Nel primo appuntamento con la storia dei Paesi Baschi e delle sue rivendicazioni indipendentiste ci eravamo fermati alla presentazione della figura che più di tutte contribuì a dare le linee guida del nazionalismo basco: Sabino Arana.
Ripartendo da qui, in questo articolo ci soffermeremo sul periodo storico che inizia alla fine dell’ottocento e, passando per la formazione dell’ETA, arriva fino alla caduta del regime franchista. Il quadro generale sarà, infine, concluso con il terzo e ultimo momento in cui si analizzerà la storia del movimento indipendentista durante la monarchia parlamentare, fino alla rinuncia della lotta armata e alla sua dissoluzione.
Il nazionalismo basco durante le dittature
Come detto, il nazionalismo basco deve la sua origine in gran parte al pensiero di Sabino Arana. Egli fu il primo scrittore basco a parlare dell’indipendenza di Euskadi nel suo libro, pubblicato nel 1890, Bizkaya por su independencia.
Nel testo la separazione dalla Spagna poggiava, da una parte, sul sistema culturale e dei fueros di cui vi abbiamo parlato, e dall’altra, sulla purezza del sangue basco e sulla superiorità razziale di questo popolo.
Nel 1893 Sabino Arana pronuncia, nel baserri (tipica costruzione basca) di Larrazábal, il primo discorso in cui si parla apertamente di indipendenza (anche se della sola Bizkaia). Nel 1895, dando seguito alle sue teorie, Arana fonderà il Partido Nacionalista Vasco (PNV), tutt’oggi primo partito della regione. Tra le innovazioni attribuibili ad Arana va annoverato anche il disegno della bandiera basca, l’Ikurrina, progettato insieme al fratello Luis. Dall’imponente industrializzazione che subiranno i Paesi Baschi nascerà nella società una classe operaia forte che, nel 1931, porterà l’ala sinistra del PNV a staccarsi e a fondare l’ANV, Azione Nazionalista Basca.
Già a partire dalla dittatura di Primo de Rivera (1923-1930) alle rivendicazioni e ai piccoli focolai di ribellione farà seguito una violenta repressione da parte della polizia: da questo momento in poi i territori baschi diventeranno una zona di difficile controllo, e di scontro, per chiunque tenterà di sottometterli al proprio dominio.
La repressione si farà ancora più dura durante il regime fascista del generalísimo Francisco Franco. “Questo orrore, questo incubo chiamato Euskadi è il risultato di un sentimento ostinato e rovinoso che nasce dal cretinismo della predica socialista; tutto ciò va vanificato, distrutto, fatto cadere per sempre”: Franco in un discorso dell’8 giugno 1937. Con ciò venne sancita la guerra a ogni rivendicazione basca.
Con l’istituzionalizzazione della dittatura fu immediata anche la messa al bando dell’Euskara, di cui fu vietato non solo l’insegnamento, ma anche il semplice utilizzo quotidiano. La pena per i trasgressori era la morte.
Durante la Seconda Guerra mondiale, nonostante la neutralità della Spagna, molti combattenti baschi diedero il proprio appoggio alla causa degli alleati, collaborando con gli Stati Uniti al tentativo di far cadere il regime franchista, e ottenendo da questi l’elargizione di somme di denaro al fine di promuovere la causa separatista. Finita la guerra, però, la questione basca finì nel dimenticatoio per il governo stelle e strisce, e ciò rese ancora più esposti coloro che si erano battuti per la causa fin a quel momento.
La nascita di ETA
La prima svolta verso un indipendentismo attivo arriva nel 1952, quando un gruppo di studenti di idee radicali fonda il collettivo EKIN (Azione). La formazione, inizialmente legata al PNV, verrà assorbita nel 1956 da EGI (Euzko Gaztedi Indarra), la gioventù del partito. Qualche tempo dopo, tuttavia, il gruppo che aveva formato EKIN si staccherà definitivamente dal partito a causa dell’immobilismo di quest’ultimo per dare vita, il 31 luglio 1959, a un movimento extraparlamentare che prenderà il nome, prima, di ATA (Aberri Ta Askatasuna, Patria e Libertà) e, infine, di ETA (Euskadi Ta Askatasuna– Paesi Baschi e Libertà).
Quella che si affermò come bandiera dell’ETA (nell’immagine qui sotto) fu disegnata da Felix Likiniano. Egli immaginò l’ascia circondata dal serpente come simbolo della forza e dell’astuzia con cui gli indipendentisti svolgevano le loro azioni. Prima del 31 luglio, quando l’organizzazione si chiamava ATA, venne utilizzato come simbolo un papero in quanto ata significa proprio questo in Euskara. Questa rappresentazione fu accantonata in favore della prima in quanto non garantiva la giusta credibilità.
I principi ispiratori a cui si richiamavano i componenti del gruppo erano quattro: la difesa dell’Euskara, l’etnicismo, l’antispagnolismo e, chiaramente, l’indipendenza. La missiva inviata a José Antonio Aguirre (il primo lehendakari Basco, in quel momento in auto esilio in Francia) per annunciargli la nascita della formazione, sancì l’inizio di tutto. Nei primi anni di attività i membri dell’ETA (denominati etarras) si limitavano a collocare piccoli ordigni rudimentali senza conseguenze, oppure a disegnare sui muri delle città ikurriñas e scritte inneggianti i Paesi Baschi (Gora Euskadi, Viva Euskadi).
La prima azione violenta rivendicata dall’ETA venne compiuta il 18 luglio del 1961: un convoglio cercò di far deragliare il treno su cui viaggiavano diversi volontari franchisti diretti a San Sebastián; l’operazione fallì. Con i primi atti di violenza si intensificò ancor di più la persecuzione, tanto dei membri attivi, quanto delle persone fiancheggiatrici dell’organizzazione (o semplicemente coloro sospettati di esserlo).
