È una primavera decisamente calda quella che la Francia sta vivendo in questo 2018, e non certo per il clima. Nel paese degli scioperi e dello spirito di ribellione sempre presente, il governo francese pare essersi inimicato diversi settori della popolazione. Alle contestazioni provenienti dal mondo universitario per i cambiamenti introdotti con la loi Vidal, si è aggiunta l’opposizione dei ferrovieri francesi contrari alla proposta di riformare il sistema ferroviario presentata a Marzo dal governo di Édouard Philippe.
La riforma ferroviaria
S’intitola «Per un nuovo patto ferroviario» la proposta di legge presentata lo scorso 14 marzo dal governo all’Assemblée Nationale. Alla base di questa iniziativa c’è l’intenzione di intervenire sulla politica dei trasporti con l’obiettivo di migliorare la mobilità dei cittadini francesi; ad essere toccato da questa riforma è stato in particolare il servizio pubblico ferroviario, ovvero l’SNCF. Tra le motivazioni espresse si può leggere l’intenzione di reinventare un modello efficiente nel quadro di un mercato aperto alla concorrenza.
Tale proposta segue il rapporto presentato da Jean-Cyril Spinetta, precedentemente alla testa del gruppo Air France, che mette in evidenza dei punti di difficoltà del sistema ferroviario francese, vittima di mancanza di investimenti (la rete ferroviaria francese è la seconda in Europa per le sue dimensioni). I punti nevralgici sono lo stato di manutenzione della rete ferroviaria nazionale, un costo di produzione in seno alla SNFC superiore del 30% rispetto a quelli delle imprese ferroviarie europee comparabili, e un crescente indebitamento, che risultava essere di 46,6 miliardi di euro alla fine del 2017 e si prevede arrivi a 62 miliardi nel 2026.
Tenendo conto degli obiettivi da realizzare, sono state individuate delle linee direttive da seguire. In particolare si vuol fare sviluppare l’organizzazione del gruppo pubblico ferroviario e la forma giuridica delle entità che lo compongono, modificare le condizioni di assunzione e gestione delle risorse umane e aprire alla concorrenza al fine di portare alla partecipazione di nuove imprese.
Ma quali sono i punti principali della riforma?
Per quanto riguarda il debito accumulato, principalmente dovuto alla costruzione delle linee ad alta velocità, a partire dal 2020, sarà preso in carico dallo Stato. L’apertura alla concorrenza sarà progressiva: le regioni, ad eccezione dell’Ile-de-France alla quale viene concessa un più largo margine di termine per via della sua situazione complessa, possono organizzare delle gare d’appalto a partire dal 2019 ma anche continuare ad attribuire direttamente i contratti alla SNCF fino alla fine del 2023, per una durata massima di dieci anni. Le stesse scadenze valgono per lo Stato che si occupa della gestione delle linee Intercités. Mentre per quanto riguarda la TGV, ovvero l’alta velocità, l’apertura è prevista a partire dal 2020.
Per quanto riguarda la forma giuridica della SNCF ovvero delle società che la compongono (SNCF che rappresenta la direzione, SNCF Mobilités che si occupa dei treni e SNCF Réseau che si occupa della rete ferroviaria), non si tratta di una privatizzazione ma piuttosto di una trasformazione della stessa in «società nazionale a capitali pubblici», ovvero si tratta di equilibrare la presenza di un’impresa pubblica in un contesto di aperta concorrenza.
Tra gli aspetti più sensibili della riforma e in particolare dell’apertura alla concorrenza si pone in evidenza lo statuto e il futuro dei ferrovieri del gruppo. Tale statuto è da più parti considerato «privilegiato». Questo verrà soppresso per i futuri assunti ma mantenuto per coloro che ne beneficiano attualmente. I ferrovieri potranno essere trasferiti dalla SNCF ad un’altra impresa ferroviaria, mantenendo però la garanzia d’impiego, il livello di rimunerazione, il regime speciale pensionistico e i «vantaggi» precedentemente accordati quali le facilitazioni di circolazione o l’accesso ai medici specialisti.
