Sei anni dopo, rimane aperta la ferita dei 43 desaparecidos di Ayotzinapa

ayotzinapa
@Elenats.93 - Wikimedia Commons - CC BY-SA 4.0

Di Andrea Colombo

La sparizione nel 2014 di 43 studenti messicani della “Escuela Normal Raúl Isidro Burgosdi Ayotzinapa rimane ad oggi irrisolta. Le risposte che i familiari delle vittime stanno cercando assieme alle Organizzazioni Non Governative e alle autorità d’inchiesta vanno esaminate attraverso una logica di conflitto e violenza molto lontana dalle realtà in cui viviamo. Spiegare la storia dei fatti di Ayotzinapa, significa infatti raccontare la situazione di grande difficoltà del Messico di oggi: immerso nella violenza dei cartelli e soffocato dall’impunità, legata al malfunzionamento delle sue istituzioni.

Cosa era successo a Ayotzinapa?

La sera del 26 settembre 2014, un gruppo di studenti della Escuela Normal Raúl Isidro Burgos di Ayotzinapa si era organizzato, come di consuetudine, per dirigere una manifestazione nella capitale. Una volta arrivati a Iguala, non lontano da dove si sarebbe dovuto tenere un comizio della moglie del sindaco della città María de los Ángeles Pineda, sono iniziati i problemi. Gli studenti si stavano spostando in bus, uno dei quali venne fermato dalla polizia municipale a pochi isolati dal comizio, secondo alcune fonti per ordine del sindaco stesso con il fine di salvaguardare l’evento. Dopo qualche scambio di informazioni, la policía municipal iniziò a sparare indiscriminatamente contro i pullman e direttamente contro gli studenti. Nel caos generale che seguì, 43 di essi vennero presi in custodia e caricati su delle camionette militari.

Lo scontro ha causato sei morti, mentre i feriti sono stati lasciati dissanguare per cinque ore prima che le autorità, comprese le ambulanze, intervenissero. Ad oggi non c’è ancora nessuna traccia dei ragazzi portati via. 

La violenza di quella notte, così come l’intervento troppo timido delle istituzioni, non hanno mai fermato i familiari delle vittime e dei 43 studenti desaparecidos. Anche lo scorso 26 settembre, nonostante la situazione catastrofica del Messico di oggi tra pandemia e violenza in aumento, i familiari si sono recati per il sesto anniversario dei fatti di Ayotzinapa all’ángel de la independencia (uno dei luoghi più famosi della capitale). Il fine era quello di manifestare e lanciare una richiesta d’aiuto nella ricerca dei loro familiari scomparsi.

I problemi strutturali del Messico

17439 sono gli omicidi registrati nella prima metà del 2020 in Messico, riporta Reuters, evidenziando un aumento dell’1,7% rispetto allo stesso periodo del 2019, anno che aveva già stabilito un triste record di 34 588 morti. Il 2020 si prospetta quindi disastroso: la speranza che la pandemia potesse almeno calmare la violenza legata specialmente ai cartelli è stata cancellata da un aumento della loro attività. In alcuni casi, i cartelli si sono completamente sostituiti alle istituzioni e alle amministrazioni statali nel supporto alle comunità locali, con il fine di raccogliere consenso e appoggio diretto per le proprie attività illegittime.

Da non dimenticare la corruzione diffusa in tutto il Paese, sia a livello locale che nelle più alte sfere dell’élite politica, e l’impunità, rappresentata da un dato tanto semplice quanto agghiacciante: il 95% degli omicidi in Messico rimane impunito.

Molte delle testimonianze dei presunti colpevoli che avrebbero confessato le loro azioni e che sosterrebbero la verdad histórica sono state dichiarate inammissibili poiché ottenute attraverso interrogatori illegittimi e tortura.

Questi sviluppi sottolineano ancora una volta come il Messico stia affrontando una serie di problemi ben più grandi dei singoli avvenimenti, seppur tragici come quello di Ayotzinapa. Difficoltà legate alla violenza dilagante e spesso istituzionalizzata che entra a far parte dello stesso sistema giudiziario, come dimostra un report del World Justice Project. Secondo quest’ultimo, ben 8 carcerati su 10 subiscono qualche tipo di violenza dalle autorità e solo il 10% dei casi di tortura da parte della polizia viene denunciato. 

