Il 27 agosto si sono tenute, nello Stato africano del Gabon, le elezioni del Presidente della repubblica: Ali Bongo Ondimba, presidente uscente in carica già dal 2009, è riuscito a vincere. La commissione elettorale ha formalizzato la rielezione e il Ministro dell’Interno ha divulgato i dati per cui il presidente avrebbe vinto con il 49,80% dei voti contro il 48,23% di Jean Ping, oppositore ed ex presidente della commissione dell’Unione Africana, più volte ministro sotto la presidenza di Omar Bongo, il padre di Ali.
Dopo la divulgazione dei risultati è immediatamente scoppiata una violenta protesta da parte degli oppositori seguaci di Ping, in particolare nella capitale, i quali sostengono esserci state delle irregolarità durante le elezioni, fatto che sembrerebbe essere confermato da una missione di osservatori dell’Unione Europea.
Qualora non venissero accertate le irregolarità per cui sta protestando l’opposizione, Ali Bongo Ondimba si troverebbe a ricoprire ancora una volta il ruolo di presidente e porterebbe così avanti quella “tradizione dinastica” che si è venuta ad instaurare in Gabon sin dal 1967, anno in cui divenne presidente il padre, Omar Bongo Ondimba.
Quest’ultimo, fondatore del Partito Democratico Gabonese, è stato uno dei capi di stato più longevi al mondo, essendo stato rieletto incessantemente dal 1967 al 2009, anno della sua morte. I primi decenni del suo potere furono segnati dall’istituzione di un regime a partito unico in cui il presidente deteneva un potere pressoché assoluto.
Venne quindi rieletto senza doversi scontrare con delle opposizioni fino al 1990 quando, a seguito della misteriosa scomparsa di uno dei suoi oppositori, fu costretto dalle proteste a instaurare un regime di tipo multipartitico; nonostante ciò, i partiti di opposizione vennero legalizzati solo alle elezioni tenutesi l’anno successivo.
Il livello di corruzione dello Stato retto da Omar Bongo è stato elevatissimo: gran parte della ricchezza del presidente, ritenuto uno degli uomini più ricchi dell’Africa, sembra provenire dalle entrate petrolifere dello Stato, e viene spesso utilizzata per comprare gli oppositori politici.
Ad oggi il presidente mantiene poteri molto forti tra cui quello di sciogliere l’Assemblea nazionale, dichiarare lo stato di emergenza, far ritardare la legislazione, indire referendum e nominare e revocare il Primo ministro e i membri del governo. Anche il livello di corruzione non sembra essere cambiato e, a conferma di ciò, continui brogli sono stati denunciati nel corso delle varie elezioni che hanno sempre visto il figlio di Omar, Ali Ondimba, vincere grazie a risultati poco chiari.
L’attuale presidente si trova però, in questo momento, in una situazione delicata in quanto, nonostante il Gabon si trovi in una delle regioni più ricche dell’Africa – essendo una delle maggiori produttrici di petrolio del continente – gran parte della popolazione versa in condizioni di assoluta povertà e guarda al presidente come a un uomo corrotto e creatore di un’élite potente, ricca e distante dal popolo. Questa situazione, unita alle presunte irregolarità, è andata a creare un clima molto teso nella regione che è sfociato in questi giorni nella rivolta di Libreville.
Il dato che in questo caso sembrerebbe confermare l’ipotesi di brogli avvenuti durante le elezioni e per cui l’opinione internazionale – in particolare l’Unione Africana – si è detta favorevole e propensa a un controllo sulla votazione, proviene da uno delle nove province in cui è diviso il Paese stesso, l’Haut-Ogooué, roccaforte da tempo del presidente. Si è infatti registrata nell’area un’affluenza del 99.9%, di cui il 95.4 in favore di Ali Bongo, che stride con l’affluenza registrata nelle restanti otto aree del 48%.
Per ora il presidente si è rimesso al parere della Corte costituzionale affermando che si tratta dell’unico potere a cui è concesso di decidere circa la possibilità di un ricalcolo dei risultato; dall’altra parte l’oppositore Ping si è espresso contrario all’idea di un intervento della Corte in quanto ritenuta fortemente corrotta e favorevole, invece, ad un controllo internazionale sul riconteggio. Quest’ultima ipotesi è stata appoggiata sia dall’Unione Africana, da cui è arrivata la notizia dell’invio di alcuni mediatori, e dalle Nazioni Unite che invieranno un rappresentante per partecipare all’intero processo.
Fonti ed Approfondimenti:
https://www.cia.gov/library/publications/the-world-factbook/geos/gb.html
http://www.deagostinigeografia.it/wing/schedapaese.jsp?idpaese=065
https://www.cia.gov/library/publications/the-world-factbook/geos/gb.html
http://www.tpi.it/mondo/gabon/gabon-proteste-violenza-elezioni-2016-cosa-succede
https://www.britannica.com/biography/Omar-Bongo
http://www.bbc.com/news/world-africa-13376335
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