Lo Spiegante: Valcler Rangel della Fiocruz ci parla della Zika

Immagine generata con supporto AI © Lo Spiegone CC BY-NC

Da mesi ormai sentiamo spesso parlare del virus Zika, isolato per la prima volta nel 1947 in una scimmia della foresta di Zika, in Uganda.
Ad oggi il virus si sta diffondendo in molti paesi, anche in Europa, ma conta il più alto numero di contagi in Brasile dove, secondo le stime del governo, si parla di circa 1,5 milioni di persone contagiate. Negli ultimi giorni si è diffusa anche la notizia dell’accertamento del legame tra la Zika e la microcefalia.

Noi della redazione de “Lo Spiegone” abbiamo deciso quindi di farci spiegare da qualcuno che ne sapesse più di noi in cosa consiste questo virus e soprattutto come si sta affrontando la situazione in Brasile, centro dell’epidemia.

Attraverso Medici senza Frontiere siamo quindi entrati in contatto con la “Fundação Oswaldo Cruz”(Fiocruz), un’istituzione sotto il Ministero della Salute brasiliano con sede a Rio de Janeiro. La fondazione è nata nel 1900 ad opera del celebre igienista Oswaldo Cruz ed oggi è l’istituzione più importante nel campo della salute e della tecnologia in America Latina. E’ inoltre un punto di riferimento mondiale nel campo della ricerca in materia di salute pubblica.

Abbiamo parlato con Valcler Rangel, vicepresidente della promozione della salute e dell’ambiente della Fiocruz e coordinatore del gabinetto Fiocruz sulla Zika ed in particolare sugli assi di sorveglianza sanitaria e di mobilitazione sociale. Ci dice che non lavora in particolare sugli studi che indagano la biologia dei virus ma in altre aree.