La verdad histórica

In questo contesto si inseriscono i nuovi sviluppi che sembrerebbero screditare la verdad histórica (verità storica) del governo precedente di Enrique Peña Nieto, ovvero la versione ufficiale fornita ai familiari delle vittime e al mondo intero. Secondo quest’ultima, gli studenti sarebbero stati rapiti dalla polizia municipale corrotta e in combutta con dei cartelli locali, portati a Cocula, uccisi e i loro corpi bruciati senza che se ne potesse più trovare traccia. La motivazione di questa crudele aggressione sarebbe proprio la vicinanza del sindaco e della moglie ai cartelli locali, in particolare Guerreros Unidos. María de los Ángeles Pineda infatti, è la sorella di due narcotrafficanti iniziatori di un ramo del cartello. La storica rivalità tra los normalistas (gli studenti delle scuole rurali messicani provenienti da ambienti di sinistra radicale) e l’establishment politico, in questo caso con un supporto dei narcotrafficanti, potrebbe essere proprio la radice degli scontri di Iguala.

Sin dall’inizio, la versione ufficiale non ha convinto. A causa della mancanza di prove concrete e delle incongruenze nelle spiegazioni dei fatti, i familiari delle vittime hanno deciso di affidarsi ad autorità indipendenti, tra cui organizzazioni per i diritti umani e una equipe forense argentina. La GIEI (Gruppo Interdisciplinare di Esperti Indipendenti) ha denunciato diverse irregolarità nelle investigazioni precedenti, confermate poi anche dal team argentino di antropologia forense EAAF, secondo il quale gli studenti non avrebbero potuto essere stati bruciati nella discarica di Cocula. La versione ufficiale è stata poi ulteriormente smentita da nuovi avvenimenti, tra cui il recente ritrovamento di alcuni resti appartenenti a uno studente della scuola di Ayotzinapa a Cocula, ma a circa un chilometro di distanza dal fiume e dalla discarica presenti nella versione ufficiale.   

Infine, il nuovo procuratore generale della repubblica, Alejandro Gertz, ha definitivamente dichiarato che la verdad historica “se acabó”, è finita. La smentita ufficiale delle istituzioni deriva anche dalla mancata investigazione di molti elementi chiave della vicenda, tra cui quella di 46 ex-funzionari dello Stato di Guerrero.   

Le promesse di AMLO

Con l’inizio del mandato di Andrés Manuel López Obrador il 1° dicembre 2018, un timido ottimismo si è diffuso nel paese, specialmente tra i familiari dei 43 estudiantes, viste le grandi promesse del nuovo presidente legate alle investigazioni sui fatti di Ayotzinapa. Dopo diversi anni senza nessuno sviluppo significativo, AMLO ha istituito una nuova commissione per l’investigazione del caso: la “Comisión de la verdad”. La commissione è stata istituita per mezzo del suo primo decreto ufficiale da presidente del Messico, gesto dal significato simbolico molto forte. 

Le vicende dei 43 di Ayotzinapa hanno ormai una enorme influenza sull’opinione pubblica messicana, poiché sono una chiara rappresentazione dell’impotenza delle istituzioni. Trovare delle risposte concrete significherebbe mandare un chiaro segnale di reazione a tutto il paese. 
Proprio per questa enorme importanza però, i fatti di Ayotzinapa potrebbero conseguentemente essere facile oggetto di strumentalizzazioni populiste celate dietro a una falsa solidarietà

Il recente ritrovamento dell’8 luglio 2020 dei resti di uno degli studenti può solo in parte essere attribuito alle istituzioni. Molti dei meriti sono in realtà legati all’instancabile lavoro delle ONG e dei familiari che ogni giorno si dedicano direttamente alla ricerca dei propri cari nelle fosse comuni già note dello Stato di Guerrero. Nonostante questo, la questione della possibile complicità delle istituzioni rimane offuscata. Ad oggi, risultati concreti e definitivi non sono ancora stati raggiunti e l’entusiasmo iniziale per le promesse del nuovo presidente sta iniziando a dissolversi anche tra i familiari delle vittime. Sei anni dopo, la ferita rimane ancora aperta.

 

 

Fonti e approfondimenti

United Nations Human Rights Office of the High Commissioner report, 03/2018

Reuters staff, Mexican murders hit new high in first half of 2020, 07/2020

Animal Politico, “To murder in Mexico: impunity guaranteed”

Roque Planas, Huffington Post, Mexico Tortured Police For Confessions In 43 Students Case: Report, 02/2015 

Vice News, “The missing 43: Mexico’s disappeared students”, 2015 

World Justice Project Report, 2019

Justice in Mexico, Department of Political Science & International Relations University of San Diego, 202

El País, “Detenido al alcalde de Iguala”, 04/11/2014

The Conversation, “Coronavirus: big popularity boost for gangs”, 22/06/2020

BBC, “Se acabó la verdad histórica”, 01/07/2020

 

 

Editing a cura di Giulia Lamponi.

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