Il Gruppo dei 77 e la presidenza della Palestina nel 2019

G77
@Kyat02 - Wikimedia Commons - CC BY-SA 3.0

Lo scorso luglio, la Palestina è stata designata alla guida del Group of 77 per il prossimo mandato di presidenza. Al momento questo ruolo è ricoperto dall’Egitto ed il cambio di vertice è previsto per gennaio 2019.

Tenendo presente le ultime decisioni statunitensi in relazione alla questione palestinese, quale la decisione di riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele e la più recente decisione di tagliare i fondi alla UN Relief and Works Agency (UNRWA) -agenzia dell’Onu che si occupa dei rifugiati palestinesi – è scontato intuire come la notizia di questa scelta abbia scosso non poco l’opinione pubblica, rappresentando una decisione coraggiosa e (inevitabilmente) soggetta a critiche, in particolar modo da parte dei due Stati che più si sono opposti alla Palestina a partire dalla seconda metà dello scorso secolo: Israele e Stati Uniti.

Danny Danon, rappresentante israeliano presso le Nazioni Unite, in una dichiarazione, ha affermato che “l’obiettivo originale del Gruppo dei 77 era quello di facilitare uno sviluppo economico per le nazioni sottosviluppate. Ed è ora un peccato trasformarla in una piattaforma da cui far partire la diffusione di bugie ed incitazioni.

La peculiarità della scelta (e motivo di tanto scalpore) dipende dal fatto che la Palestina non è formalmente riconosciuta dalle Nazioni Unite come Stato, ma detiene uno status di osservatore permanente come Stato non membro. Secondo l’art.4 della Carta dell’ONU, infatti, non può essere annoverato tra gli Stati delle Nazioni Unite, poiché non gode dell’approvazione – obbligatoria – di tutti i Membri Permanenti del Consiglio di Sicurezza, dal momento che gli Stati Uniti appongono sul suo ingresso il potere di veto. Sotto questa luce, la nomina della Palestina a futuro Stato-presidente del gruppo rappresenta un’ulteriore presa di posizione di non poco conto da parte della Comunità Internazionale. La Palestina ha accolto con molto piacere il compito, e l’ambasciatore palestinese presso le Nazioni Unite, Riyad Mansour, ha affermato che la Palestina agirà per l’interesse e in nome dei 135 paesi.

CHE COSA E’ IL G77?

Decidere di nominare la Palestina come futuro Stato a capo del Gruppo è stata una mossa molto attenta e mirata: ora illustreremo cosa sia il Gruppo dei 77, le ragioni della sua esistenza e a quando risale la sua creazione. Il G77 rappresenta la più grande organizzazione intergovernativa di Paesi in via di sviluppo all’interno del panorama delle Nazioni Unite. La sua nascita venne sancita il 15 giugno 1964, a Ginevra, alla fine della prima sessione della Conferenza delle Nazioni Unite sul Commercio e lo Sviluppo (UNCTAD), quando i rappresentanti dei 77 Stati  firmatari della “Dichiarazione congiunta dei 77 Paesi in via di Sviluppo” espressero il loro impegno  per la creazione di questa organizzazione. Pochi anni dopo, tra il 10 e il 25 ottobre 1967, fu convocata la prima riunione ministeriale del G-77 ad Algeri, sede in cui si adottò la Carta di Algeri, che è il primo documento volto all’istituzione ed allo sviluppo dell’intera struttura. L’organizzazione da allora in poi avrebbe potuto contare su uffici di collaborazione presenti nelle diverse agenzie e sedi dell’ONU, come ad esempio Vienna (UNIDO), Nairobi (UNEP), Ginevra (UNCTAD), Parigi (UNESCO), Roma (FAO) ed il G-24 a Washington, D.C. (IMF e Banca Mondiale).

Alla sua nascita, come è facilmente deducibile, si contavano 77 Paesi, ora diventati ben 135 (corrispondenti all’80% del totale della popolazione mondiale). A voler essere ancora più precisi, il nome corretto dovrebbe essere “Gruppo dei 77 e la Cina”, dal momento che quest’ultima partecipa alle riunioni, ma non è considerata uno Stato membro. In ogni caso, il raddoppiamento dei membri nel corso degli anni è stato, in primis, caratterizzato da una progressiva adesione di tutti quegli Stati che ottenevano l’indipendenza una volta concluso il processo di decolonizzazione.

