Il Brasile è esploso nuovamente. L’apparente tregua successiva all’impeachment di Dilma Rousseff e all’arrivo di Michel Temer a Planalto è finita e il paese sta riesplodendo in una protesta che assume dimensioni gigantesche. Stavolta, come ci si aspettava, la protesta nei confronti di Temer sta coinvolgendo vasti strati di popolazione in tutti gli stati federali arrivando a bloccare città e a dispiegare l’esercito in un crescendo di violenza.
Principalmente la mobilitazione che urla “fora Temer” è contro le sue riforme del lavoro, del sistema pensionistico e del welfare. Ma si protesta anche contro le sue politiche nei confronti degli indigeni, il clima è inoltre reso particolarmente violento dagli scontri tra narcos e polizia.
Le politiche di Temer hanno attirato le ire dei sindacati, l’austerità promossa dal presidente è in netto contrasto con decenni di politiche a favore dello sviluppo promosse dai governi di sinistra di Lula e Rousseff. Tuttavia se da un lato vi è una rottura nell’atteggiamento del governo nei confronti dei lavoratori, dall’altro il clima di forte sfiducia verso la politica trova la sua origine proprio negli errori commessi durante gli anni della “marea rossa”. La corruzione, problema endemico del sudamerica, è riemersa colpendo i politici di tutti i partiti che siedono al congresso, Partito dei Lavoratori compreso.
Le riforme varate dal governo
Nonostante le massicce proteste, Temer e il suo staff hanno definito un fallimento le manifestazioni definendole azioni di una minoranza e tenendo fermo l’impegno a riammodernare la legislazione nazionale.
Il governo infatti sostiene che le riforme siano necessarie per far uscire il paese dalla peggior recessione mai vissuta, diminuire la disoccupazione e il debito. Tra le misure approvate dal congresso le più importanti riguardano:
L’innalzamento dell’età pensionabile da 60 a 65 anni per gli uomini e da 55 a 62 per le donne.
La riforma delle leggi sul lavoro in senso “flessibile” ovvero introducendo tipologie di contratto a tempo determinato e riducendo i vincoli dei datori di lavoro nei confronti dei lavoratori.
Intanto il tasso di crescita dell’economia nazionale continua a scendere rispetto agli anni passati. La credibilità del governo, nonostante alcune misure oggettivamente necessarie, non è sufficiente per intraprendere una vasta azione riformatrice, l’indice di approvazione di Temer è al 10%. Arrivato al potere tramite un “golpe bianco” Michel Temer sta dimostrando non solo di non essere legittimato ma anche di non essere minimamente rappresentativo degli interessi dei brasiliani.
Corruzione e crisi della classe politica
Oltre al presidente circa un terzo del suo staff e buona parte della sua maggioranza parlamentare è accusata di corruzione, vari processi aperti dalla magistratura stanno smontando il sistema politico del paese che rischia di collassare completamente. Il sistema partitico ha definitivamente perso ogni valenza ideologica, all’interno degli stessi è impossibile stabilire una leadership essendo questi frammentati in vari centri d’interesse. Il governo non intavola più dibattiti con i partiti ma con i singoli parlamentari, grazie ai quali una legge può o meno passare. La via per una riforma non passerà di certo dal parlamento, almeno non da quello attualmente eletto.
Il paese ha al suo interno ottime potenzialità, che sono oggi in rotta di collisione con la classe politica. La libertà di stampa nel paese è forte, il ramo giudiziario è indipendente e dotato di ampli poteri, la classe lavoratrice essendo molto numerosa è in grado di coalizzarsi efficacemente per supportare un candidato reputato rappresentativo, come accadde con Ignacio Lula Da Silva nei primi anni 2000.
La corruzione nel paese, sebbene non rappresenti lo stato più corrotto tra i vicini sudamericani, è ad oggi diventata insostenibile. La costituzione dell’88 affida molti poteri e molta indipendenza alla magistratura che si trova impegnata attualmente in importanti inchieste che vedono sotto accusa la classe politica. Inoltre lo sviluppo dei social network sta rendendo sempre più facile il controllo da parte dei cittadini. Si condividono e si viene a conoscenza ogni giorno degli scandali, si creano nuove idee e soprattutto si crea mobilitazione grazie ai social. La società creatasi negli ultimi venti anni è nata nel boom economico è composta anche da una classe media che esige una politica e soprattutto dei politici migliori di quelli che ha adesso.
Davanti a una classe politica considerata corrotta e sfiduciata, l’unica istituzione che mantiene il rispetto dei brasiliani è la magistratura, nello specifico il giudice Sergio Moro capo dell’inchiesta anti corruzione Lava-Jato vede ogni giorno salire il suo grado di approvazione attualmente al 50%.
L’ultimo anno di governo Temer e i requisiti per un nuovo inizio
La presidenza Temer si chiuderà l’anno prossimo, questi ha oramai intrapreso una strada a senso unico verso la non rielezione. Per avere qualche speranza già dall’anno scorso avrebbe dovuto dare un segnale di cambiamento ai brasiliani, cosa non avvenuta già analizzando la composizione del suo staff.
Le speranze per una nuova stagione di fiducia verso la politica dovranno passare al vaglio di una radicale trasparenza.
Tale trasparenza dovrà partire dalle istituzioni, chiunque sarà il titolare legittimato dal voto popolare. Tale trasparenza dovrà portare avanti quelle riforme oramai necessarie. Il prossimo presidente avrà bisogno di nuovi collaboratori: donne, volti nuovi e soprattutto collaboratori non solo bianchi e ricchi.
Altra riforma necessaria è l’abolizione dei privilegi in ambito giudiziario accordati ai parlamentari, attualmente perseguibili solo dalla corte suprema.
Addossare le cause della crisi politica alla congiuntura economica sfavorevole è segno di incoerenza politica, pertanto il nuovo presidente dovrà avere ben chiaro che è la corruzione il nemico da abbattere.
In un ambiente politico che si ostina a scaricare le proprie inefficienze all’esterno (crollo della domanda di materie prime, crisi finanziaria ecc…) deve essere sorpassato da una classe politica nuova che renda il Brasile competitivo, moderno e che sappia difendere i diritti accumulati negli anni.
Fonti e approfondimenti:
https://www.foreignaffairs.com/articles/brazil/2017-04-13/brazil-s-never-ending-corruption-crisis
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