Il Sudafrica truffato dal presidente Zuma

Immagine generata con supporto AI © Lo Spiegone CC BY-NC

Jacob Zuma ha ristrutturato la sua tenuta in campagna. A 73 anni, l’uomo che guida il Paese da sette anni ha forse deciso di ritirarsi a vita privata lontano dalla politica? Di certo i sudafricani lo sperano, dato che i 14 milioni di euro spesi da Zuma per i lavori provengono dalle casse dello Stato.

La notizia ha immediatamente generato indignazione tra i cittadini e i membri dell’ANC (African National Congress), il partito dei neri che hanno lottato per la fine dell’apartheid, il partito di Nelson Mandela, il partito che oggi è nelle mani di Zuma.

La Corte Costituzionale ha condannato il presidente a restituire parte dei 14 milioni sottratti allo Stato, Zuma dopo qualche giorno ha inviato un messaggio di scuse alla nazione assicurando i sudafricani del pronto risarcimento. Tuttavia pare che i sudafricani non si accontentino di semplici scuse, Zuma è bersagliato da vari fronti e la sua amministrazione vede aumentare giorno dopo giorno le critiche per un dissesto politico ed economico del quale è in buona parte responsabile.

Negli ultimi anni diversi scandali hanno macchiato la reputazione di Zuma, ciò che stupisce davvero è scoprire la sua storia, il contributo che ha dato alla costruzione del moderno Sudafrica. Zuma condivise la prigione con Nelson Mandela durante il regime dell’apartheid e fu esiliato come molti suoi compagni di lotta. Dalla sua adesione all’ANC nel 1959 fino al ritorno in patria nel 1990, Zuma ha contribuito alla direzione in clandestinità dell’African National Congress e del Partito Comunista Sudafricano.

Già da vicepresidente, Zuma aveva dovuto abbandonare la carica perché il suo consulente economico era stato condannato per corruzione e truffa a 15 anni di carcere. L’elezione del 2009 con il 67% dei voti e la recente riconferma del 2014 hanno assicurato a Zuma una posizione politicamente dura da scardinare, rafforzata dalla sua carica a presidente dell’ANC dal 2007.

Le opposizioni, sebbene numericamente schiacciate dalla mole dell’ANC, non sembrano voler chiudere la campagna pubblica contro Zuma, il recente scandalo dei soldi pubblici sottratti dal presidente si aggiunge a una lunga serie di accuse.

Una delle più incisive riguarda i rapporti fra Zuma e la dinastia finanziaria Gupta, una potente famiglia indiana con molti interessi in Sudafrica. Il livello di vicinanza fra il presidente e gli indiani è riscontrabile nel girotondo di cariche nel mondo dell’economia sudafricana. Da dicembre ad aprile si sono susseguiti 3 ministri delle finanze, uno di questi è Van Rooyen, costretto a dimettersi una volta scoperte le intense relazioni con la famiglia indiana che senza pudore ha tentato di intromettersi ulteriormente nella scelta del ministro dell’economia proponendo la carica al vice ministro Jonas, il quale ha rifiutato affermando: “La loro offerta è un affronto alla nostra tanto sudata democrazia, solo la fiducia del popolo e il presidente possono nominare i ministri”.

“La nazione dell’arcobaleno” di Mandela, una nazione che aveva spezzato le catene dell’apartheid proiettandosi in un futuro carico di speranze, si è oggi trasformata nella “nazione della corruzione”, smarrita davanti alle sfide della crisi economica e senza un punto di riferimento politico. Un’economia in recessione, un sistema politico la cui corruzione vede lo stesso presidente coinvolto e una forte intromissione di gruppi di interesse stranieri nelle decisioni che spetterebbero ai cittadini fanno di certo parte dell’immagine che il Sudafrica ha in passato dato di sé.

In 8 provincie su 9 Zuma è appoggiato dalla poverissima popolazione nera, quasi potremmo dire un voto d’appartenenza all’ANC considerando la fallimentare gestione dell’economia e la contrazione dei redditi. Molti invece i bianchi scesi in piazza contro Zuma chiedendone le dimissioni. Se la base del partito (per ora) è con il presidente, non si può dire lo stesso delle figure di spicco, oramai politicamente sempre più lontane dall’ex compagno Zuma.

Tra questi Ahmed Kathrada, condannato nel 1964 all’ergastolo dalla giustizia sudafricana, condivise il carcere di Pollsmoor con Mandela, vide la libertà nel 1989, in parlamento dal 1994 al 1999, fu consigliere del presidente Mandela e dirigente dell’ANC. Questa personalità di spicco ha rotto il silenzio riguardo la situazione politica ed ha inviato un messaggio a Zuma con una lettera pubblica con la quale chiudiamo quest’articolo.

“La posizione del presidente deve essere tale da poter unire in ogni momento questo paese dietro un programma e una visione che cerchi di rendere il domani un giorno migliore rispetto all’oggi per i sudafricani. E’ una posizione che richiede il rispetto da parte di tutti i sudafricani, che ovviamente vanno rispettati a loro volta.

Caro compagno presidente, non credi che prolungare il tuo mandato servirà solo ad aumentare la crisi di fiducia verso il governo?

E’ troppo chiedere che tu compia la giusta scelta di fare un passo indietro considerando la situazione attuale? Sei conscio del fatto che che il tuo eccezionale contributo per la liberazione di questo paese sta per essere calpestato dalla corruzione e dalla perdita di fiducia nel governo e nel partito?

Per citare un famoso slogan,“Arriva un momento nella vita di ogni nazione in cui questa deve decidere se arrendersi o combattere”. Oggi mi appello al nostro presidente affinché rispetti il volere del nostro popolo e si dimetta.

Ahmed  Kathrada

 

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