Con “sugar tax” si intendono le imposte applicate alle bevande con l’obiettivo di ridurre in generale il consumo eccessivo di zucchero tra la popolazione. La tassa intende colpire tutte quelle bevande (soft drink, energy drink e altre) con contenuti eccessivi di zuccheri aggiunti (saccarosio, sciroppo di mais etc.) scoraggiandone produzione, importazione e consumo.
La Sugar Tax è un chiaro esempio di imposta pigouviana: tasse applicate alle attività economiche con esternalità di mercato negative, vale a dire effetti negativi non riassorbiti dal mercato stesso. Lo scopo di questa tassa è, quindi, quello di ripagare in parte i costi sociali delle patologie causate dall’abuso di zucchero, andando a colpire con la tassazione stili di vita e di alimentazione insostenibili per la sanità pubblica.
Ma a quanto dovrebbe ammontare per rivelarsi efficace? Nell’aprile del 2010 uno studio pubblicato dalla rivista scientifica Health Affairs segnalava come poco efficace una tassa di piccola entità nello scoraggiare il consumo di soft drinks, mentre una tassa di almeno il 18% avrebbe potuto avere successo. Le tasse di questo tipo fino ad ora implementate non raggiungono questi livelli, anche perchè non fanno del solo deterrente il loro obiettivo.
La sugar tax mira, insieme alla dissuasione, ad ottenere delle entrate aggiuntive per lo stato. In teoria il denao ricavato da questa tassazione dovrebbe contribuire al finanziamento delle cure e della prevenzione dell’obesità, facendo in modo che chi abusando di zucchero si rende bisognoso di cure mediche erogate dalla sanità pubblica abbia contribuito maggiormente al finanziamento di queste ultime.
Se è sostenibile la tesi per cui consumare più o meno soft drink ricada nelle scelte individuali, l’ovvio limite di questa libertà è il bene della collettività. Le patologie derivanti dall’abuso di zucchero hanno pesanti costi per il sistema sanitario. Colpire i soft drink con questa tassa è una precisa strategia: molti studi dimostrano come essi siano la fonte principale di assunzione degli zuccheri in eccesso, specialmente da parte dei bambini, rappresentando quindi i bersagli più efficaci e simbolici da colpire in un programma di lotta all’obesità.
Sebbene un consumo normale sia parte fondamentale di una buona alimentazione, gli effetti negativi dell’abuso di zucchero sulla salute sono gravi e confermati da numerosi e autorevoli studi.
L’abuso di questa sostanza è causa, insieme ad altre abitudini, all’insorgenza di gravi patologie, oltre che ad altri effetti negativi più lievi. L’effetto più immediato ed evidente è l’accumulo di adipe, che se degenera in obesità porta con sè gravissimi effetti collaterali.
Abusare sistematico di zucchero è medicamente collegato con l’insulinoresistenza, che non facendo funzionare l’enzima come dovrebbe causa sindromi metaboliche, malattie cardiovascolari, diabete e aggrava l’obesità.
L’assunzione di glucosio in eccesso favorisce inoltre patologie circolatorie come l’arteriosclerosi e un maggiore rischio di isctus, infarto e angina pectoris. Anche salute del fegato è messa a rischio da questi comportamenti, che possino causarne un affaticamento, un’infiammazione o (se ripetuti a lungo nel tempo) addirittura la steatosi epatica.
Consumanre molto zucchero fa rilasciare al cervello grandi dosi di dopamina, l’ormone del piacere con cui veniamo “ricompensati” per i nostri comportamenti utili alla sopravvivenza. Questo meccanismo può rendere lo zucchero una vera droga per i soggetti inclini alla dipendenza psicologica, spingendoli all’abuso di alimenti e bevande incompatibili con la salute alimentare.
Il primo paese ad introdurre una tassa sull’eccesso di zuccheri nelle bevande è stata la Francia, nel 2012. Ad oggi simili provvedimenti sono stati introdotti anche in Norvegia, Danimarca, Regno Unito, Messico e alcune municipalità statunitensi, mentre dovrebbero essere introdotti in Sudafrica nel 2017.
Il Messico è il paese con il più grave problema di sovrappeso tra quelli che hanno attivato la sugar tax, con un terzo dei maschi adulti in condizioni di obesità. La tassa del 10% sui soft drink introdotta nel 2014 ha ridotto le vendite di queste bevande del 12%, come riscontrato da una ricerca del British Medical Journal.
Il processo di implementazione della soda tax negli Stati Uniti, paese in cui l’abuso di zucchero è un fenomeno cronico e preoccupante, è complicato dall’intensa attività di lobbying della American Beverage Association, cartello di produttori e distributori di soft drink.
L’associazione ha raddoppiato le suo spese in attività di lobbying di pari passo all’implementazione della soda Tax nelle varie municipalità, arrivando a spendere 8,37 milioni di dollari per le elezioni del Congresso del 2010. L’associazione mantiente inoltre 25 lobbisti presso le istituzioni legislative e di controlo del paese, rendendo ancor più complessa l’attivazione di questa misaura necessaria.
Approfondimenti
Obesità nel mondo: http://indy100.independent.co.uk/article/these-are-the-most-obese-countries-in-the-world–gyEoNT9Esx
Libro: Sugarblues, il mal di zucchero di William Duffy
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