Il Brasile ieri sera ha lanciato la sua edizione dei giochi con una maestosa cerimonia di apertura, obbligando l’intero pianeta a concentrare i riflettori su di sè. Questo è sempre stato l’intento del governo del paese, che voleva mettersi in mostra e per questo aveva spinto tanto nel triennio 2006-2009 per avere i mondiali del 2014 e le Olimpiadi del 2016. Il presidente Lula in quel momento godeva di un consenso quasi dell’80% e voleva mettere in mostra la Stella del Sud, soprannome del paese carioca, ma adesso la situazione è diversa.
Tutti i più grandi esperti di relazioni internazionali hanno sempre descritto le Olimpiadi, o i grandi eventi mediatici in generale, come una buona vetrina in cui esporre il meglio e gli sviluppi di una nazione. Questi eventi sono un modo per mettere un paese sulla cartina mondiale e renderlo evento. Tuttavia possiamo dire che le Olimpiadi di Rio rischiano di essere una vetrina di debolezze, problematiche, disuguaglianze e fallimenti che il Brasile mostra a tutto il mondo.
Negli ultimi mesi la politica brasiliana ha lanciato messaggi problematici che abbiamo affrontato in due articoli: Il morbo della corruzione e il futuro del Brasile e Corruzione e recessione, il Brasile da risollevare. Adesso la situazione arriverà ad una conferma o ad un passo indietro. È previsto infatti per la fine di agosto il voto nel Senato per confermare o annullare il processo alla presidente Dilma Rousseff. Serviranno i 2/3 della camera, 51 senatori su 81, per confermare l’inizio del processo.
I calcoli sono infiniti e nessuno sa come finirà il conteggio anche se tutti sanno che il Brasile ne uscirà sconfitto. Se la Rousseff tornasse al potere allora il paese sarebbe spaccato, la maggioranza non sarebbe più capace di governare, perché spaccata tra il Partito dei Lavoratori e il Partito del Movimento per il Brasile di Michel Tremer, attuale presidente ad interim. Se Dilma invece fosse condannata per aver modificato il bilancio statale, allora sarebbe l’immagine di un paese con grandi aspettative che ha fallito, la cui presidente è stata condannata e che verrebbe guidato da un vice presidente, che ha ancora più scheletri nell’armadio della Presidente, essendo invischiato nello scandalo Petrobras.
Questo è solo uno dei piatti avariati che verrà mostrato sulla tavola olimpica, il più grande fallimento negli occhi di tutti sarà sulle tematiche della disuguaglianza, della povertà e della sicurezza. Alcuni assaggi si sono già visti, due giorni fa è stato assassinato il vice-console russo in una rapina a mano armata compiuta a un solo chilometro dai cancelli del villaggio olimpico. Furti, rapimenti e violenze sono all’ordine del giorno nelle grandi metropoli e le disuguaglianze possono essere disegnate sulla mappa del paese come confini.
La tecnica del governo locale è chiaro per fare sembrare la città più sicura. Grandi operazioni verso gruppi di delinquenti semplici che possono essere sacrificabili, senza costruire una vera lotta al crimine che comporterebbe una vera e propria lotta civile. Il crimine, come si vede nel grafico dell’Economist, resta comunque un fattore dilagante in città.
Le preoccupazioni verso il paese sono state portate avanti anche dall’ONU in particolare. Il comitato per il diritti umani ha infatti rilasciato solo due giorni fa un importante report, in cui vengono accusati i poliziotti brasiliani di portare avanti violenze sommarie verso i minori nelle favelas solo per mostrare risultati nella lotta al crimine.
Si possono tracciare linee nette tra i quartieri dei ricchi e le favelas del popolo che fino a sette anni fa gioiva nella prospettiva di diventare il primo paese del primo mondo in Sud America. Le cifre che si vedevano nei report economici del palazzo presidenziale del Presidente, il tasso di crescita si attestava al 5-6% e le riserve di moneta erano altissime, tanto da permettere al paese di uscire rafforzato dalla crisi del 2008. Adesso la recessione è galoppante e il paese sembra essersi fermato. Il prezzo del petrolio in caduta ha colpito la grande produzione e ha permesso anche la fuoriuscita degli scandali di Petrobass.
Adesso le classi basse si ritrovano povere allo stesso modo e con i forti tagli alle misure di ridistribuzione della ricchezza, assistono all’enorme spesa di denaro per allestire l’evento sportivo mondiale, di cui molti mangiati dalla corruzione, e non riesce che a provare rabbia verso un paese che sembra avergli girato le spalle.
I costi delle Olimpiadi sono lievitati e grondano sangue e rabbia, il costo aggiornato all’ultimo mese ha toccato la cifra record di 13 miliardi, un conto quasi triplo rispetto a quello preventivato nella prima emissione del progetto. Il caso emblematico è quello dello Stadio del Tennis partito con un budget di solo 60 milioni di reais, moneta brasiliana, che ieri ha sfiorato i 200 milioni. Le manifestazioni ci sono e ci saranno sul modello dei grandi moti di piazza dei mondiali del 2014 che tutti vedranno.
La colpa è delle Olimpiadi e dei Mondiali, affermano alcuni osservatori, la colpa è della natura instabile del paese, affermano altri paesi. È molto complicato trovare le cause di una situazione del genere ed è impossibile che sia solo una la causa della crisi del Brasile. Provando a guardare all’interno degli ultimi dieci anni della vita politica brasiliana forse la causa di tali problematiche è la mancanza di maturità e di capacità di far accompagnare alla crescita economica una reale ridistribuzione della ricchezza, che non sia frutto degli aiuti statali. Una ridistribuzione anche delle occasioni educazionali, civiche e di partecipazione politica di una fetta di popolazione, avrebbe permesso ad una fascia della popolazione povera che vive nelle favelas di potersi costituire come classe media reale. Questi sono solo alcune delle cause che hanno frenato il Brasile e fatto avariare la sua vetrina, che era ricca di speranza e di futuro.
Approfondimenti:
http://www.ispionline.it/it/pubblicazione/brasile-modello-sociale-petista-uneredita-contestata-15560