Macron: gioie e dolori di una vittoria schiacciante

Immagine generata con supporto AI © Lo Spiegone CC BY-NC

Il primo turno delle elezioni legislative francesi che si è svolto domenica è stato stravinto dal partito En Marche del Presidente Emmanuel Macron. La vittoria è stata schiacciante attualmente il neo partito avrà almeno 400 seggi in parlamento, ma potrebbe arrivare anche 440 seggi sui 577. Il secondo partito sarà quello dei neo-gollisti dei Les Republicans con circa 50-60 seggi e poi il resto verrà diviso tra la sinistra radicale, il partito socialista e il Front National. Cerchiamo di fare un quadro su questa prima tornata elettorale, aspettando conferme nel secondo turno, e cerchiamo di capire quali saranno le conseguenze.

L’astensione

Il primo dato da analizzare è la grande astensione, infatti è andata a votare circa il 50% della popolazione dopo che alle presidenziali erano andati a votare l’80% degli aventi diritto. Questa differenza è motivata in gran parte dalla perdita di motivazione dopo una tornata presidenziale che ha tolto molte certezze nei partiti avversari di En Marche. L’esempio calzante arriva dal partito di Marine Le Pen: gli elettori del Front National si sono ritrovati distrutti dopo la delusione profonda che è arrivata al secondo turno delle presidenziali che gli ha mostrato l’impossibilità di vincere. Gli altri partiti sono stati travolti dal mancato arrivo al ballottaggio. Questo ha lasciato a casa molti elettori e ha favorito il partito che si è trovato ad essere la seconda scelta di gran parte gli elettori moderati di Francia

Il minimo comune denominatore che distrugge il sistema partitico

Il vero vantaggio che En Marche è riuscito a sfruttare a pieno viene proprio dal sistema elettorale. Il secondo turno infatti permette di fatto di sfruttare a pieno il carattere ibrido del movimento. Macron è diventato il minimo comune denominatore dei grandi partiti francesi e questo gli ha permesso di sconfiggere praticamente tutti. Il ballottaggio in Francia avviene tra tutti i candidati al seggio uninominali che superino il 12%, ma è molto raro che più che un partito raggiunga il secondo turno. En Marche è stato bravo a raggiungere il ballottaggio quasi in ogni distretto, per poi sfruttare il secondo turno. Nel  caso infatti che En Marche vada al ballottaggio con uno degli altri partiti( che siano i socialisti i gollisti o il Front National) i restanti o votano per Macron o si astengono, lasciando di fatto il seggio al partito del presidente.

Questa vittoria potrebbe essere così schiacciante da mettere in difficoltà anche Marine Le Pen stessa, la grande concorrente alle presidenziali. La leader del Front National infatti non è riuscita a vincere al primo turno e adesso deve difendersi dalla candidata di En Marche Anne Roquet che, nel distretto di Nord Passo di Calais,  ha raggiunto solo il 16% contro il 40 % della le Pen, ma va ricordato che alla tornata precedente Le Pen, che aveva quasi sfiorato il 50%, vinse con solo una manciata di voti sul vecchio candidato socialista.

La sconfitta di Marine Le Pen però è stata già sancita e infatti probabilmente il suo partito non riuscirà a formare un gruppo parlamentare dato che le stime gli assegnano solo 4 deputati e ne servono almeno 15 per formare un gruppo. Il Front National avrà bisogno di un rinnovamento politico che potrebbe portare anche al cambio del nome e della leadership, magari verso una più moderata e priva del cognome Le Pen.

Questo problema non si porrà solo per il movimento di destra, ma anche per i socialisti che sono destinati a scomparire. Benoit Hamon non sarà riconfermato in Parlamento e molti sono i pezzi di partito che si sono già legati al nuovo partito del Presidente. I gollisti sono quelli che più si sono difesi e riusciranno ad avere un gruppo parlamentare abbastanza numeroso anche se non paragonabile a quello del 2012, dove avevano perso. Il partito di Jean Luc Melenchon invece ha ceduto dopo le presidenziali, buttando all’aria molto del buono che aveva fatto. Il leader si è scagliato contro i candidati socialisti in tutti i distretti, perdendo di vista il vero avversario, e ha rotto le alleanze con i piccoli partiti della sinistra, che in alcune parti del paese, data la loro natura fortemente regionale, stanno andando meglio del partito di Melenchon

Un’investitura più profonda della realtà e una nuova opposizione

La maggioranza sarà molto larga ma il peso di En Marche nel paese è veramente così ampio? In realtà la risposta è no, come si vede dalle diverse info-grafiche infatti il movimento ha il 32/33% quindi non una forza così devastante. Questo dato si ridimensiona ancora di più se pensiamo che è solo una percentuale della metà della popolazione che si è recata a votare.

