Praxis: le abitazioni del Sahel occidentale e la volta nubiana

Praxis
Copertina a cura di @side_book

Nell’Africa sub-Sahariana, la mancanza di abitazioni adeguate e la bassa disponibilità economica costringe molte famiglie a vivere in case di lamiera. L’Association La Voûte Nubienne (AVN), che attualmente opera in cinque Paesi del Sahel occidentale (Burkina Faso, Mali, Senegal, Benin e Ghana), promuove l’uso di una tecnica di costruzione risalente a oltre tre millenni fa al fine di insegnare alle popolazioni locali come creare edifici economici ed ecologici, contribuendo anche all’economia locale

Il problema abitativo nel Sahel

L’accesso a un alloggio dignitoso non è semplice nel Sahel. Gli abitanti della regione sub-Sahariana devono fare i conti non solo con l’aumento demografico, ma anche con la progressiva desertificazione, che sta distruggendo la vegetazione necessaria per il legname da costruzione

Soprattutto nelle aree rurali e semi-rurali, per avere un tetto sopra la testa le famiglie più povere sono spesso costrette ad accontentarsi di abitazioni in lamiera metallica, inadeguate al clima del Sahel e molto costose in quanto realizzate con materiali d’importazione.

Questa problematica non è recente, ma dura da decenni. Negli anni Ottanta, l’ONG Development Workshop ha quindi cercato un’alternativa che fornisse edifici più economici, durevoli e semplici da realizzare. Dopo alcuni anni di ricerche, nel 2000 è stata fondata in Francia l’Association La Voûte Nubienne, con l’obiettivo di diffondere l’uso della cosiddetta volta nubiana. 

La volta nubiana: tradizione a servizio dell’innovazione

La volta nubiana è una tecnica architettonica sviluppata nell’Egitto meridionale basata sull’uso di mattoni di fango e malta, materie prime facilmente reperibili, e non richiede l’impiego di legname o componenti metalliche. Gli esempi più antichi di edifici costruiti con questo metodo si trovano a Luxor e risalgono a circa 3.300 anni fa

Storicamente, non esistono tracce di volte nubiane al di fuori della loro area d’origine. Tuttavia, le ricerche dell’ANV le hanno identificate come una potenziale soluzione ai problemi abitativi nel Sahel. Dal momento che le tecniche di costruzione sono molto semplici e non richiedono strumenti specifici e costosi, l’associazione ha promosso l’uso di questo antico metodo per la creazione di nuovi edifici. Le prime abitazioni a volta nubiana sono state costruite a Boromo, in Burkina Faso, a partire dal 2005. Il progetto si è poi diffuso anche in Mali, Senegal, Benin e Ghana. 

Piuttosto che impiegare personale proveniente dall’esterno, l’ANV ha deciso di affidarsi a manodopera locale non specializzata, creando nuovi posti di lavoro. In questo modo la popolazione stessa può imparare le tecniche di costruzione e replicare quanto appreso nel momento del bisogno. L’associazione si propone infatti di fornire solo un’assistenza sul breve termine, per poi fare in modo che i costruttori, una volta ricevuta la preparazione adeguata, diventino indipendenti da terzi. Inoltre, l’impiego di manodopera locale (talvolta degli stessi futuri abitanti dell’edificio in costruzione) e l’uso di materiali reperibili in loco contribuiscono a limitare l’uso del denaro, che resta comunque all’interno dei circuiti economici locali. 

Secondo un calcolo risalente all’agosto 2020, oltre 44.700 persone in circa 1.370 località hanno potuto beneficiare di questo progetto. Naturalmente, la volta nubiana è utilizzabile non solo per le abitazioni, ma anche per edifici pubblici come scuole, cliniche mediche o locali per la lavorazione e conservazione dei prodotti agricoli. 

Risparmio e lotta ai cambiamenti climatici

Dal momento che i costi di costruzione sono ridotti, gli edifici a volta nubiana sono fino al 60% più economici rispetto agli altri. Questo li rende accessibili anche alle famiglie con basso reddito, che non devono più sacrificare i loro risparmi in abitazioni di lamiera per poi continuare a vivere comunque in condizioni indecenti. 

Tramite questa tecnica di costruzione, tradizionale e innovativa allo stesso tempo, si rendono possibili anche forme di risparmio a lungo termine: i materiali utilizzati permettono l’isolamento termico, proteggendo dal caldo torrido ed eliminando la dipendenza dai sistemi di aria condizionata

Secondo i dati forniti dall’ANV, a partire dall’inizio del progetto sono state risparmiate oltre 119.300 tonnellate di CO2. Inoltre, l’assenza di legname nella costruzione degli edifici riduce la necessità di questa materia prima e contribuisce alla salvaguardia della vegetazione locale, già gravemente minacciata dall’avanzata del deserto.

 

Fonti e approfondimenti

La Voûte Nubienne

Affordable Housing for Sub-Saharian Africa, UN Habitat, 2012

 

Editing a cura di Elena Noventa

Copertina a cura di Simone D’Ercole

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