Il 31 luglio 1991, il presidente degli Stati Uniti George H. W. Bush e Michail Gorbačëv, presidente dell’Unione Sovietica, firmarono a Mosca il trattato START I, che avrebbe portato a conclusione il lungo processo di limitazione dell’utilizzo degli armamenti nucleari iniziato nel 1972, con il trattato SALT I.
Il contesto storico
La firma del trattato START I fu preceduta da una serie di incontri tra i leader delle due superpotenze, preparatori al negoziato conclusivo del 1991.
A partire dal 1985, infatti, il governo dell’Unione Sovietica iniziò a presentare le sue proposte di disarmo, nelle quali, per la prima volta, c’era il segno di un’aderenza al principio di una consistente riduzione degli armamenti strategici nucleari. Fino ad allora, infatti, i trattati SALT I e SALT II (quest’ultimo mai ratificato), avevano previsto una limitazione degli armamenti, ma non una riduzione progressiva del loro numero.
Gli allora presidenti delle due superpotenze della Guerra Fredda, Reagan e Gorbačëv, si incontrarono per la prima volta nel 1985 al summit di Ginevra, nel quale non si raggiunse nessun accordo sostanziale. Ciononostante, i due leader si impegnarono nel proseguire i negoziati intrapresi, accettando di discutere sulla base del principio della riduzione del 50% del numero delle armi nucleari.
I due presidenti si incontrarono nuovamente nell’ottobre del 1986, a Reykjavik, dopo l’incidente avvenuto nella centrale nucleare di Chernobyl. Il summit si concluse senza ulteriori sviluppi e con una fase di stallo tra le posizioni dei due Paesi che fu superata nel terzo summit tra Reagan e Gorbačëv, che si svolse a Washington tra il 7 e il 10 dicembre del 1987. In questa occasione, venne firmato il trattato INF (Intermediate-Range Nuclear Forces Treaty), secondo il quale entro tre anni tutti i missili balistici della portata compresa tra i 500 e i 5500 chilometri (quindi intermedia), i cosiddetti “missili di teatro”, sarebbero stati distrutti, con l’eccezione di quelli appartenenti alla Francia e alla Gran Bretagna.
Era la prima volta che i governi di Stati Uniti e Unione Sovietica decidevano di distruggere armi nucleari. Sebbene i due leader annunciarono di aver trovato un accordo su quello che sarebbe stato il quadro negoziale del futuro trattato START, non si era ancora arrivati a un punto di incontro per l’eliminazione dei missili a raggio intermedio e intercontinentale, i missili strategici.
Con l’inizio della presidenza di George H. W. Bush, nel 1989, fu aperta la fase conclusiva del processo di smantellamento dell’arsenale militare e politico della Guerra Fredda in Europa.
Bush e Gorbačëv si incontrarono per la prima volta a Malta nel 1989 e poi a Washington e a Camp David dal 30 maggio al 3 giugno 1990. Fu in quest’ultimo incontro che misero a punto i termini dei negoziati che avrebbero portato poi alla stesura finale del trattato START I.
Gli obiettivi
Il trattato START (Strategic Arm Reduction Treaty) prevedeva, così come spiega la sigla del suo nome, una riduzione – e quindi non solo limitazione – degli armamenti nucleari. La premessa che aveva guidato tutto il periodo dei negoziati che avrebbero poi condotto al trattato fu che, nonostante le significative differenze ideologiche tra le due super potenze, sia gli USA, sia l’URSS avevano l’interesse di ridurre il rischio di una guerra nucleare e di potenziare al tempo stesso una stabilità strategica.
Nessuno all’epoca avrebbe potuto prevedere il crollo dell’Unione Sovietica e, per questo, lo scopo principale del trattato START era quello di regolare e stabilizzare i rischi di un’eventuale escalation nucleare negli anni a venire. Secondo i termini dei negoziati le parti, Unione Sovietica e Stati Uniti, avrebbero avuto un’equiparazione progressiva nel possedimento delle capacità militari nucleari.