La domanda che molti si pongono però è un’altra: chi farà opposizione in un Parlamento monocolore. La risposta l’hanno fornita semplicemente molti deputati dello stesso En Marche che hanno ricordato che non è assicurato che il sostegno su tutte le leggi che il governo proporrà. Questo messaggio è stato lanciato soprattutto da parlamentari che prima erano vicini alla sinistra o al partito socialista.

Per parlare di questo è necessario prima analizzare un po la questione in group e out group. La psicologia sociale ci spiega infatti come un gruppo, che non ha una sua forte connotazione identitaria al suo interno, in lotta con avversari temibili tenda a stringersi, accettando di non vedere le differenze al proprio interno, per cercare di difendersi, cosa che non succede in assenza di una minaccia.

Questa analisi può essere usata nel nuovo Parlamento francese che vedrà una lotta serrata all’interno del grande gruppo parlamentare del presidente Macron. Il rischio di una così grande maggioranza è questo e proprio per questo sarà fondamentale capire il nome del leader del gruppo parlamentare che dovrà riuscire a domare questa creatura macroniana. La difficoltà aggiuntiva sarà la natura del gruppo: infatti esso sarà formato da politici esperti alla 4° legislatura e parlamentari che non hanno mai lavorato all’interno della macchina amministrativa e questo è innegabile sarà molto complesso.

Il governo di Emmanuel Macron

La natura variegata del gruppo parlamentare è stata trasporta all’interno del governo che è stato formato dopo le elezioni presidenziali ed è costutituo da un mix di personalità della società civile e della politica. Gli ex ministri più importanti sono il ministro dell’Economia Le Maire, che proviene dal partito repubblicano, e il ministro agli Affari Esteri Le Drian, socialista e unico membro del governo Hollande che ha appoggiato immediatamente Macron. Il governo è guidato da Eduard Philippe ex socialista passato ai repubblicani negli anni 90 per unirsi a Juppè suo padre politico, in qualche modo vicino alle posizioni anche di Macron.

Il lavoro di questi tre personaggi sarà fondamentale per cercare di realizzare un’azione di governo sicura e soprattuto guidata in  un focus preciso. Il movimento non ha una profonda base ideologica e di conseguenza dovrà essere condotto e bilanciato per avere il sostegno di tutte le parti interne e per riuscire ad avere risultati.

Il futuro e i pericoli di un presidente plenipotenziario

Il presidente ha un forte sostegno parlamentare ed è nelle perfette condizioni per poter esprimere al meglio il suo programma, adesso sta a lui mostrare di essere capace. Il peso di questa situazione sembrerebbe sottile ma in realtà è enorme. Il presidente uscente Hollande ha sempre accusato la maggioranza parlamentare frastagliata e non così larga di non essere stata la causa del suo governo scostante e poco efficiente. Macron non avrà di questi problemi, ma non avrà neanche queste scuse, dovrà agire e dovrà portare risultati.

Le prossime sfide della Francia e di Macron sono varie. La più importante è sicuramente quella internazionale con la leadership del mondo occidentale che sembra aver perso il padrone e il giovane presidente che si candida ad afferrarla. Molte sono invece quelle interne come la legge del lavoro che non affronterà una forte opposizione parlamentare ma sicuramente le critiche si vedranno nelle strade. Se dovesse fallire la sua visione europeista e la sua concezione centrista avrà pienamente dimostrato che l’unica opposizione è quella radicale e aprirà il campo al populismo.

 

 

Fonti e approfondimenti:

http://www.lemonde.fr/les-decodeurs/article/2017/06/12/premier-tour-des-legislatives-en-cartes-une-abstention-record-sur-tout-le-territoire_5142967_4355770.html

https://www.foreignaffairs.com/articles/france/2017-06-12/france-government-without-opposition?cid=int-lea&pgtype=hpg

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