  1. Quali sono le vie di trasmissione del virus?
    Attualmente stiamo portando avanti degli studi per analizzare altri modi di trasmissione rispetto a quelli conosciuti fino ad oggi come la saliva, il sangue, le urine ed il latte materno. Ad oggi sappiamo che il virus è attivo in molti di questi fluidi ma non sappiamo ancora se è trasmissibile o no. Stiamo anche analizzando il collegamento con altri tipi di zanzare. Sappiamo inoltre che che ci sono casi di trasmissione per via sessuale, ma non sappiamo se si tratta di un dato significativo oppure no. Non sappiamo quale sia il carico virale necessario alla trasmissione attraverso lo sperma o la saliva affinchè il contagio si verifichi.
  2. Cosa fare se si è stati contagiati?
    Bisognerebbe evitare di prendere antinfiammatori, perché non sono raccomandati contro la Chikungunya (malattia febbrile acuta virale, epidemica, trasmessa dalla puntura di zanzare infette). Si possono prendere farmaci per diminuire il dolore come il paracetamolo ed idratarsi. Ma la cosa più importante di tutte è vedere subito il medico, per capire se si tratta di Dengue (una malattia infettiva tropicale causata dal virus Dengue.), Zika o Chigunkunya. Considerando queste tre malattie infettive la Dengue è la più pericolosa, salvo nel caso di donne in gravidanza: quando si tratta donne incinte c’è bisogno che vedano un medico al più presto possibile. Per evitare di essere morse le persone possono usare abiti con maniche lunghe, utilizzare spay anti- zanzara e anche chiudere le finestre nel tardo pomeriggio, quando ci sono più zanzare. Infine, come tutte le altre malattie sessualmente trasmissibili, i preservativi sono fondamentali.
  3. Quali studi sono stati fatti a riguardo? Come state trattando le persone infettate?
    Fiocruz sta portando avanti circa 300 studi sulla Zika in questo momento. Uno dei nostri primi compiti è quello di studiare molto bene la biologia virus. Ciò significa comprendere ciò che il virus è, qual è la relazione tra il virus e il vettore, capire qual è la relazione tra il virus e il malato (ossia la fisiopatologia della malattia), la comprensione dell’immunologia della malattia (ossia il motivo per cui alcune persone vengono contagiate mentre altre non lo sono), per capire i meccanismi che generano le malformazioni congenite. La grande domanda sulla Zika è infatti proprio questa: è la prima volta che abbiamo una malattia congenita che viene trasmessa da un vettore. Comprendere la fisiologia, la patogenesi e la biologia stessa è altrettanto importante. Portiamo avanti anche studi per capire come la malattia si sviluppa. Questi studi, chiamati studi di coorte (cohort study, ossia un gruppo che sperimenta un dato evento, in un periodo di tempo selezionato, e lo studia ad intervalli di tempo), seguono pazienti tra cui anche madri e bambini, durante un lungo periodo di tempo, per capire perché alcune persone sviluppano alterazioni neurologiche, e cosa sono queste alterazioni. Ad oggi sappiamo che la microcefalia non è l’unico caso.
    Questi studi sono stati sviluppati insieme con altri istituti, al fine di formulare protocolli più adeguati per la salute di queste persone e anche per arrivare ad una collaborazione per sviluppare vaccini e trattamenti. Solo conoscendo meglio la biologia della malattia saremo in grado di trovare la vaccinazione e anche, in una linea completamente diversa, il trattamento, ossia capire come può essere trattata la malattia, cosa non molto semplice da comprendere.
  4. Invece per quanto riguarda la dimensione sociale?
    Per comprendere la dimensione sociale della malattia alcuni gruppi osservano queste coorti cercando di capire la malattia attraverso l’antropologia e la sociologia. Essi cercano di capire quali sono le dinamiche sociali che vi sono dietro per capire quali sono gli elementi sociali e antropologici della malattia. Tra questi ve ne sono di svariati tra cui alcuni sono legati a servizi igienico-sanitari ed altri alle abitazioni.
    Questi studi sono focalizzati su due assi: sorveglianza sanitaria, in cui si lavora controllando il vettore, ed i progetti relativi al controllo del vettore. Vi sono tre progetti in questo settore che potrebbero essere evidenziati:
    1. i progetti che coinvolgono Wolbacchia, un batterio che è introdotto sulle zanzare Aedes Aegipty, che impedisce loro di trasmettere la Dengue, la Chigungunya e la Zika;
    2. i progetti di unità di diffusione, dove le stesse zanzare sono utilizzate come disseminatori di insetticida.
    3. Il Denguetech, bioinsetticida costituito attraverso una partnership di Fiocruz e BR3. In questo momento stiamo facendo delle prove su questo larvicida per dimostrare che può essere utilizzato in acqua potabile, ma è già nel mercato.
    Questi sono tutti i progetti che abbiamo sul controllo del vettore.
