Mario Giro è Vice Ministro agli Affari Esteri e candidato nel listino per il Senato nella circoscrizione di Salerno.
Partendo dal piano europeo il PD afferma di voler creare i cosiddetti Stati Uniti d’Europa e punta su un programma fortemente europeista. Ci può dire come pensate di realizzare questa proposta nelle varie sedi istituzionali europee e come volete procedere nei prossimi anni nel caso in cui il governo resti a guida PD?
L’Europa è il nostro destino, quindi procedere sulla via dell’unificazione, naturalmente per gradi, secondo me è necessario e vitale. Questo sembra evidente assistendo alle conseguenze dell’uscita di uno dei paesi membri: dopo due anni gli Inglesi non sembrano neanche più tanto convinti di volersene andare. Quindi è bene procedere come si è fatto fino ad oggi, ovviamente bisogna essere d’accordo e avanzare per gradi. Noi pensiamo che innanzitutto sia necessaria l’unione bancaria e la messa in comune del mercato unico e delle risorse. Lo stesso discorso va fatto per quanto riguarda la finanza in modo che ci sia armonizzazione dal punto di vista delle tasse. Quello che succede per esempio con la vicenda Embraco è un chiaro segno che non c’è ancora l’armonizzazione fiscale necessaria, di conseguenza si crea una competizione al ribasso. L’Europa deve portare ad un miglioramento delle condizioni. Chi non è d’accordo con la visione europea in realtà vuole portare tutto all’indietro: proporre di abbandonare l’Euro significa decrescita, significa perdere tutto quello che di buono è stato fatto finora. Gli Europei se vogliono contare devono essere uniti.
Rimanendo sul tema Europa nel 2003 è stato firmato il trattato di Dublino che il PD si propone di cambiare. Nella vostra visione come dovrebbe essere cambiato il trattato? Credete sia necessario condizionare i fondi europei al principio di solidarietà per esempio sul tema migranti?
Questa è l’idea, nel senso che non si può condividere solo la ricchezza e non condividere i problemi. La frontiera europea è unica, è una frontiera che vale per tutti, una frontiera esterna, quindi il trattato di Dublino non si può limitare a dire che gli impegni nei confronti dei migranti devono essere presi solo dai paesi di primo sbarco. Per questo noi dobbiamo cambiarlo. Va ricordato che il trattato di Dublino è stato firmato durante il governo Berlusconi.
Invece sempre rimanendo sul tema dei migranti nell’ultimo anno si è parlato di svolta Minniti e di gestione dei flussi. Il Ministero degli Esteri ha lavorato soprattutto sui rapporti coi paesi terzi. Pensate che questa sia la strada su cui bisogna continuare a lavorare, nonostante molti vi hanno mosso la critica sulle violazioni dei diritti umani in Libia. Come rispondete a questo critiche e cosa pensate riguardo la direzione futura da intraprendere?
Sappiamo bene quello che succede in Libia nei centri di detenzione per questo con la cooperazione stiamo finanziando un piano di interventi con le nostre ONG. Quello che noi vogliamo è svuotare i centri, convincendo i libici a lasciare andare queste persone e mi sembra che un po’ con gli aiuti umanitari che arrivano dall’Italia e un po’ con i rimpatri, questo si sta facendo. Non c’è un’altra soluzione. E’ necessario rendersi conto che in Libia la soluzione è difficile da trovare perché non c’è ancora uno stato ma 150 milizie, il che rende le cose purtroppo molto più complicate. Dal punto d vista generale continuiamo la nostra azione molto pratica e concreta che consiste nel siglare patti con paesi terzi riguardo ai rimpatri. Dall’altra parte stiamo cercando di fare tutto il possibile per trattenere in Africa i giovani candidati all’immigrazione. Trattenerli significa più cooperazione, più investimenti, più economia in modo che i giovani trovino futuro nel paese in cui vivono.
Rimanendo sul tema della cooperazione, dalle ultime valutazioni si è visto che molti paesi da cui proviene l’immigrazione siano restii a firmare accordi bilaterali sui rimpatri perché, in realtà, le rimesse che arrivano dai migranti in Europa siano molto maggiori dei fondi previsti per cooperazione. Lei pensa che vadano aumentati i fondi?
