L’OBOR e la Russia

@LoSpiegone

Il forum Belt and Road (BRF) che si è concluso il 15 maggio scorso è stato organizzato da Pechino per promuovere l’OBOR, già proposta dal presidente della Repubblica Popolare Cinese Xi Jinping in settembre 2013. Erano presenti quest’anno a Pechino  rappresentanti dei 29 stati europei (esclusa l’Inghilterra), delegati dall’Asia, dalla Turchia all’estremo Oriente, delle Americhe, da Nord a Sud. In tutto sono stati partecipi 1.500 delegati provenienti da 130 paesi. Come viene visto questo progetto enorme da Mosca?

La nuova Via della Seta è una complessa rete di infrastrutture: strade, ferrovie ad alta velocità, oleodotti, porti, fibra ottica, telecomunicazioni. La Cina verrà collegata con sei regioni: la Russia, l’Asia centrale, il Medio Oriente, il Caucaso, l’Europa orientale e infine l’Europa occidentale, diramandosi fino a Venezia, Rotterdam, Duisburg e Berlino. Ci sono poi i corridoi che collegheranno l’Asia meridionale: Cina-Myanmar-Bangladesh-India e Cina-Afghanistan-Pakistan-Iran. Il progetto non riguarda soltanto opportunità di apertura di nuovi mercati, ma anche di un radicale cambiamento geopolitico nell’area euroasiatica. L’Unione doganale eurasiatica, costruita sul modello europeo, che comprende gli Stati dell’ex-Unione Sovietica e guidata dalla Federazione Russa, è stata in realtà una delle precondizioni fondamentali per la progettazione di questo grande piano grazie alla possibilità di sfruttare le linee ferroviarie preesistenti.

La Federazione Russa sin dall’inizio ha sostenuto l’iniziativa, in prospettiva dei numerosi vantaggi dati i corposi investimenti nel rafforzamento delle infrastrutture. Alla stessa maniera però mancano dei passi concreti da parte di Mosca a sostegno del progetto. Uno dei fattori che probabilmente pongono freno alla partecipazione attiva della Federazione è la stessa natura delle politiche di tipo win-win che vengono implementate dalla Repubblica Popolare Cinese tramite OBOR nei territori dell’Asia Centrale e dell’Europa Meridionale, che la Russia considera ancora come una sua naturale propaggine. Non è un caso che gran parte di ciò che succede abbia luogo in Stati membri della Shanghai Cooperation Organization (SCO). Le Nuove Vie della Seta saranno totalmente intrecciate con la riprogrammazione della SCO, che ne farà un ombrello di cooperazione sicura in ambito economico.

L’interesse russo al progetto OBOR in generale sta attirando ulteriori investimenti cinesi nei settori dell’infrastruttura e dell’industria. Mosca sta anche cercando di raggiungere un elevato livello di coordinamento tra la politica cinese di OBOR e la politica russa riguardante l’Unione Economica Eurasiatica. Un grande passo in avanti è stato fatto quando Kazakistan e Russia, assieme alla Bielorussia hanno siglato l’unione doganale che ha permesso di ridurre l’ispezione della merce che solitamente avviene al confine del 10%, garantendo così una maggiore velocità alla circolazione delle stesse. La Russia ha persino espresso interesse a connettere la ferrovia trans-siberiana con il porto di Gwadar in Pakistan attraverso il corridoio economico cino-pachistano (CPEC), componente fondamentale dell’iniziativa di OBOR. Mosca quindi si è trovata in una posizione difficile in cui deve scegliere tra gli ingenti investimenti da parte della Cina ed il possibile declino del suo ruolo egemone in Asia Centrale.

Mosca, con il progressivo coordinamento tra l’Eurasia Economic Union (EEU) e i progetti delle Nuove Vie della Seta, proietta la partnership strategica tra Russia e Cina molto oltre la semplice connettività con l’Europa. Ma le porte europee sembrano essere serrate dalle sanzioni che sono state applicate sui prodotti provenienti dalla Federazione Russa e che sono state prolungate fino al termine del 2017, assieme alle contro sanzioni promosse dalla Russia stessa, possono allarmare la Cina.

Durante il forum del 15 maggio i due leader, Putin e Xi Jinping, hanno dimostrato molta cordialità, ed anzi, al presidente russo è stato concesso un posto quasi d’onore per presidiare la conferenza. Purtroppo per Mosca però dobbiamo riconoscere che è impossibile condurre trattative alla pari: il PIL cinese che supera di molte volte quello russo, l’estrema facilità della Cina di cambiare le rotte degli investimenti e del fatto che solo 1,6% del transito totale avverrà sul territorio russo, mettono Mosca in una posizione in cui qualsiasi decisione deve essere attentamente bilanciata.

Seppur è vero che, in base al fatturato del 2016, la Russia è al primo posto in termini di esportazioni di petrolio verso la Cina (52,5 milioni di tonnellate), superando così l’Arabia Saudita, non deve essere dimenticato anche il progetto per costruire un gasdotto verso la Cina, che prevede una fornitura annuale di 38 miliardi di metri cubi di gas, fatto dalla Gazprom e la Cnpc, danno alla Russia un vantaggio nelle trattative economiche.

E’ già stato più volte notato di come la Russia tenda a promuovere il riavvicinamento alla Cina soprattutto in termini di propaganda politica, facendo apparire una stabile intesa tra i due Paesi. Quindi Mosca ha giocato la sua partita a Pechino promuovendo almeno quattro schemi d’azione. In primo luogo, l’economia della Russia desidera investimenti stranieri e spera di ottenere dei fondi attraverso l’OBOR. In secondo luogo, la Russia vuole portare nuova spinta all’Economia eurasiatica che sta morendo collegandola con l’One Belt, One Road. In terzo luogo, la Russia vuole compensare l’agenda economica scomparsa della SCO (Organizzazione di cooperazione di Shanghai) con l’OBOR guidato dalla Cina. Quarto, la Russia vuole far salire la tensione dei Paesi europei, con le prospettive della cooperazione economica russo-cinese.

Si è potuto quindi constatare che la Nuova Via della Seta viene vista da parte russa soprattutto come un progetto geopolitico piuttosto che economico, teso alla realizzazione della stabilità nella regione interessata. Questo progetto però può anche essere percepito dalla Federazione come una cintura che ne restringe il campo d’azione e zone d’influenza. In risposta la Russia ha cercato di rivitalizzare un ancora più ambizioso, quello di una grande Partnership Eurasiatica, che già si era pensato in contrapposizione al TTIP statunitense. All’interno del suo quadro, vengono combinati l’Unione eurasiatica economica (CEEA), la SCO, ASEAN ed infine l’OBOR. La Russia al momento però non ha né le risorse né legami di integrazione sufficientemente sviluppati con numerosi soggetti dello spazio interessato, e pertanto è deve assecondare il colosso cinese nella maggior parte delle decisioni che riguardano lo spazio Centroasiatico.

Fonti e approfondimenti

https://www.forbes.com/sites/wadeshepard/2017/03/13/russia-the-lynchpin-or-bottleneck-of-the-new-silk-road/#245b8a36763b

https://www.rbth.com/news/2017/05/08/trade-turnover-russia-china-grows-26-percent-four-months-758581

http://www.rbc.ru/politics/14/05/2017/59159e0d9a7947318586f81f

http://oborwatch.org/category/russia/

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