Fallisce SVB, la banca della Silicon Valley

Immagine generata con supporto AI © Lo Spiegone CC BY-NC

In soli due giorni, giovedì 9 marzo 2023 e venerdì 10, si è consumato uno dei più rapidi e grossi fallimenti di un’istituzione bancaria statunitense della storia. SVB, una grande banca con sede a Santa Clara in California, cuore della Silicon Valley, ha chiuso i battenti questo venerdì in seguito a una delle corse agli sportelli (note in inglese come “bank runs”) più veloci di tutti i tempi. Il fallimento di SVB ora rischia di deragliare la fragile ripresa dell’economia statunitense, alle prese con il problema dell’inflazione e il relativo aumento dei tassi della Federal Reserve per combattere l’avvento di quest’ultima. Il fallimento di SVB è anche considerato il secondo più grande della storia statunitense dopo Lehman Brothers nel 2008.

Storia di SVB

Il focus di SVB era il finanziamento alle aziende tecnologiche e start-up varie della Silicon Valley. La banca, fondata negli anni Ottanta agli albori della rivoluzione tecnologica, è stata per anni un punto di riferimento per l’economia della Silicon Valley. Negli ultimi anni, considerando solo il periodo post Covid, l’ammontare dei depositi in SVB era aumentato dai $62 miliardi del 2019 ai $190 miliardi di fine 2021, all’apice della bolla di liquidità dei mercati e prima che l’inflazione tornasse a essere un problema per le economie occidentali. Il forte afflusso di depositi aveva quindi catapultato la banca tra le prime venti più grandi istituzioni finanziarie degli Stati Uniti.  

Come ogni altra banca, per essere profittevole SVB investiva i depositi in eccesso in diversi strumenti finanziari, come ad esempio buoni del Tesoro americano o Mortgage Backed Securities (pacchetti di mutui garantiti dal governo federale). Fino alla fine del 2021, il tasso di interesse sui depositi era effettivamente dello 0% mentre quello sui Titoli di Stato americani a 10 anni si fermava allo 0,25%-0,50%, e quello sui mutui garantiti dal governo sull’1,5%-2%. 

La banca, come molte altre istituzioni finanziarie, faceva conto sul fatto che non tutti i propri clienti avrebbero richiesto di ritirare i soldi allo stesso momento, cosicché la maggior parte sarebbe potuta rimanere investita in questi prodotti finanziari (buoni del Tesoro e MBS) considerati tra i più sicuri al mondo. In questo senso, nel caso di SVB non ci troviamo davanti (almeno fino ad ora) a un caso di particolare mala gestione finanziaria, ma solo probabilmente a quello di un fallimento determinato dal forte rialzo dei tassi di interesse nel corso del 2022 e 2023.

I problemi di SVB

Solitamente, quando la Banca Centrale di un determinato Paese decide di alzare i tassi di interesse, gli strumenti finanziari a reddito fisso già esistenti perdono di valore, siccome è ora possibile investire denaro in nuovi strumenti a tasso fisso e più alto. Le banche, in generale, ricevono depositi a corto periodo su cui pagano un tasso di interesse, prestano denaro e investono sul lungo periodo. In condizioni economiche stabili, una banca riesce a guadagnare sulla differenza tra l’interesse sugli strumenti a lungo periodo (ad esempio mutui) e l’interesse pagato sui depositi a corto periodo. 

In caso di repentino aumento dei tassi di interesse, come avvenuto nel 2022 coi tassi base della Banca Centrale americana passati velocemente dallo 0% al 4,5-5%, le banche si trovano a riconoscere una perdita, almeno sulla carta, sui propri investimenti acquisiti durante un regime di interesse più basso. 

Le banche con liquidità sufficiente per le normali funzioni di business possono quindi mantenere questi investimenti in portafoglio in perdita e portarli a scadenza senza realizzare una perdita effettiva. 

I problemi per SVB sono iniziati quando la banca ha venduto sul mercato intorno ai $20 miliardi di investimenti per far fronte a richieste di ritiro di depositi da parte di alcuni clienti, realizzando una perdita nell’ordine dei $2 miliardi. Complice anche una situazione economica altamente instabile per gli investimenti più rischiosi come quelli di aziende legate alle criptovalute e dati economici contrastanti riguardo allo stato dell’economia, l’inflazione e azioni della Banca Centrale, anche altri clienti di SVB hanno iniziato a ritirare i propri depositi dalla banca intorno a giovedì 9 marzo 2023.

A cascata, alcuni importanti investitori della Silicon Valley hanno consigliato ai propri clienti di ritirare i propri soldi da SVB. Una particolarità della banca è infatti quella di essere una vera e propria banca delle start-up e aziende tech i cui depositi sono quelli di aziende e non di singoli risparmiatori, fattore che in questo senso la isola, almeno sulla carta, dal settore finanziario americano in senso lato.

La banca ha poi cercato un aumento di capitale per coprire i $2 miliardi di perdita che sono andati a erodere il cuscinetto di capitale che ogni banca deve mantenere per poter operare. Al fallimento dell’aumento di capitale, la situazione è peggiorata ulteriormente in un classico caso di corsa agli sportelli, corsa che nell’era di internet avviene con rapidi clic di mouse e tastiera più che attraverso assembramenti fisici agli sportelli. 

