Dal luglio 1914 al novembre 1918 il continente europeo venne sconvolto da un conflitto diverso dai precedenti per il numero di Paesi coinvolti e per le maggiori perdite di vite umane, la Prima Guerra Mondiale.
Il trattato di Versailles segnò a livello diplomatico la conclusione delle controversie tra i Paesi usciti vincitori dal conflitto e i vinti. Venne firmato il 28 giugno 1919 nella sala degli specchi della reggia di Versailles, vicino Parigi. Non fu l’unico trattato firmato alla fine della guerra, ma viene riconosciuto come il principale perché riguardante la Germania, ritenuta la principale colpevole del conflitto. Tra gli altri quattro, quelli di Saint-Germain e del Trianon determinarono, rispettivamente, le condizioni di esistenza futura per la Repubblica austriaca e l’Ungheria a seguito del crollo dell’impero austro-ungarico. Il trattato di Neuilly, invece, venne firmato con la Bulgaria, mentre il quello di Sèvres si occupava più direttamente della situazione dell’impero ottomano.
Le negoziazioni furono lunghe e difficili e mostrarono chiaramente le ostilità ancora ben presenti tra i protagonisti. Gli storici individuano proprio in quel clima di avversità e nelle decisioni prese in quell’occasione le ragioni più profonde che avrebbero poi condotto alla Seconda Guerra Mondiale.
Come si svolsero i lavori della Conferenza
L’11 novembre del 1918 la Germania aveva firmato l’armistizio e la resa «senza condizioni» imposta dagli avversari. Qualche mese dopo, il 18 gennaio 1919, si apriva la Conferenza di pace la cui durata sarebbe stata di un anno con ben 67 sessioni convocate.
L’importanza rivestita da tale evento storico per tutta la politica mondiale era dovuta al fatto che si sarebbe ridefinita la carta politica del mondo esistente fino ad allora. La Prima Guerra Mondiale aveva visto crollare quattro imperi: quello tedesco, quello austro-ungarico, quello ottomano e quello russo degli zar, ai quali era succeduta la creazione di nuovi Stati.
Le quattro principali potenze vincitrici sedute al tavolo erano Gran Bretagna, Francia, Stati Uniti e Italia. Numerose altre potenze parteciparono, come, ad esempio, i Paesi dell’America latina, i quali, al fianco di queste potenze, erano pronti ad attribuire ogni colpa alla sconfitta Germania.
A parlare a nome della nuova potenza mondiale, gli Stati Uniti, c’era il presidente Wilson, lo stesso che aveva anticipato i lavori con la definizione dei famosi «quattordici punti» nei quali disegnava la sua visione dell’equilibrio mondiale postbellico. L’ultimo di questi punti prevedeva la creazione di una organizzazione sovranazionale alla quale gli Stati avrebbero attribuito il compito di risolvere le controversie internazionali in maniera pacifica, rinunciando alla possibilità di ricorrere all’uso della forza.
La Francia era rappresentata dal primo ministro Georges Clemenceau, promotore della linea più intransigente e punitiva. A suo avviso la Germania, in quanto pienamente responsabile, doveva ripagare ogni perdita economica e umana subita.
Meno duro era, invece, l’inglese David Lloyd George, per il quale punizioni troppo dure avrebbero potuto alimentare la sete di rivincita dei vinti. A nome dell’Italia parteciparono Vittorio Emanuele Orlando, a capo del governo, e il ministro degli esteri Sonnino.
L’obiettivo di una pace punitiva era dimostrato dal fatto che ai rappresentanti dei Paesi sconfitti fu concesso solamente di assistere alla Conferenza. Non avevano margini di discussione e negoziazione ma potevano, come accadde, solo accettare le decisioni prese. Le potenze vincitrici erano, infatti, determinate a ricavare vantaggi territoriali ed economici.
Quali decisioni vennero adottate?
L’art. 231 delle disposizione generali del trattato recita: «I Governi Alleati e Associati dichiarano e la Germania riconosce, che la Germania e i suoi alleati sono responsabili, per esserne la causa, di tutte le perdite e di tutti i danni subiti dai Governi Alleati e Associati e dai loro cittadini in conseguenza della guerra che è stata loro imposta dall’aggressione della Germania e dei suoi alleati».
Alla Germania veniva, quindi, attribuita la piena colpevolezza di quanto accaduto negli ultimi anni e per questo le venivano imposte pene tanto pesanti. Si voleva impedire una rinascita della principale potenza europea per peso economico e militare.
Le pene riguardavano più fronti. Dal punto di vista dei territori, alla Francia veniva restituita la contesa Alsazia-Lorena. Tuttavia, per Clemenceau non era sufficiente. Avrebbe voluto impossessarsi dei territori della regione Saar. A questa pretesa si oppose con fermezza il presidente Wilson quando il 7 aprile minacciò di lasciare la Conferenza. A est, invece, alcune regioni vennero restituite alla Polonia: l’alta Slesia, la Posnania e una striscia della Pomerania che permetteva alla Polonia uno sbocco sul mare nel porto di Danzica.
La Germania aveva nel tempo conquistato un ampio numero di colonie in Africa e in Asia. Tra le prime il Camerun, il protettorato di Togoland e il Ruanda-Urundi, mentre nella regione asiatica la Nuova Guinea tedesca e le isole Samoa. Si decise che esse sarebbero state affidate attraverso il sistema dei mandati alle potenze vincitrici, come accadde anche per i territori appartenuti all’impero ottomano. In particolare, alla Francia furono affidati la Siria e il Libano, mentre alla Gran Bretagna l’attuale Iraq e i territori palestinesi della Transgiordania.