Le Assemble di ETA e il suo Sviluppo
Diamo ora uno sguardo alle sei assemblee che portarono a diverse scissioni e alla formazione del nucleo definitivo dell’ETA.
Nel 1962, quattro anni dopo la sua creazione, ETA celebrò la sua prima assemblea. Il luogo scelto fu il monastero benedettino di Belloc, nel territorio dei Paesi Baschi francesi. Qui venne pianificato come obiettivo strategico del gruppo la ”liberazione nazionale di Euskalherria”. Durante la discussione venne stabilita anche la collaborazione esclusivamente con altri gruppi disposti a difendere l’autodeterminazione dei Paesi Baschi. Da questo momento in poi, infine, il gruppo creerà un comitato esecutivo e si definirà come ”un’organizzazione clandestina rivoluzionaria”.
La seconda assemblea venne celebrata nel marzo del 1963, sempre in territorio francese, questa volta a Capbreton. Questo appuntamento è fondamentale perché venne messa nero su bianco la volontà di realizzare l’obiettivo dell’indipendenza anche attraverso la lotta armata. I modello di riferimento erano, senza dubbio, i guerrilleros sudamericani.
In questa assemblea si discusse anche dell’orientamento politico che il gruppo doveva tenere: da una parte c’era chi spingeva per il fronte operaio (su tutti Patxi Iturrioz), mentre dall’altra c’era chi voleva una virata verso il nazionalismo puro (in particolare José Luis Álvarez Emparanza detto ”Txillardegi” )
La terza assemblea venne celebrata tra il Marzo e l’Aprile del 1964 in un locale di Bayona. Qui ETA cercò di riorganizzarsi dopo aver subito pesanti sconfitte per mano della polizia franchista. Il gruppo venne organizzato in cellule da tre militanti ognuna, ciascuna con il proprio compito. Si decise, inoltre, di aumentare la propaganda nei confronti della gioventù del PNV, disillusa dalla svolta borghese che il partito stava prendendo. Per la prima volta dopo la fine della Guerra Civile viene convocato l’aberri eguna, il Giorno della Patria.
Le ultime tre assemble e i primi dissidi interni
La quarta assemblea fu fondamentale in quanto, da una parte, si chiese a gran voce una virata verso il marxismo e, dall’altra, si cominciarono a manifestare i primi dissidi interni. Le tre correnti che si fecero manifeste furono: i ”culturalisti”, gli ”operaisti”, alla cui testa c’era Patxi Iturrioz, e i ”terzomondisti” che seguivano José Luis Zalbide.
Allo stesso tempo sul tavolo della discussione venne posto il problema dell’insurrezione frontale contro lo Stato. I militanti si resero conto che, al momento, questa strada non era percorribile a causa della scarsità di mezzi e uomini, così si decise di optare per un modello proprio che contemplasse un indurimento progressivo del conflitto basco attraverso azioni di guerriglia a macchia svolte da piccoli nuclei.
La tabella di marcia prevedeva tre momenti: il primo aveva come obiettivo la pubblicità dell’organizzazione; il secondo era volto alla preparazione delle condizioni favorevoli per commettere attentati; il terzo prevedeva l’accumulazione dei mezzi sufficienti per sviluppare la dinamica di azione. Tra i protagonisti più attivi di tutto ciò c’era sicuramente José Luis Zalbide.
La quinta assemblea si sviluppò in due momenti: la prima fase si svolse nel dicembre 1966 e la seconda nel marzo dell’anno successivo.
È in questa occasione che emerge la figura di Txabi Etxebarrieta come promotore di una linea nazionalista ancor più dura. Egli accusò apertamente Iturrioz di aver portato, con la sua linea marxista, a una ”spagnolizzazione” dell’ETA. Iturrioz e i suoi sostenitori vennero messi nelle condizioni di uscire dall’organizzazione, ma rivendicarono la legittimità di mantenere la sigla ETA. Da ciò si costituirono due gruppi: ETA berri (nuova) e ETA zarra (vecchia). Anche i ”culturalisti” si organizzarono autonomamente in una nuova formazione denominata Branka, lasciando la guida di ETA zarra ai ”terzomondisti”, mentre la ”berri” si fuse con il Movimiento Comunista de España. Coloro che rimasero all’interno del gruppo approvarono definitivamente la dinamica dell’azione scegliendo la via dell’indipendentismo con l’accordo di utilizzare anche la lotta armata per conseguire questo fine.
Di questo nuovo gruppo esecutivo fanno parte: Eskubi, Bareño, Edur Arregi, Madariaga, Emilio López Adán, Juan José Etxabe, Tabi Etxebarrieta, Jokin Gorostidi y Krutwig. Dopo questa assemblea aumentarono gli atti di sabotaggio e con loro il pugno duro del franchismo per intercettarli. Molti dirigenti dell’ETA furono arrestati o, Txabi Etxebarrieta, uccisi.
Della sesta assemblea, che portò alla scissione definitiva e alla formazione dell’ETA come noi la conosciamo, parleremo nel prossimo e ultimo appuntamento sul conflitto basco.
Fonti e Approfondimenti:
http://www.abc.es/especiales/eta/historia/index.asp
http://www.elmundo.es/eta/historia/
http://elojocritico.info/e-t-a-una-historia-mal-contada/
http://www.elcorreo.com/vizcaya/20100905/mas-actualidad/politica/historia-201009051500.html
La historia de la banda terrorista ETA: Cronología interactiva