All’interno dell’insieme dei clienti di SVB nel settore tech, sembra per il momento che le aziende più esposte ai depositi non coperti da assicurazioni siano in maggioranza start-up di piccole o medie dimensioni, dal momento che le più grandi solitamente seguono strategie di gestione del rischio dove i depositi vengono spalmati su diverse istituzioni. Nonostante questo, dalle prime indiscrezioni pare che Roku e Roblox, due grandi aziende tecnologiche americane, abbiano diverse centinaia di milioni di dollari depositati in SVB. 

Un’altra peculiarità della banca, a causa della natura dei depositi di compagnie invece che di singoli individui, è che la copertura della Federal Deposit Insurance Corporation si applica solo su una minima parte dei depositi. La Federal Deposit Insurance Corporation, fondata durante l’amministrazione di Franklin Delano Roosevelt nel 1933 per garantire i depositi inferiori ai $250.000, potrà quindi garantire solo una piccola parte del denaro rimasto in SVB al momento della chiusura, stimata ad oggi a solo il 3% di tutti i depositi in SVB.

Possibili sviluppi

Al momento, la situazione per SVB è ancora in rapido sviluppo e gli avvicendamenti si susseguono come spesso succede in queste situazioni di confusione finanziaria. Molte delle banche statunitensi più grandi hanno subito ingenti perdite in borsa nella giornata di venerdì 10 marzo nell’ordine del 3%-6% della capitalizzazione. Altre azioni di molte aziende tecnologie connesse o percepite come adiacenti a SVB per modello di business hanno subito perdite ancora maggiori. In particolare, le azioni di banche statunitensi regionali concentrate principalmente ma non esclusivamente nell’area della California hanno subito perdite anche del 30% sulla capitalizzazione di borsa. 

Il rischio di una crisi di liquidità e di una corsa generalizzata agli sportelli, soprattutto per le banche medio-piccole è quindi al momento una possibilità concreta. In questo senso, voci di un possibile salvataggio stanno iniziando a circolare nel settore e non è quindi esclusa la possibilità che nei prossimi giorni si facciano avanti delle offerte da parte di grandi istituzioni finanziarie per acquistare gli assets di SVB. Si tratterebbe in questo caso di un bailout privato senza intervento governativo, intervento che sarebbe difficile da giustificare agli elettori anche a causa dei recenti salvataggi post crisi finanziaria del 2008.

Rischi per Europa e Italia

Le banche europee hanno perso circa $50 miliardi di capitalizzazione in totale da giovedì 9 marzo, con perdite giornaliere nell’ordine del 4-7%. Il sistema finanziario globale è altamente connesso e le banche europee sono esposte agli avvenimenti del settore finanziario americano. Il settore bancario italiano in particolare è da almeno 15 anni uno dei più fragili in Europa, essendo uno dei più frammentati e meno moderni di tutta l’Unione europea, come affermato in diverse occasioni anche dall’ex Premier Mario Draghi. 

Le Banche Centrali stesse si trovano ora davanti a un nuovo dilemma in caso di protratta instabilità finanziaria. La prima opzione è una pausa o persino un taglio dei tassi per tentare di porre freno alla discesa di liquidità nei mercati. L’eventualità di questa strategia risiede nel rischio di invalidare la lotta all’inflazione, ormai in corso da inizio 2022. La seconda opzione è lasciar fallire le banche più instabili per restaurare il normale funzionamento dei mercati.

Quest’ultima opzione rischia ovviamente di generare ulteriore instabilità economica generalizzata, soprattutto considerando la ormai dipendenza vitale di alcune istituzioni finanziarie e commerciali europee e americane dagli aiuti pubblici, una costante che ha permesso a diverse imprese altamente inefficienti di sopravvivere dalla crisi del 2008 in avanti. 

Il fallimento di SVB allo stato attuale sembra essere circoscritto, con rischi per il momento limitati per le banche europee e italiane. L’aumento della volatilità per il settore finanziario sarà probabilmente il più grande “stress test” per il settore bancario statunitense ed europeo dalla crisi finanziaria del 2008, il cui epilogo non è affatto scontato.

 

Fonti e approfondimenti

Cash Flow Hunter, “SVB Financial: That Wasn’t A Run On The Bank; It Was A Sprint, Seeking Alpha, 09/03/2023.

Cavenaugh Research, “SVB Financial Collapse – Simply Explained, Seeking Alpha, 10/03/2023.

Clark, Jennifer and Stiff, Peter, “Mergers Alone Won’t Save Italy’s Banks, Draghi Says, Wall Street Journal, 01/06/2007.

Gelsi, Steve, “SVB Financial floundered as its top tech borrowers burned excessive amounts of cash, Market Watch, 10/03/2023.

Menhaz, Yasmin,First Republic, Western Alliance seek to calm contagion worries from SVB meltdown, Reuters, 10/03/2023.

Reuters Staff, “Commerzbank sees no ‘corresponding risk’ in wake of SVB turmoil, Reuters, 10/03/2023.

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