Radovan Karadžić: il processo al boia di Srebrenica

Karadzic durante il proprio processo
ICTY - Flickr - License CC BY 2.0

Il 24 Marzo 2016 è stata resa nota la condanna di Radovan Karadžić a 40 anni di prigione da parte di una corte ONU, essendo stato riconosciuto colpevole di 10 delle 11 imputazioni per crimini di guerra e crimini contro l’umanità rivolte contro di lui. La principale di queste è di essere la mente dietro il terribile massacro di Srebrenica e le altre atrocità avvenute durante la guerra in Bosnia dei primi anni Novanta. Di questi fatti parleremo più avanti, qui ci concentreremo su alcuni interrogativi a proposito del processo.

Chi è davvero Radovan Karadžić? Al momento della divisione della Jugoslavia divenne il primo presidente della Repubblica Serba di Bosnia (o Repubblica Srpska), una delle due entità che compongono la Bosnia-Erzegovina. Allo scoppio del conflitto divenne quindi il comandante in capo delle tuppe serbe del paese, che sotto la sua guida si macchieranno di terribili violenze contro la popolazione civile non-serba del loro paese.

Dalle prove degli inquirenti risulta evidente e indiscutibile il suo coinvolgimento nelle violenze che queste forze militari e le bande a loro collegate perpetrarono ai danni dei bosniaci musulmani. Karadžić risulta in particolare la mente dietro l’assedio di Sarajevo e le stragi avvenute nell’area controllata dall’ONU ma invasa dall’esercito al suo comando, comprendenti il famoso massacro di Srebrenica in cui morirono oltre 8000 tra uomini e ragazzi.

Finita la guerra, quando si aprì il processo in cui è finalmente stato condannato, fuggì e fece perdere le sue tracce per 13 anni, fino all’arresto nel 2008 a Belgrado. Fu subito portato a l’Aia dove lo attendeva il processo internazionale fin dal 1995.

Perchè una corte dell’ONU?

Il processo è avvenuto presso il Tribunale penale internazionale per l’ex-Jugoslavia, un organo appositamente creato per giudicare e condannare gli architetti delle violenze avenute nel paese successivamente al 1991. Il tribunale fu istituito nel 1993 da una risoluzione dell’ONU e giudica solo ed esclusivamente sui crimini compiuti nelle guerre di Croazia, Bosnia, Kosovo e Macedonia, coordinando gli sforzi dell’intera comunità internazionale che altrimenti agirebbe in maniera caotica e dispersiva.

Il tribunale si trova all’Aia, nei Paesi Bassi, e ha come scopo di processare 161 persone che sono ritenute le principali responsabili della barbarie del conflitto, giudicando le accuse di crimini contro l’umanità, genocidio, crimini di guerra e violazioni della Convenzione di Ginevra sui Diritti Umani. Ad oggi restano aperti 37 procedimenti, mentre molti leader di partito, generali e capi paramilitari sono già stati condannati.

Quali accuse erano rivolte a Karadžić? I numerosi capi di accusa sono divisi in tre gruppi.

  1. Genocidio: per l’aver dato il via alle operazioni di pulizia etnica mirate contro la popolazione bosniaca-musulmana dall’esercito ai suoi comandi.
  2. Crimini contro l’umanità: per omicidio, persecuzione, deportazione e trasferimento forzato di migliaia di persone lontano dalle loro case.
  3. Crimini di guerra, tra cui l’uso della violenze estrema come tattica di guerra psicologica e la presa in ostaggio delle truppe ONU a Srebrenica e in tutta l’area.

Ha senso questa condanna quasi 25 anni dopo i fatti? Possiamo dire che è un atto dovuto, ma non possiamo dire che aiuterà la riconciliazione tra i popoli della Bosnia, visto l’inquitante numero di persone che ancora oggi chiama “eroi” soggetti come Karadžić nella Repubblica Srpska. Sentenze di questo tipo danno impulso allo sviluppo del diritto internazionale dei conflitti, nonchè rinnovano la speranza che anche di fronte alle peggiori atrocità, presto o tardi, possa arrivare la giustizia.

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