Contracts”, Forbes, 26/01/2021.
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Vera Institute, “Prison Spending in 2015”, Vera Institute, 13/08/2015.
Wagner, Peter & Rabuy, Bernadette, “Following the Money of Mass Incarceration”, Prison Policy Initiative, 25/06/2017.
Yahoo Finance, “CoreCivic”, Yahoo Finance, 11/10/2021.
Yahoo Finance, “Geo Group”, Yahoo Finance, 11/10/2021.
Editing a cura di Cecilia Coletti
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