Il 1949 è l’anno in cui vengono dichiarate indipendenti le due repubbliche tedesche nate dopo l’occupazione alleata: le zone di occupazione americana, inglese e francese formarono la Repubblica Federale Tedesca (BRD), mentre la zona di occupazione sovietica divenne la Repubblica Democratica Tedesca (DDR).
Da Yalta all’occupazione della Germania
Tra il 4 e l’11 febbraio del 1945 i capi di Stato delle maggiori potenze alleate, l’inglese Winston Churchill, l’americano Franklin D. Roosevelt e il sovietico Josif Stalin, si incontrarono a Yalta, in Crimea, con l’obiettivo di decidere il volto dell’Europa e del mondo del dopoguerra. Le principali decisioni furono l’accordo per la costituzione di quella che sarebbe diventata l’ONU, un generico (e poi ampiamente disatteso) “impegno affinché tutti i popoli potessero scegliere autonomamente i propri governanti” e l’accordo per il disarmo e lo smembramento futuro della Germania.
La guerra tuttavia non era ancora finita, dunque anglo-americani e sovietici entrarono in competizione per occupare la maggior porzione possibile del territorio tedesco. Il governo nazista aveva dato ordine di resistere fino all’ultimo uomo. Ciò avvenne tragicamente nella battaglia finale contro l’Armata Rossa a Berlino, dove anche adolescenti e anziani furono arruolati nelle “milizie popolari”, poste a difesa della capitale del Reich assediata da un nemico nettamente superiore.
Nella parte occidentale del Paese invece, per la prima volta i tedeschi opposero una resistenza piuttosto blanda se non nulla: la convinzione che l’occupazione alleata sarebbe stata meno dura di quella sovietica era ormai diffusa in buona parte della popolazione. I russi, infatti, erano stati invasi e trattati con estrema durezza dai tedeschi, per via del disprezzo che i nazisti avevano per i comunisti e per i popoli slavi.
Hitler si suicidò nel suo bunker per non cadere nelle mani di Stalin il 30 aprile del 1945, seguito da alcuni tra i più influenti membri del partito nazista, come il capo delle SS Heinrich Himmler. Il suicidio del ministro per la propaganda Joseph Goebbels spiccò per la sua tragicità e fanatismo: prima di compiere l’estremo gesto, infatti, avvelenò i figli ancora bambini con l’aiuto della moglie. Il successore designato del Führer, l’ammiraglio Karl Dönitz, firmò la resa incondizionata della Germania l’8 maggio. Il Terzo Reich, 12 anni e decine di milioni di morti dopo la sua fondazione, cessava così di esistere.
Il 17 luglio 1945 si aprirono a Potsdam i lavori dell’ultima conferenza delle potenze vincitrici. Per gli Stati Uniti, al posto del defunto Roosevelt era presente il suo successore Harry Truman, mentre il Regno Unito era rappresentato prima da Churchill e a partire dal 30 luglio dal laburista Clement Attlee. Contro ogni previsione, infatti, l’eroe della resistenza britannica fu sconfitto nelle elezioni appena successive alla guerra. L’Unione Sovietica era invece sempre rappresentata da Josif Stalin, padrone assoluto del Paese e icona del comunismo globale fino alla sua morte, avvenuta nel marzo del 1953.
A Potsdam vennero definiti i nuovi confini della Germania, che perdeva importanti territori a Est a favore di URSS e Polonia, l’espulsione di tutti i cittadini tedeschi dai Paesi dell’Europa Orientale e la suddivisione del Paese in quattro zone di occupazione. Fu infatti deciso di includere anche la Francia di De Gaulle tra le potenze vincitrici, sebbene con un ruolo minore. La città di Berlino, pur trovandosi nel settore sovietico, venne a sua volta divisa in quattro zone, in quanto capitale del Paese.
Macerie e transizione
La Germania degli anni immediatamente successivi al conflitto era un Paese devastato, ridotto in macerie e provato da una povertà estrema. Il sentimento comune è ben espresso dalla corrente letteraria della Trümmenliteratur, la “letteratura delle macerie”. La vita di tutti i giorni dei cittadini tedeschi si svolgeva tra i resti delle loro città, devastate dai bombardamenti. Pochissime città si salvarono da questo destino. La fisionomia delle città tedesche di oggi risente molto di questo: esse sono costruite tendenzialmente in modo moderno e razionale, solo i centri storici più rappresentativi sono stati ricostruiti a somiglianza di come erano nell’anteguerra.
Il governo americano, conscio delle conseguenze che la crisi economica aveva portato alla Germania nel primo dopoguerra, decise di includere la parte di Paese occupata dagli occidentali nel piano di aiuti per la ripresa europea, il cosiddetto Piano Marshall. Questa decisione unilaterale, insieme al rifiuto occidentale della proposta di Stalin di trasformare la Germania in uno Stato neutrale demilitarizzato, portò il leader sovietico a tentare un colpo di mano nel giugno del 1948. L’URSS bloccò infatti tutti gli accessi via terra a Berlino Ovest, nella speranza di riuscire in tal modo a isolare e a occupare la capitale.