Secondo il trattato, gli arsenali di armi chimiche e le forze nucleari strategiche complessive di entrambi i Paesi sarebbero state ridotte del 30-40%, con una diminuzione fino al 50% dei sistemi missilistici capaci di provocare un rischio maggiore se utilizzati. Il trattato avrebbe avuto una durata di 15 anni e avrebbe potuto essere esteso per un periodo successivi di 5 anni con l’accordo delle parti. Lo START obbligava le due superpotenze a dichiarare reciprocamente ogni test di lancio dei missili intercontinentali (ICBM) e dei missili strategici (SLBM), inclusi quelli nell’alta atmosfera e nello spazio.
Le riduzioni degli armamenti previste dallo START furono comunque asimmetriche per i due Paesi nella fase iniziale, a causa dei livelli di possedimento di armamenti sovietici, allora più alti.
Per aiutare ad accertare il rispetto di questi limiti, lo START incorporò un regime di verifica e ispezioni rigido, che comprendeva lo scambio dei nastri telemetrici dei missili balistici, il monitoraggio permanente degli impianti mobili di assemblaggio dei missili ICBM, dodici tipologie differenti di ispezioni in loco, visite di accesso speciali, misure di cooperazione e scambi di dati per integrare i mezzi tecnici di verifica di ognuno dei due Paesi.
L’entrata in vigore
Meno di un mese dopo la firma del trattato, tuttavia, l’Unione Sovietica entrò in una fase di crisi politica e sociale sempre più convulsa che culminò con il colpo di Stato dell’agosto 1991 e con l’estromissione di Gorbačëv dal potere.
Questo periodo di tensioni politiche si concluse con un evento inaspettato che complicò notevolmente l’entrata in vigore del trattato START: la dissoluzione dell’Unione Sovietica, che sollevò questioni significative sullo status e persino sulla fattibilità dello START I.
Il protocollo di Lisbona del maggio 1992 ebbe il compito di disciplinare proprio tali questioni e nacque dalla volontà di quattro Paesi – Bielorussia, Ucraina, Kazakistan e Federazione Russa – che si accordarono per assumere gli obblighi del trattato START dell’ormai ex Unione Sovietica. Lo START I era ancora valido in ogni sua parte, ma divenne un trattato multilaterale, anziché bilaterale. Inoltre, Bielorussia, Ucraina e Kazakistan si impegnarono a rimuovere tutte le armi nucleari dal loro territorio e a restituirle alla Federazione Russa. Il trattato START entrò quindi in vigore il 5 dicembre 1994, per scadere, secondo i suoi termini, dopo quindici anni, il 4 dicembre 2009.
L’8 aprile del 2010, il presidente degli Stati Uniti Obama e il presidente russo Medvedev, firmarono il New Start Treaty che ha segnato un nuovo capitolo nel processo di limitazione e riduzione degli armamenti nucleari.
Fonti e approfondimenti
Bush, George, H. W. , testo della lettera al Senato statunitense sullo START Treaty, Department of State Dispatch, 25/11/1991.
Di Nolfo, Ennio. 2008. “Storia delle relazioni internazionali: dal 1918 ai giorni nostri”. Editori Laterza. Bari.
Lockwood, Dunbar, “START Treaty signed; brings historic cuts in strategic warheads”, Arms control today, settembre 1991, vol. 21, n. 7.
Schenck, Lisa M. e Youmans, Robert A., “From Start to Finish: A Historical Review of Nuclear Arms Control Treaties and Starting Over With the New Start”, George Washington University Law School, 2012.
US Department of State archive, “Treaty between the United States of America and the Union of Soviet Socilaist Republics on the reduction and limitation of strategic offensive arms”, 31/07/1991.
Editing a cura di Cecilia Coletti
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