    Per quanto riguarda la sorveglianza invece, stiamo cercando di fare un gruppo in cui lavoreremo con gli Stati e le città al fine di migliorare la sorveglianza del sistema, la logistica per la diagnostica di laboratorio e la stessa sorveglianza , che deve essere, come è la dinamica della malattia, presente su ogni territorio.
  5. Crede che le persone siano abbastanza informate?
    No, credo di no. In questi ultimi tempi le persone stanno ricevendo un sacco di informazioni sulla trasmissione e sulle zanzare ma questo non basta. La Zika è un problema vasto e ci sono ancora molti dubbi in proposito. Ad ora abbiamo più domande che certezze. Anche chi si occupa della salute per lavoro spesso non è informato a sufficienza. Ad esempio abbiamo fatto un corso a fianco con Unasus (Unified Health System di SUS, sistema sanitario pubblico del Brasile) e già dalla prima settimana abbiamo registrato 50.000 iscrizioni. Sono molte le persone che vogliono capire di più. Quindi ci stiamo sforzando per aiutare le persone a comprendere l’ampia gamma di argomenti per comprendere la Chikungunya. Stiamo inoltre cercando di istruirli anche sulla Zika ma notiamo molto disorientamento tra i professionisti della salute. Se poi si parla della normale popolazione la disinformazione raggiunge livelli elevatissimi.
  6. C’è un legame tra Zika e Microcefalia?
    Sappiamo che c’è un forte legame tra la Zika e la Microcefalia. Molte ricerche, tra cui varie realizzati da Fiocruz, ma anche da altre istituzioni come l’Università Federale di Rio, provano che il virus ha un tropismo (greco τρέπομαι [trépomai] “mi volgo” e designa in biologia una reazione di orientamento causata da agenti chimici o fisici) attraverso il sistema neurologico centrale che passa attraverso la placenta. Questo ha una capacità potenzialmente molto distruttiva sul cervello, specialmente nel terzo trimestre (anche se un’altra ricerca portata avanti da Fiocruz ha dimostrato che l’infezione durante le altre fasi della gravidanza può essere altrettanto distruttiva).
    Quello che non sappiamo è se ci sono fattori concomitanti che influenzano la Zika e i danni neurologici, come ad esempio un’infezione precedente.
  7. Per quanto riguarda i rapporti internazionali? Pensate che la comunità internazionale possa fare di più?
    La condivisione di conoscenza e tecnologia può aiutare molto quando si tratta di Zika. Abbiamo lavorato con gli istituti sanitari nazionali, come NIH, dagli Stati Uniti, e anche con gli istituti della Comunità europea ed anche con altre organizzazioni dell’America Latina.
    Quanto più siamo in grado di condividere le conoscenze sulle malattie e su come controllare il vettore – che esiste in più di 130 paesi in tutto il mondo – tanto più potremo dare risposte migliori.
    Inoltre è fondamentale per noi poter utilizzare la tecnologia disponibile in altri paesi. Oggi in Brasile abbiamo ottime risorse umane ed il fatto che molti degli articoli  e delle scoperte più importanti sulla Zika finora siano state scritte da brasiliani lo prova.
    Il gruppo qui a Fiocruz coordinato da Patricia Brasile, ad esempio, ha studiato 80 donne in stato di gravidanza ed ha dato un contributo fantastico. Bisogna ricordare però che questo lavoro è stato fatto in collaborazione con le università di altri paesi. C’è un sacco di tecnologia e conoscenze che possono essere utile, specialmente quando si tratta di sviluppo di vaccini, che è uno delle principali collaborazioni di cui abbiamo bisogno. E ci sarebbe molto utile anche un aiuto su come trattare il virus.
  8. Che prospettive ci sono sulla diffusione della Zika?
    La dinamica riguardo le malattie infettive non è prevedibile. La Zika potrebbe scomparire o ridursi fino a non essere più un problema di salute pubblica. Ma può accadere anche il contrario. Prendiamo l’esempio di influenza spagnola: la prima ondata è stata lieve, ma i seconda ha ucciso un’enorme quantità di persone. La terza non era aggressiva ed infine la quarta ondata ha ucciso quasi 40 milioni di persone.
    In questo momento non lavoriamo sulle prospettive. Noi crediamo che a causa dell’esistenza del vettore in Brasile la Zika rimarrà sempre una malattia esistente sul territorio brasiliano. Ciò cambierà solo se la presenza del vettore scenderà e se caleranno i tassi di trasmissione.

Vogliamo ringraziare Andre Duchiade Magalhaes Costa per la sua disponibilità e per essere stato il nostro intermediario e traduttore dal portoghese all’inglese.

Fonti e Approfondimenti:

Il portale della Fiocruz: http://portal.fiocruz.br/en/content/home-inglês
La banca dati della Fiocruz di Foto sulla Zika: http://www.fiocruzimagens.fiocruz.br/gallery.php?mode=gallery&id=71&page=1
Informazioni sulla Zika: https://agencia.fiocruz.br/perguntas-e-respostas-virus-zika

 

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