Tale riforma si inserisce nell’obiettivo di dare esecuzione alle direttive europee, in particolare in vista della data del 25 Dicembre 2018, fissata dalla Direttiva (UE) 2016/2370 del 14 Dicembre 2016, che modifica la precedente direttiva 2012/34/UE per quanto riguarda l’apertura del mercato dei servizi di trasporto ferroviario nazionale di passeggeri e la governance dell’infrastruttura ferroviaria. La Francia non ha infatti ancora aperto alla concorrenza nel settore ferroviario, rendendo la SNCF una società che detiene un vero e proprio monopolio del settore.
Per ora la proposta è stata adottata Martedì 17 Aprile dall’Assemblée Nationale a larga maggioranza. In particolare sono stati 454 i voti a favore su un totale di 577 deputati; l’esame al Senato è invece previsto per la fine di Maggio. Nel mentre continuano le negoziazioni con i sindacati e le manifestazioni dei dipendenti dell’SNCF, determinati a proseguire lo sciopero.
I ferrovieri rispondono con un lungo sciopero
Per contrastare il progetto di riforma della SNCF i sindacati francesi hanno, infatti, indetto uno sciopero di tre mesi dall’inizio di aprile al 28 giugno, provocando serie difficoltà nel traffico ferroviario francese. Tale modalità di sciopero particolare è stato definito “grève perlée”, ovvero sciopero perlato. In pratica il ritmo di lavoro è rallentato, il servizio disorganizzato senza fermarlo totalmente. Si tratta, infatti, di uno sciopero che prevede diciotto momenti lunghi due giorni ogni cinque di lavoro, ovvero ben 36 giornate di sciopero. Essendo tale modalità di sciopero ritenuta illegale, i sindacati continuano ad affermare che in realtà si tratta di diciotto scioperi separati. Dall’altra parte il Presidente di SNCF Guillaume Pépy ritiene che si tratta di un solo e unico movimento sociale. Lo stesso aveva dichiarato ad aprile che il costo dello sciopero si aggirava sui 20 milioni di euro al giorno, considerando anche il danno al trasporto delle merci per via ferroviaria.
Intanto proseguono le negoziazioni tra governo e sindacati. Lunedì 7 maggio il Primo Ministro Edouard Philippe ha incontrato i principali sindacati ferroviari CGT-Cheminots, Unsa ferroviaire, SUD-Rail e CFDT-Cheminots, che hanno invitato a continuare gli scioperi. Pur avendo accettato l’incontro, il governo non si è mostrato molto disponibile a cedere alle richieste presentate, sottolineando invece la propria determinazione a portare avanti i principali obiettivi della riforma.
I ferrovieri francesi hanno un ruolo importante e simbolico nella società transalpina, in quanto rappresentano, per certi versi, la classe operaia del paese. Per tale motivo nei loro confronti è più volte stata espressa la solidarietà da parte dei movimenti studenteschi che si opponevano e si oppongono tuttora alla riforma del sistema universitario. Tale vicinanza si ripresenta sull’onda dell’eredità di quell’avvenimento che fu il ’68, iniziato dalla proteste studentesche per poi coinvolgere anche le contestazioni del mondo operaio. Diverse manifestazioni hanno visto la partecipazione di questi due settori della società francese in un clima più ampio di opposizione e critica alle linee portate avanti dal Presidente Macron.
Fonti e Approfondimenti:
Le università francesi in protesta nell’anniversario del ’68
http://www.assemblee-nationale.fr/15/projets/pl0764.asp
http://www.rfi.fr/economie/20180219-france-reforme-sncf-est-jean-cyril-spinetta
https://www.sncf.com/fr/groupe/reforme-ferroviaire-2018-questions-enjeux-decryptages/info-ou-intox
http://leparticulier.lefigaro.fr/jcms/p1_1715410/sncf-le-calendrier-de-la-greve-jusquau-28-juin-2018
https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=CELEX:32016L2370&from=IT