Che cos’è l’Antropocene

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Immagine generata con supporto AI © Lo Spiegone CC BY-NC

«Ci sembra più che appropriato sottolineare il ruolo centrale dell’umanità usando il termine ‘Antropocene’ per l’attuale epoca geologica». Le parole sono dei due scienziati Eugene Stoermer e Paul Crutzen, che nel 2000 decisero di unire le forze per aprire una discussione sempre più urgente nell’attuale fase storica. Una fase in cui «gli effetti globali delle attività umane» sono diventati chiaramente evidenti. 

Per loro, era quindi arrivato il tempo di riconoscere, denominandola, una nuova epoca geologica. Dalla riflessione di Stoermer e Crutzen prese il via un ampio dibattito, che negli ultimi vent’anni ha attraversato non solo le scienze naturali ma soprattutto quelle umane. Un dibattito ancora in corso, dove la stessa definizione di Antropocene è stata aspramente criticata. 

Il significato dell’Antropocene

Il significato dell’Antropocene non può essere compreso se non adottando una chiave di lettura politica. Quando ha proposto l’espressione, Crutzen riteneva che «non era importante se fosse incluso nei testi di geologia, ma se spingesse le persone a pensare più attentamente alle conseguenze delle loro azioni collettive». 

Quello che mette a fuoco il termine è che le comunità umane hanno sviluppato un nuovo potere di trasformazione, che impatta in maniera profonda sul Pianeta. A partire dalla Rivoluzione industriale, infatti, le emissioni di CO2 generate dalle nostre attività hanno cambiato il clima e, di conseguenza, le nostre condizioni di vita. Su questo, la comunità scientifica oggi esprime un accordo unanime. 

L’Antropocene e il progresso

Il concetto di Antropocene ha aperto un varco nella narrazione storiografica della modernizzazione, mettendo in discussione il paradigma della Crescita economica moderna (MEG). Paradigma che, secondo la ricercatrice Stefania Barca, avrebbe favorito il racconto dello sviluppo economico come di un trionfo senza condizioni. 

Secondo questa visione, la crescita e il benessere dipenderebbero dal combinato disposto dello sviluppo tecnologico e dell’istituzione della proprietà privata e del libero mercato. Sono questi i due elementi alle fondamenta dello sviluppo che, dal continente europeo, si è poi espanso nel resto del mondo. La MEG quindi alimenta il consenso intorno all’ingegno e alle istituzioni della società occidentale, che emerge come il grande motore del progresso globale. 

Lo scontro tra narrazioni  

Le organizzazioni internazionali hanno iniziato a suonare l’allarme sugli impatti negativi dei cambiamenti climatici negli anni Novanta. Tuttavia, già a cavallo tra anni Sessanta e Settanta in diversi Paesi industrializzati si era formata una coscienza verde. Il nuovo sentimento ecologista aveva rapidamente portato al centro del dibattito pubblico l’importanza di preservare l’ambiente naturale dalle azioni umane, potenzialmente distruttive. 

Tutto questo però non ha impedito che la MEG venisse rielaborata alla luce delle “criticità” emerse. Per esempio, lo stesso concetto di sviluppo sostenibile è stato interpretato da alcuni studiosi come un mero espediente narrativo. Volto non a preservare la natura dagli impatti corrosivi, ma a trovare delle nuove modalità per promuovere la crescita economica, alla luce dei limiti naturali. 

Il dibattito oltre l’Antropocene 

Le attività antropiche sono la causa principale di un nuovo disequilibrio geologico del Pianeta. Tuttavia, sulla terminologia più idonea a definire questa fase si registrano prese di posizione anche molto diverse tra loro. In particolare, a diversi studiosi quella di Antropocene sembra una nozione da ri-politicizzare, poiché incapace di puntare il dito contro i veri responsabili dei cambiamenti climatici. E di assumere quindi un occhio critico quando si tratta di individuare le possibili soluzioni. 

Un’alternativa proposta da alcuni è quella di Capitalocene, ponendo l’accento sul processo di accumulazione tipico del sistema capitalistico. Un’interpretazione che hanno fatto propria anche i movimenti ecologisti, come Fridays For Future. Secondo cui, se gli effetti degli squilibri ecologici in corso riguardano l’umanità nella sua generalità, le cause vanno imputate a determinati modi di produzione. Da superare il prima possibile.  

 

Fonti e approfondimenti

Barca, S. (2017). L’Antropocene: una narrazione politica. Riflessioni Sistemiche, (17), 56-67. 

Capone, N. (2023). Ecologia politica del diritto. Spazio terrestre e norme nell’era dell’Anthropocene/Capitalocene. Jura Gentium: Rivista di filosofia del diritto internazionale e della politica globale, 20(1), 134-172. 

Neyroz, F. (2023). “Colonialismo climatico”: una lettura dell’attuale stato del climate law. BioLaw Journal-Rivista di BioDiritto, (2), 103-120.

Santamarina Campos, B., Vaccaro, I., & Beltran, O. (2015). The sterilization of eco-criticism: From sustainable development to green capitalism. Anduli. Revista Andaluza de Ciencias Sociales, 2015, num. 14, p. 13-28.