Cornel West: un “musicista blues” alla Casa Bianca?

Cornel West
Immagine generata con supporto Canva © Lo Spiegone CC BY-NC

Nonostante le proiezioni sulle intenzioni di voto per le elezioni del prossimo novembre siano ormai un testa a testa tra Joe Biden e Donald Trump, sono state presentate anche altre candidature per la carica di presidente degli Stati Uniti. Sono dette “terze” perché sfuggono al binomio partito democratico – partito repubblicano. Tra queste, quella indipendente dell’accademico e attivista afroamericano Cornel West. 

Brother West

Questo è il titolo del libro di memorie del 2009 di Cornel West, che considera la sua vita intellettuale come quella di un “musicista blues” che viaggia di città in città vivendo sulla strada e che ama conoscere persone diverse ogni giorno, mentre diffonde il proprio pensiero politico e impegno sociale.

Cornel Ronald West è nato il 2 giugno del 1953 a Tulsa, nello Stato dell’Oklahoma. Nipote di un pastore della confessione battista, egli si è laureato nel 1973 ad Harvard in Lingue e civiltà del Vicino Oriente e ha conseguito poi a Princeton, un Master of Arts e un dottorato di ricerca in filosofia nel 1980, divenendo così, il primo afroamericano a conseguire questo titolo in questa università. Tra i suoi temi principali di ricerca filosofica ci sono: il ruolo della razza, del genere e della lotta di classe nella società statunitense. 

Nel corso della sua carriera accademica Cornel West ha insegnato presso l’Università di Harvard, l’Università di Yale, l’Union Theological Seminary, l’Università di Princeton, il Dartmouth College, la Pepperdine University e la Sorbona di Parigi.

La sua numerosa produzione letteraria, iniziata nel 1979 con la pubblicazione del libro “Black Theology and Marxist Thought”, vede tra i suoi libri più influenti “Race Matters” (1993) e “Democracy Matters” (2004).

Ruolo da attivista

Fin da adolescente Cornel West ha preso parte a manifestazioni per i diritti civili e sociali, ha organizzato proteste per richiedere l’apertura di insegnamenti sulla storia e sulla cultura africana nel suo liceo, dove è stato presidente del corpo studentesco. Il suo impegno da attivista si è sempre contraddistinto per la volontà di scardinare l’intima relazione tra gli interessi economici e politici che hanno guidato e che guidano tuttora la politica estera e la politica interna degli Stati Uniti. In questo senso ad esempio, West si è battuto fin dai suoi anni da studente all’università a Yale per il disinvestimento statunitense dal Sudafrica dell’apartheid, partecipando alle manifestazioni sia da studente, sia da docente. In una di queste proteste fu arrestato e incarcerato per la prima volta. 

Da quel momento in poi, il suo impegno da attivista lo ha portato a divenire un personaggio pubblico e ad avere per questo, diverse forti incomprensioni e alcuni allontanamenti dal mondo accademico. Nel 2002 ad esempio, West lasciò per la prima volta la sua cattedra a Harvard dopo un’accesa e nota disputa con l’allora rettore dell’Università, Lawrence Summers che lo avrebbe esortato a produrre più lavori scientifici e a partecipare a meno manifestazioni e salotti televisivi.

Un consiglio che West non ha mai fatto suo. Il 16 ottobre 2011, West si trovava a Washington D.C., per partecipare alle proteste del movimento Occupy Wall Street sulla scalinata della Corte Suprema, in occasione della decisione della Corte nel caso Citizens United v. Federal Election Commission dell’anno precedente. Cinque giorni dopo, egli fu arrestato durante un’altra manifestazione di Occupy Wall Street, questa volta nel quartiere di Harlem a New York, contro la pratica dello “stop and frisk” (“ferma e perquisisci”) portata avanti dalla Polizia statunitense.

Il 13 ottobre 2014, egli fu arrestato di nuovo, mentre protestava contro l’uccisione di Michael Brown, diciottenne afroamericano ucciso dalla polizia nella città di Ferguson, nello Stato del Missouri e di nuovo il 10 agosto 2015, mentre manifestava fuori da un tribunale di St. Louis in occasione dell’anniversario della morte di Brown.

Candidatura e programma politico

Nel giugno 2023, Cornel West ha presentato la sua candidatura alle elezioni presidenziali del prossimo novembre con il People’s Party: «Mi candido per la verità e la giustizia, per riportare l’America al meglio di se stessa – lottando per porre fine alla povertà, all‘incarcerazione di massa, alla fine delle guerre e del collasso ecologico, garantendo alloggi, assistenza sanitaria, istruzione e salari di sussistenza per tutti!». 

Appena un mese dopo da questa comunicazione però, Cornel West ha dichiarato di voler correre alle presidenziali con il Green Party, una scelta durata però pochi mesi. Lo scorso ottobre infatti, egli ha annunciato di presentarsi alle elezioni come candidato indipendente, cioè senza il sostegno di alcun partito. 

Come riporta il sito dedicato alla sua campagna elettorale, i pilastri politici del programma di West intendono far nascere quello che viene nominato un Movimento politico basato sulla Verità, la Giustizia e l’Amore.