Innanzitutto adesso c’è un nuovo fattore da considerare. Le immagini della CNN e dei media sulla terribile condizione dei migranti trattati come schiavi stanno portando l’opinione pubblica africana a fare pressione sui propri leader riguardo a questo tema. Non possono più continuare a chiudere gli occhi e lasciare i cittadini in mano ai trafficanti. Di pari passo c’è il discorso sugli investimenti. Noi stiamo proponendo ai governi dei paesi africani di colmare il divario che vi è tra le rimesse e l’aiuto pubblico allo sviluppo con nuovi investimenti.Questo lo sta già facendo l’Unione Europea, su proposta italiana. Attraverso questa strategia sarà più conveniente anche per i governi dei paesi di partenza e sarà più facile siglare accordi.
Perfetto. Passando a uno dei temi che è stato centrale negli ultimi mesi della legislatura, che è quello dello ius soli, voi credete che lo ius soli sia una necessità? Pensate che sia stata un’occasione persa quella dell’ultima legislatura?
L’occasione è stata persa prima quando la Camera aveva votato lo Ius Culturae. È necessario infatti chiarire che va più considerato come Ius Culturae piuttosto che come ius soli. Una volta passato alla camera bisognava che passasse subito anche in Senato, invece si è perso tempo arrivando così agli ultimi tentativi che si sono rivelati inefficaci per l’assenza di una reale maggioranza. Dovevamo assolutamente farlo.
Credete che nella prossima legislatura ci sarà spazio di manovra per questo?
Lo auspichiamo, ma dobbiamo vedere prima i risultati elettorali.
Nel panorama politico si stanno muovendo delle proposte particolari. Pensiamo al centrodestra che propone la flat tax al 23% o la sinistra che propone l’abolizione delle tasse universitarie. Voi cosa ne pensate?
Tutte cose irrealizzabili. La flat tax è irrealizzabile e anche anticostituzionale in quanto la tassazione deve essere progressiva e legata ai criteri di giustizia.
Quindi credete che la progressività sia un valore che debba essere difeso e mantenuto?
La progressività è un fatto democratico importantissimo. Per prima cosa non è che tutti possono pagare le stesse tasse, ricchi e poveri. va detto che le tasse in Italia sono un pochino scese con questa legislatura, ma non basta. È necessario farle scendere ancora senza però distruggere i servizi che contribuiscono a finanziare. Questo è un dilemma che ci siamo posti e infatti abbiamo fatto proposte molto concret, molto puntuali, che non sono gridate tanto per fare propaganda come altre che stiamo sentendo. Se tutte le cose che la destra propone si realizzassero dovrebbero essere tirati fuori circa 100 miliardi che non abbiamo.
A proposito di università e di tasse universitarie, invece, secondo lei cosa va fatto?
La proposta di abolire le tasse universitarie ci pare ingiusta nei confronti degli studenti che hanno meno possibilità. Anche qui bisognerebbe intervenire in altro modo . L’università è un capitolo a parte sul quale noi facciamo proposte molto concrete. A me sembra, personalmente, che la riforma Gelmini abbia creato grande confusione. Questo tema non è stato affrontato in maniera integrale in questa legislatura, ma andrà fatto più avanti.
Parliamo ora di quello che è successo l’altro giorno in Ungheria. La Meloni, da Orban, ha chiesto il voto per il centrodestra perché è l’unica forza che difende i valori cattolici. Data la sua lunga esperienza da militante nel mondo cattolico, crede che queste radici cattoliche siano veramente a rischio?
Innanzitutto direi alla Meloni quello che lei ha detto a Salvini quando ha brandito il vangelo, “scherza coi fanti e lascia stare i santi”. Secondo, farebbe meglio a chiedere a Orban di prendersi la sua parte di migranti che aveva promesso di prendere. Mi sembra che Orban, in questo caso, stia facendo una politica contro l’Italia e che quindi quello che va a fare la Meloni omaggiandolo è una politica contro l’Italia.
Pensa che il PD possa portare avanti i valori cattolici e quelli tipici della sinistra che, alle volte, appaiono un po’ lontani tra di loro?
I temi che sono propri del mondo cattolico sono i temi della vita e della povertà. mi sembra che il PD in questa legislatura abbia fatto moltissimo contro la povertà, per esempio per la prima volta abbiamo una legge per il contrasto alla povertà, che non è sufficiente ancora, ma che prima non avevamo. La difesa dei valori cattolici come viene fatta da destra è spesso propaganda elettorale.
Dopo le elezioni bisognerà formare una maggioranza in grado di governare. Lei crede che il PD sarà protagonista? e pensa che si possano trovare alleati più verso sinistra o più verso il centro?
Aspettiamo il 4 marzo, mi dispiace ma ancora non so leggere la palla di vetro.
Be the first to comment on "Spiegami le Elezioni: intervista a Mario Giro, viceministro degli Esteri e candidato PD a Salerno"