Un ordine economico mondiale giusto rappresentava – e rappresenta ancora oggi – l’obiettivo dell’organizzazione e dei suoi membri, e la promozione di interessi economici collettivi tra questi Paesi è uno dei mezzi per poter permettere la realizzazione di un loro sviluppo efficace. La Dichiarazione Congiunta dei 77 Paesi in Via di Sviluppo riconosce, nella Conferenza ONU sul Mercato e lo Sviluppo, un passo significativo verso la creazione di questo nuovo ordine mondiale: una cooperazione “South-South” era, in ogni caso, necessaria.

Le possibilità del Group of 77 di far sentire il proprio punto di vista vanno oltre le risoluzioni e le decisioni prese in capo all’Assemblea Generale dell’ONU, e presso i diversi organi e agenzie specializzate; infatti, i 135 Paesi (come hanno dimostrato sin dalla prima riunione ad Algeri) possono produrre dichiarazioni congiunte, programmi di azioni e accordi sullo sviluppo.

LA STRUTTURA

Le modalità di funzionamento e azione vedono la suddivisione in diverse Sezioni, che agiscono in campi differenti, ad ognuno dei quali fa riferimento un portavoce che coordina le azioni del gruppo in quella determinata sezione. A capo di tutti i portavoce vi è la Presidenza che varia annualmente su base regionale, tra Asia-Pacifico, America Latina, Caraibi e Africa. L’evento di maggiore importanza per l’organizzazione è il South Summit, momento di decisione delle linee da intraprendere per l’intero gruppo. Ad oggi, si sono tenuti due South Summit, il primo all’Avana, tra il 10 e il 14 aprile 2000, ed il secondo a Doha, tra il 12 e il 16 giugno 2005. Sulla base del principio di rotazione regionale, il successivo avrebbe dovuto aver luogo in Africa nel 2010, ma non è stato trovato uno stato che ospitasse l’evento.

Inoltre, ogni anno – in concomitanza con l’inizio della regolare sessione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite – ha luogo anche l’incontro annuale dei Ministri degli Esteri degli Stati Membri del gruppo, ed (eventualmente) possono essere convocate anche riunioni periodiche per settore ministeriale. Nel corso dell’esistenza del gruppo, diverse manifestazioni importanti sono state organizzate: in particolar modo, si possono ricordare il 25° anniversario del gruppo, celebrato a Caracas nel giugno 1989, ed il 50° anniversario celebrato a Santa Cruz, nel giugno 2014, dove è stato sottolineato l’impegno e il contributo del G77 per la creazione di un mondo più giusto, equo e volto a pace e cooperazione. 

Come già delineato, il G-77 ha lavorato per più di cinque decadi al raggiungimento dello sviluppo dei Paesi membri, aderendo all’idea che le nazioni – piccole o grandi che siano – meritano la stessa voce all’interno del panorama mondiale. Ciò che ancora oggi unisce questi 135 Stati è una condivisione di eventi storici per sconfiggere l’oppressione esercitata dai più potenti, mirando alla libertà e solidarietà.

Parte attiva del Gruppo – all’interno del panorama diplomatico mondiale – è stata volta alla proiezione degli interessi di sviluppo del Sud del mondo, mirando a un dialogo globale che permettesse di analizzare questioni e proporre soluzioni alternative alle sfide dello sviluppo economico.

In conclusione, il Gruppo dei 77 comprende più dell’80% della popolazione mondiale, e circa i due terzi degli Stati membri delle Nazioni Unite. Questi dati sono importanti da tenere a mente perché dimostrano come la decisione di eleggere la Palestina alla presidenza del gruppo non sia un fattore da sottovalutare: il fatto che a nominarla sia stata la seconda organizzazione internazionale più grande nel mondo (preceduta solo proprio dalle Nazioni Unite) è un gesto esplicitamente volto verso una direzione precisa, purtroppo frenata da alcuni meccanismi in contrasto con lo spirito dell’ONU nel suo complesso ma, allo stesso tempo, permessi dall’ONU stesso.

FONTI E APPROFONDIMENTI

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