Che cosa significa “terrorismo”

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Immagine generata con supporto AI © Lo Spiegone CC BY-NC

La Treccani definisce il terrorismo come “l’uso di violenza illegittima, finalizzata a incutere terrore nei membri di una collettività organizzata e a destabilizzarne o restaurarne l’ordine, mediante azioni quali attentati, rapimenti, dirottamenti di aerei e simili”. 

Le origini del termine

ll termine terrorismo comincia a essere utilizzato in riferimento a quelle azioni come attacchi a capi di Stato e di governo che, tra il XIX e il XX secolo, furono portate avanti soprattutto dai gruppi anarchici, anche se è dalla fase più sanguinosa della Rivoluzione francese che si cerca di capire come interpretare il fenomeno. Da quando – il 5 settembre del 1793 –  il governo rivoluzionario decise che l’unica via era distruggere i nemici attraverso il “terrore“.

Nel 1937, a Ginevra, viene adottata la Convenzione per la prevenzione e la repressione del terrorismo. Che però, a causa dello scoppio della Seconda guerra mondiale, non entra mai in vigore. Da quel momento, il diritto internazionale tenta di codificare il fenomeno. Tuttavia, secondo la dottrina prevalente, una definizione condivisa della materia non è stata ancora trovata. 

Un concetto difficile da definire, anche nel diritto

Dagli anni Novanta si è affrontato il tema con un approccio internazionale. Nel 1994 L’Assemblea delle Onu adotta la Dichiarazione sulle misure per eliminare il terrorismo internazionale. La Dichiarazione condanna come criminali e ingiustificabili tutti gli atti, i metodi e le pratiche di terrorismo, dovunque e da chiunque commessi. Nel 1996 iniziano i lavori del Comitato ad hoc per una «convenzione globale sul terrorismo internazionale», che però si arenano per l’impossibilità di pervenire a una definizione condivisa. 

La Convenzione internazionale per la repressione del finanziamento del terrorismo, firmata il 9 dicembre 1999, definisce il terrorismo come «qualsiasi atto destinato a provocare la morte o lesioni personali gravi a un civile, o a qualsiasi altra persona che non prenda parte attiva alle ostilità in una situazione di conflitto armato, quando lo scopo di tale atto, per sua natura o contesto, è quello di intimidire una popolazione, o costringere un governo o un’organizzazione internazionale a compiere o ad astenersi dal compiere qualsiasi atto».

La visione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU

Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, nella risoluzione 1566 dell’ottobre 2004, elabora questa definizione, affermando che gli atti terroristici sono «atti criminali, anche contro civili, commessi con l’intento di provocare la morte o lesioni personali gravi, o la presa di ostaggi, con lo scopo di provocare uno stato di terrore nell’opinione pubblica o in un gruppo di persone o singole persone, intimidire una popolazione o costringere un governo o un’organizzazione internazionale a compiere o ad astenersi dal compiere un atto». 

Il Consiglio di Sicurezza ricorda che tali atti «non sono in nessun caso giustificabili da considerazioni di natura politica, filosofica, ideologica, razziale, etnica, religiosa o di altra natura simile”. L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha riaffermato questa definizione nel gennaio 2006 (Risoluzione 60/43). Definendo gli atti terroristici come «atti criminali intesi o calcolati per provocare uno stato di terrore nell’opinione pubblica, in un gruppo di persone o in particolari persone per scopi politici». Nonostante il tentativo di codificazione, manca tuttavia una visione comune sul tema. 

Il dibattito politico e della letteratura 

Il motivo per cui non c’è accordo cosa sia il terrorismo è che, come scrive Enrico De Angelis nel suo “Guerra e mass media”, descrivere un’azione come tale “non significa descriverne le caratteristiche o il grado di violenza, bensì esprimere un giudizio di valore”. Il termine infatti porta con sé una connotazione politica e ideoligica. 

I gruppi o le persone a cui viene attribuita questa connotazione non sono terroristi in senso assoluto, ma relativo, perché è sempre qualcun altro a segnalarlo come tale.  Questa definizione pertanto può variare di molto a seconda del momento storico e del contesto geopolitico. 

C’è anche chi considera il terrorismo come una forma di comunicazione. Può essere considerato terrorismo la partecipazione a un conflitto armato, all’interno del quale possono rientrare le guerre di liberazione nazionale? In che modo inquadrare le attività svolte dalle forze ufficiali di uno Stato nell’esercizio delle loro funzioni pubbliche? Chi per alcuni è considerato un terrorista, per altri può essere considerato una persona che combatte per la libertà del proprio popolo. 

Terrorismo in pace o in guerra?

Lo stesso metro di giudizio può essere usato per le azioni che vengono commesse. Si pensi alla Resistenza italiana, nello specifico all’attacco compiuto a via Rasella, a Roma, nei confronti di un battaglione nazista di stanza nella Capitale italiana. Per i tedeschi, e per alcuni storici revisionisti, si trattò di un attentato terroristico. Per la Cassazione e per la storiografia ormai comunemente accettata, fu un atto di guerra. 

Alex Schmid, ricercatore presso il think tank International Center for Counter-Terrorism, ha raccolto più di 260 definizioni di terrorismo date da organizzazioni e agenzie governative di tutto il mondo. Secondo lui, la definizione più calzante è quella che spiega il fenomeno come “l’equivalente in tempo di pace dei crimini di guerra”. Ma anche stabilire universalmente che un gruppo si trovi in tempo di pace, e non di guerra, risulta complesso. 

Perché non c’è consenso sul termine

Robin Lakoff, professore di linguistica a Berkeley e autore del libro “Language of War”, spiega perché può essere troppo difficile raggiungere un consenso sulla definizione di terrorismo. 

Secondo Lakoff, per i Paesi come gli Stati Uniti, è nell’interesse del governo avere una definizione ristretta del fenomeno che miri a demonizzare le persone provenienti da Paesi “altri”. “Vogliamo che i terroristi siano una cosa specifica, quindi se ne incontriamo uno per strada sappiamo che è un terrorista perché ha un certo aspetto – ha spiegato Lakoff – perché ci piace pensare che il governo possa tenerci al sicuro“. 

Per questo, la definizione di terrorismo, secondo lo studioso, sarà sempre soggettiva, collocandosi da qualche parte all’interno del crimine e della guerra. Sebbene le tre parole spesso si sovrappongano e possano fondersi tra loro.

 

Fonti e approfondimenti

Kelkar, K. “When it comes to defining ‘terrorism,’ there is no consensus”, PBS News, 26/02/2017

De Angelis, E. (2007). Guerra e mass media. Carocci.

Nichols, T., “The meaning of terrorism”, The Atlantic, 26/10/2023

Schmid, A. (2004). Terrorism-the definitional problem. Case W. Res. J. Int’l L., 36, 375.

The practical guide to humanitarian law. Terrorism