Gli Alleati riuscirono però a rifornire la città attraverso un imponente ponte aereo. Per 11 mesi, qualsiasi merce necessaria al sostentamento dei cittadini e dei militari presenti a Berlino Ovest fu trasportata per via aerea. Nel periodo di massima pressione, circa 1.400 aerei al giorno facevano la spola tra la Germania Occidentale e l’aeroporto berlinese di Tempelhof. Nel maggio del 1949, Stalin fu costretto a cedere e il blocco fu rimosso.
La proclamazione dei due Stati e sviluppi successivi
Il blocco di Berlino e il raffreddamento dei rapporti tra occidentali e sovietici rese sempre più chiaro che una riunificazione della Germania fosse impossibile nel breve periodo, almeno con mezzi pacifici. I primi a rendersi conto di questa situazione furono americani, inglesi e francesi, che cedettero la sovranità dei territori da loro occupati alla neonata BRD, che fu proclamata il 23 maggio 1949. La sua Costituzione prevedeva che esso fosse uno Stato liberal-democratico, saldamente ancorato al blocco occidentale. Le prime elezioni, tenutesi nell’agosto dello stesso anno, videro la vittoria dell’Unione Cristiano-Democratica di Konrad Adenauer. Il nuovo cancelliere rimase al potere fino al 1963: durante il suo mandato, la Germania fu in grado di risollevarsi e compì un vero miracolo economico, tornando a essere una delle maggiori potenze economiche mondiali.
In risposta alla proclamazione della BRD, i sovietici cedettero la loro zona di occupazione a un nuovo Stato, la DDR. Nonostante il nome, esso era uno Stato dominato dal Partito di Unità Socialista (SED), con un Parlamento e delle elezioni che erano solamente di facciata. La DDR divenne dunque uno Stato con economia pianificata che, pur essendo il Paese più sviluppato tra quelli del blocco sovietico, aveva condizioni di vita nettamente inferiori a quelle della controparte occidentale, oltre a essere uno Stato di polizia in cui le libertà personali erano annullate. Ne fu dimostrazione la rivolta del giugno 1953 a Berlino Est, repressa nel sangue dall’esercito sovietico. Nel corso degli anni ’50, ci fu una massiccia emigrazione da Est a Ovest e, in misura minore, da Ovest a Est. Quest’ultima era costituita principalmente da comunisti che intendevano finalmente vivere in uno Stato socialista, mentre coloro che facevano il percorso inverso erano in maggioranza giovani che non intendevano vivere in uno Stato oppressivo e autoritario.
Dalla nascita del Muro di Berlino al riconoscimento reciproco delle due Germanie
Nel 1958 si aprì una nuova crisi tra le superpotenze: l’URSS richiese il ritiro delle forze occidentali da Berlino Ovest, proponendo la trasformazione dell’ex capitale del Reich in una “città smilitarizzata”. In caso di rifiuto, Kruscev dichiarò esplicitamente che un’azione militare da parte delle forze del Patto di Varsavia non si sarebbe fatta attendere. Gli americani, sempre più leader del blocco occidentale dopo la fondazione della NATO nel 1949, non accettarono tale richiesta e inviarono massicce forze a Berlino Ovest. La Germania, e la città di Berlino in particolare, era il luogo in cui sarebbe potuta esplodere in un conflitto effettivo la Guerra Fredda, con i carri armati sovietici e americani in assetto di guerra che più volte arrivarono a distare solo poche decine di metri. Dopo tre anni di negoziati diplomatici e di rischi di escalation militare, la situazione si stabilizzò, anche per via della costruzione del Muro di Berlino, avvenuta il 13 agosto del 1961. Tale barriera, per quanto deplorevole, era ideologicamente conveniente per le potenze occidentali, che potevano così fornire un esempio tangibile della differenza tra i due sistemi, mentre dal punto di vista della DDR riuscì ad azzerare la sempre più massiccia emigrazione verso Ovest.
Le due Germanie non si riconobbero l’un l’altra fino al 1972: entrambe pensavano infatti di essere la “vera Germania”, accusando l’altra di essere un governo asservito a potenze straniere. Ciò avvenne principalmente per la volontà del nuovo governo socialdemocratico della BRD, guidato da Willy Brandt, che inaugurò una politica di distensione verso la controparte orientale, che prese il nome di Ostpolitik. La divisione della Germania diventava quindi un fatto accettato, che sembrava destinato a durare per molti decenni.
Fonti e approfondimenti
R.M. Calzoni, “La letteratura tedesca del secondo dopoguerra. L’età delle macerie e della ricostruzione”, Aisberg, 2013.
Müller, “Erziehungskonzepte der BRD und DDR im Vergleich”, Grin Verlag, 2010.
Antonio Missiroli, “La Questione Tedesca. Le due Germanie dalla divisione all’Unità”, Mondadori, 1998.
Peter Antil, “Berlino 1945. La fine del Terzo Reich”, LEG Edizioni, 2015.