“Giustizia” in particolare, è l’ideale che egli affianca a ciascuno di questi: Economia, Mercato del lavoro, Ambiente, Salute, Differenze razziali, Sistema giudiziario, Sistema elettorale, Educazione, Diritti LGBQTIA+, Violenza da armi da fuoco, Immigrazione e Giustizia Globale.

Se approfondiamo il programma politico di West, è abbastanza immediato comprendere la natura della sua candidatura come indipendente. Le proposte politiche, economiche, sociali e di politica estera sono in completa rottura anche con il partito democratico che West ha più volte definito come fedele solo ai grandi affari economici e all’imperialismo più sfrenato. Per West infatti, il partito repubblicano e il partito democratico sono due facce dello stesso sistema politico statunitense che le sue proposte politiche intendono modificare in modo radicale. 

Tra queste troviamo l’abolizione della povertà, la nazionalizzazione dell’industria del carbone, superare Medical for All per arrivare a un Habeas Corpus Healthcare, un sistema di sanità pubblica e gratuita per qualsiasi residente negli USA. In termini di diritto al voto poi, West propone, tra le altre, di istituire il giorno delle elezioni come giorno di festa nazionale affinché ogni elettore possa partecipare. Oltre all’abolizione dell’ICE e alla demilitarizzazione della frontiera a sud degli USA, egli mette nero su bianco la sua volontà di smantellare l’impero statunitense, sciogliere la NATO e cessare tutti i finanziamenti bellici all’Ucraina e allo Stato di Israele per investire nella pacificazione.

Possibilità di vittoria

La candidatura di Cornel West è stata considerata da alcuni giornalisti come improvvisata e bizzarra, soprattutto per l’indecisione dei primi mesi nel presentarsi come candidato indipendente. A tutti questi commenti, West ha risposto semplicemente con: «È jazz fino in fondo, fratelli». 

Alcuni commentatori politici sottolineano poi, anche altri aspetti centrali in una campagna elettorale di successo negli Stati Uniti e che appaiono invece deboli in quella di West: il finanziamento e il radicamento politico sul territorio. Per adesso infatti, la sua campagna elettorale si finanzia con il prezzo dei biglietti degli eventi di promozione che sta organizzando. 

Secondo il giornalista Richard Winger, a causa delle diverse regole statali per i candidati indipendenti e dei partiti terzi, per qualificarsi al voto in tutti e 50 gli Stati sarebbe necessario che la campagna di West raccogliesse più di 900.000 firme, quasi quattro volte di più di quelle che gli sarebbero servite come candidato del Green Party

Su questo, West ha affermato che difficilmente cercherà di qualificarsi in tutti gli Stati e che lui e la sua squadra di collaboratori stanno puntando a circa trentacinque Stati, che includeranno molto probabilmente gli Swing State, quegli Stati in cui il voto è in bilico tra il partito repubblicano e il partito democratico.  

Uno di questi potrebbe essere il Michigan, in cui West ha buone probabilità di guadagnare voti anche per la presenza di una delle più numerose comunità araba e musulmana, con circa 206.000 elettori musulmani registrati. Biden ha vinto in questo Stato nel 2020 per soli 155.000 voti circa, ma l’appoggio della comunità araba e musulmana di cui godeva in parte allora è drasticamente diminuito visto il continuo appoggio dell’amministrazione Biden al genocidio portato avanti da Israele sulle popolazione palestinese. 

Molti esponenti del partito democratico rimproverano a West proprio il rischio che la sua candidatura avrà l’unico risultato di sottrarre voti a Biden, soprattutto tra gli elettori più giovani e che questo si tradurrà comunque in una vittoria di Trump. 

Il giornalista Zac Cheney-Rice è tra coloro che considerano la candidatura e il programma elettorale di Cornel West alle elezioni presidenziali come pura utopia per gli Stati Uniti. Per questo, in un’intervista dello scorso novembre, gli ha domandato come pensa di concretizzare il suo programma elettorale e, soprattutto, di vincere.

 «Il declino cognitivo di Biden sta diventando sempre più innegabile, Dio lo benedica», dice West, che prosegue: «Potrebbe anche non essere più candidato. Trump potrebbe finire in galera, ed ecco che quel 33% che lo sosterrà, a prescindere da cosa, inizierà a ridursi al 25 e al 20». Se non dovesse farcela? «Potrebbe essere che l’America non abbia la capacità strutturale o civica di subire il tipo di rivoluzione di cui parlo» afferma West. 

 

Fonti e approfondimenti

Abdul – Hakim G. e Cruz A., Cornel West courts Muslim and Arab-American voters in quest for presidency, ABC News, 13/01/2024.

Cheney – Rice Z., The radical pessimism of Cornel West, Intelligencer – New York, 07/11/2023.

Homans C., Cornel West’s Improvisational Run for President: ‘It’s Jazz All the Way Down’, New York Times, 27/10/2023.

Peoples S., Progressive activist Cornel West leaves the Green Party, Agence Press, 05/10/2023.

Redazione, Scholar, activist Cornel West says he will run for president in 2024, Agence Press, 05/06/2023.

Sito ufficiale della campagna elettorale di Cornel West: https://www.cornelwest2024.com/about

Walsh J., Cornel West should not be running for President, The Nation, 08/06/2023.