È successo quello che tutti temevano, o speravano, ma che nessuno voleva ammettere a se stesso, per paura o per scaramanzia. I risultati di stanotte ci consegnano un paese molto diverso da quello del 2013. Il PD è crollato, ha tenuto fino ai primi exit-poll ma poi con le prime proiezioni e i dati reali si è capito che la soglia del 20% non sarebbe stata superata. Il Movimento Cinque Stelle ha stravinto superando quella soglia del 32% che lo definisce come prima forza politica del paese. La Lega e Matteo Salvini hanno trionfato con il 17,9% non solo contro la sinistra, ma anche nella battaglia interna al Centrodestra riuscendo, forse, a togliere di mezzo Berlusconi. Liberi e Uguali ha sancito il fallimento di una sinistra che sembra ormai incapace di parlare al paese e che si è fermata ad un misero 3,4%, almeno ha evitato la fine della Sinistra Arcobaleno.
Il Partito Democratico
Matteo Renzi ha fallito in tutto e per tutto. A partire dal referendum tutte le sue scelte sono state sbagliate, trasformando il suo ultimo anno di vita politica in un lento morire. Le fonti giornalistiche parlano di un Segretario Democratico disilluso durante la notte, che è arrivato ad accusare i nomi forti del partito di averlo fatto andare a sbattere volontariamente pur di riprendersi in mano il gruppo. Che questo sia successo o meno questa notte non è importante. La cosa sicura è che le urne hanno sancito il fallimento di un gruppo dirigente democratico con una precisa denominazione geografica, Firenze- Toscana, che negli ultimi 4 anni ha monopolizzato le scelte di un partito di centro sinistra che sembra essersi scordato cosa sia la sinistra e i valori della sinistra.
Il PD in questi anni ha fatto a gara di anti-sistema contro il Movimento Cinque Stelle, il principe dei partiti antisistema, e ha cercato di inseguire l’elettorato di centrodestra quando Salvini e Berlusconi stavano tornando a crescere. Un partito che non ha un’anima ben definita va a sbattere. Le colpe non sono solo di Renzi, ma sono principalmente sue e dell’establishment, locale e nazionale, del partito che ha cercato di innovarsi ma senza in realtà cambiare niente, solo annacquando le idee che sono alla base del Partito Democratico.
Adesso bisognerà capire cosa succede in Parlamento, Matteo Renzi si è fatto un drappello parlamentare a sua immagine e somiglianza. I leader negli uninominali rischiano particolarmente, sembra che cadranno teste importanti come Minniti e Franceschini, che molto probabilmente poi entreranno dal plurinominale. Adesso però la verità è che con un risultato così disastroso, la fiducia non deve essere data così scontata, soprattutto vedendo che il capitale politico di Renzi sembra essere terminato. Da questo dipenderà molto, perché un appoggio esterno del PD ad un governo del Movimento 5 Stelle non potrà mai essere dato da un PD a guida Renzi, ma neanche a guida Orlando. Dall’altra parte però si potrebbe aggiungere al danno la beffa che il NO del PD faccia da broker per un accordo Lega e Movimento 5 Stelle.
Il Movimento 5 Stelle
Il partito di Di Maio, ormai non si può più definirlo di Grillo, ha fatto il salto. Da movimento è diventato partito, da anti-sistema è diventato di sistema. Voglio chiarire subito che non c’è nessuno dato negativo o positivo è solo un dato oggettivo. Il Movimento che nel 2013 aveva candidato solo persone dal territorio, chiamate dai Meet up e votate sul web, questa volta ha costruito un gruppo parlamentare misto con persone esterne e interne. Ha scelto i propri tecnici della politica come si dice in gergo e questo lo ha tutti gli effetti trasformato in un partito. Il secondo dato è che un partito che la sera delle elezioni prende il 32% non può essere anti-sistema, deve essere un partito di sistema perché sarà lui a garantirne il funzionamento, qualsiasi sia il modo che usi per farlo.
Adesso si capirà se il Movimento sarà veramente in grado di governare. La prima prova che li aspetta sarà il 23 marzo con le elezioni dei presidenti di Camera e Senato. A partire da lì si capirà come vorranno agire. Marco Damilano, direttore dell’Espresso, ha affermato che si dovranno in qualche modo palesare: se sceglieranno di chiedere aiuto a sinistra si capirà che le tendenze di sinistra sono quelle che li definiscono politicamente, mentre invece se sceglieranno di allearsi a destra, immaginiamo con la Lega, allora vorrà dire che sarà quella la strada che vorranno percorrere.
Il Centrodestra
Il vero vincitore di questa tornata elettorale resta Matteo Salvini il quale è riuscito dove Alfano, Fini e Bossi hanno fallito: sconfiggere Berlusconi all’interno del Centrodestra. Adesso sarà lui nel caso probabilmente il premier incaricato, nonostante non ci sia una maggioranza. È riuscito a puntare sulla paura delle gente, ha chiesto il voto degli italiani per gli italiani e loro lo hanno seguito. È riuscito a svuotare anche in parte il bacino elettorale di Giorgia Meloni, che ha visto entrare la Lega prepotentemente nelle periferie romane, dove non si era mai vista.
Adesso bisognerà guardare bene quanti siano realmente i meriti di Salvini, quanti invece siano i meriti dei suoi governatori e i demeriti di Berlusconi. Quest’ultimo sembra essere arrivato al capolinea. Dentro Forza Italia ormai tutti spingono ad andare con Salvini, senza farsi tentare da eventuali sortite solitarie per attirare il mondo moderato, che sembra essere scomparso. Adesso la Lega avrà una grande maggioranza, ma Salvini dovrà guardarsi dagli uomini di Maroni e gli uomini di Zaia, i suoi caporali che probabilmente saranno pronti a cogliere la palla al balzo per accoltellare il giovane re. Pensare che la Lega sia Matteo Salvini, potrebbe essere un errore pericoloso.
Liberi e Uguali
Il partito di sinistra ha fallito malamente. Viste le potenzialità iniziali quel 3,4% fa ancora più male. Le scelte sembrano essere state sbagliate dall’inizio alla fine. A partire dalla campagna elettorale passando per la scelta del leader, la scelta delle liste e pure il simbolo pare non sia stato apprezzato. La moria dei leader negli uninominali, nonostante pure il PD abbia sofferto questa piaga, sembra essere un sintomo delle scelte sbagliate. Il partito non ha fatto quello che doveva, cioè tornare casa per casa, strada per strada anche perché nessuno ha ascoltato e seguito i giovani militanti. Questi ultimi si sono ritrovati a fare campagna per i vecchi leader che si sono tutti messi in liste sicure e con questo risultato infame si ritroveranno in parlamento. La sinistra sembra essere in cenere, potrà risorgere o rimanere lì.
Conclusioni
Questa tornata elettorale ha cambiato il paese. Il sistema elettorale non permetterà un un’immediata chiarezza dei possibili scenari. Cosa succederà non si sa, nei prossimi giorni avremo un quadro più chiaro, vedendo le intenzioni dei diversi leader.
(Un ringraziamento speciale va Francesco Betrò che ha curato la nottata elettorale)
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