Sul versante economico le pene erano, se possibile, ancora più pesanti. La nuova Repubblica di Weimar avrebbe dovuto ripagare ingenti riparazioni di guerra pari a 132 miliardi di marchi in oro. Tale pressione si collegava allo scopo di impedire alla Germania di rimettersi in breve tempo dal punto di vista economico.
Si voleva, poi, annientare ogni progetto di militarizzazione del Paese colpevole, imponendole di abolire il servizio di leva, rinunciare alla marina di guerra, cedendo la flotta all’Inghilterra e lasciare solamente 100.000 uomini nel proprio esercito. La regione del Reno andava smilitarizzata.
Le conseguenze di quanto venne deciso non riguardavano solo la Germania. Un osservatore speciale, che non partecipò neanche alla Conferenza, era la nuova Russia nata dalla rivoluzione del 1917. Il terrore di un propagarsi dello spirito rivoluzionario portò a circondarla con un «cordone sanitario» costituito da Finlandia, Estonia, Lettonia e Lituania, Polonia e Romania, che dovevano in qualche modo proteggere le potenze europee.
Il nuovo ordine mondiale
Nella riorganizzazione del nuovo equilibrio europeo e mondiale giocò un ruolo centrale la visione precedentemente enunciata dal presidente Wilson. La sua intenzione principale era creare un sistema di controllo delle relazioni internazionali garantendo la soluzione di future controversie attraverso mezzi pacifici. Si rivelava, quindi, necessario ridurre gli armamenti.
Viene, inoltre, attribuito allo stesso Wilson il principio dell’autodeterminazione dei popoli, secondo il quale sta ai popoli scegliere il proprio sistema di governo, liberi da ogni dominazione esterna. Se, però, questo concetto venne energicamente affermato al momento della definizione delle relazioni tra gli Stati europei, non fu assolutamente considerato quando si trattava di determinare la sorte dei territori coloniali.
Dalla Conferenza di pace di Versailles nacque, quindi, la Società delle Nazioni come prima importante organizzazione internazionale che avrebbe rappresentato un luogo di incontro pacifico tra le potenze mondiali. Gli Stati che ne entravano a far parte rinunciavano alla guerra come mezzo di soluzione dei contrasti, favorendo invece il ricorso all’arbitrato. Veniva poi prevista la possibilità di adottare sanzioni economiche nei confronti degli Stati aggressori. Tuttavia, il principale punto debole del nuovo assetto organizzativo fu l’esclusione delle nazioni sconfitte da questo progetto progetto e, sopratutto, il voto contrario del Senato americano alla partecipazione degli Stati Uniti nel marzo 1920.
Innovativa nel progetto era anche l’introduzione del sistema dei mandati della Società delle Nazioni per cui le colonie precedentemente appartenute alla Germania o all’impero ottomano sarebbero state caratterizzate da questa determinazione giuridica e affidate alle potenze uscite vincitrici dalla Prima Guerra Mondiale.
Decidere quale destino avrebbero avuto i territori appartenuti all’impero ottomano richiese lunghi negoziati poi confluiti nella Conferenza di Sanremo dell’aprile 1920. A trarre le somme di quanto stabilito fu il trattato di Sèvres, già citato tra i cinque trattati conclusivi della Prima Guerra Mondiale.
Conclusioni
La conferenza di pace di Versailles ha rappresentato un punto di svolta cruciale nella storia delle relazioni internazionali. Essa si poneva a conclusione di fatto storico dalle dimensioni senza precedenti. In gioco, da ristabilire, vi era tutto l’equilibrio politico europeo e mondiale.
Quella che avrebbe, però, dovuto rappresentare l’inizio di un nuovo modo di gestire le relazioni internazionali attraverso mezzi più pacifici portò a decisioni che avrebbero in meno di venti anni condotto ad un conflitto ancora più distruttivo.
Con le seguenti parole, pronunciate il 1 settembre 1939 al Reichstag, Hitler iniziava un discorso nel quale avrebbe dichiarato guerra alla Polonia, dando inizio alla Seconda Guerra Mondiale: «Per anni abbiamo sofferto la tortura del Diktat di Versailles che è diventato per noi ormai intollerabile. Danzica era ed è una città tedesca. Il Corridoio di Danzica era ed è in Germania. Entrambi questi territori devono il loro sviluppo culturale esclusivamente al popolo tedesco. Danzica è stata però separata dalla Germania e il Corridoio annesso alla Polonia. Come avviene in altri territori Tedeschi dell’Est, le minoranze tedesche che vi vivono sono maltrattate nel modo più angoscioso. Negli anni 1919 e 1920 più di 1,000,000 di persone di sangue Tedesco sono state costrette a lasciare la madre patria».
Fonti e approfondimenti
Sabbatucci G., Vidotto V., 2008. “Storia contemporanea – Il Novecento”. Laterza, Bari;
Fina M., Lioni G., 2017. “I grandi discorsi che hanno cambiato la storia”. Newton Compton, Roma;
Blakemore E., How the Treaty of Versailles ended WWI and started WWII, National Geographic, 31/05/2019;
Autodeterminazione dei popoli, in Enciclopedia Treccani;
Rai Scuola, ’14-’18 Grande Guerra – La pace di Versailles;
Scuola di cittadinanza europea, Per una pace controversa.