Le sorprese delle elezioni canadesi: i verdi e il Bloc Quebecois

Lo Spiegone
@LoSpiegone

Mentre gli occhi dei media canadesi e internazionali si concentrano sulla grande sfida tra Trudeau e Scheer, i quali senza ombra di dubbio sono i due contendenti alla guida del Canada in futuro, vi sono molte sfide interessanti alle loro spalle. 

La gara per il terzo posto sembra essere altrettanto interessante con un chiaro favorito, l’NDP di Janghmeet Singh, ma anche i Verdi di Elizabeth May e il parto indipendentista del Quebec stanno affrontando un periodo storico che cambierà il volto politico del Paese e potranno essere le sorprese, in positivo e negativo delle elezioni del 21 ottobre.

I Verdi

Il partito di Elizabeth May sta vivendo il suo periodo migliore nella storia del Canada. I sondaggi d’opinione mostrano infatti molto chiaramente che la questione ambientale ha scalato la lista delle priorità dei canadesi, assestandosi nella top three su base nazionale e al primo posto tra le priorità dei giovani.

Il partito ha passato un anno glorioso in tema di elezioni. È riuscito a inserire 17 deputati a livello statale e a conquistare il suo primo seggio nel parlamento nazionale con l’elezione suppletiva nelle isole del Nord Est. Un traguardo incredibile che ha cambiato il volto della politica canadese.

Da dove deriva il sostegno ai Verdi e come fanno ad avere tutto questo successo? Il fatto di essere un partito tematico legato a una questione che riceve così tante attenzioni in Canada sta giocando un ruolo fondamentale. Allo stesso tempo però è la posizione oltranzista che i Verdi hanno adottato sul tema che sta portando loro un consenso altissimo tra i giovani. Elizabeth May ha detto con chiarezza che se lei fosse capo del governo il petrolio non verrebbe più estratto in Canada e l’economia andrebbe portata in pochi anni verso la totale decarbonizzazione. 

Nonostante i bersagli dei Verdi siano Trudeau e Scheer, quello che più viene colpito dalla loro campagna è il leader di sinistra Janghmeet Singh. I sondaggi parlano chiaro: infatti dai numeri pare che i Verdi stiano veicolando una massiccia fetta del voto democratico verso di loro. Questo però non sembra essere un bene per i due partiti che vedono diminuire le loro chance di vincere seggi nel sistema maggioritario del Canada.

I giovani e gli abitanti delle zone più minacciate dal cambiamento climatico sono infatti gli obiettivi principali della campagna dei Verdi. Le isole atlantiche sono infatti il territorio più solido e più proficuo per le campagne della May insieme al Quebec,  il quale da anni vive una crisi di identità politica molto forte.

Restano due grandi problematiche per i Verdi. La prima è rappresentata dal voto utile per cui il partito ha sempre sofferto. In Canada è infatti facile capire, confrontando i sondaggi di opinione con i sondaggi reali, che vi è una forte tendenza nell’urna a convergere verso uno dei partiti canonici, a meno che non si parli di partiti indipendentisti. Vari studi hanno analizzato il fenomeno: molti elettori che arrivano alle urne convinti di votare Verdi alla fine propendono per i Liberali o per i Democratici.

Tolta la questione del voto utile vi è infatti un ultimo limite dei Verdi canadesi: quello delle tematiche e programmi estremamente circoscritti al tema ambientale. Il 12 settembre la May parteciperà al primo dibattito nazionale e dovrà rispondere a delle domande rivolte all’intera nazione. Allora sapremo se il partito ha fatto quel salto di qualità che gli serve per diventare la nuova sinistra canadese.

Il partito indipendentista del Quebec

Se i Verdi potrebbero essere la sorpresa positiva delle elezioni federali del 21 Ottobre, il Bloc Québécois potrebbe invece essere di gran lunga la delusione più grande di questa tornata.

Il partito indipendentista ha perso molto slancio come tutta l’intera questione dell’indipendenza. Fino agli anni del primo ministro Harper che si opponeva duramente a qualsiasi forma di autonomia, gli indipendentisti avevano per opposizione a lui il vento in poppa. L’arrivo di Justin Trudeau ha invece cambiato le strategie. Il giovane primo ministro ha infatti aperto tavoli di discussione, rispetta profondamente la cultura francese ed si attiene ossequiosamente al principio del bilinguismo. 

L’ascia di guerra è stata quindi sotterrata e come tutti i partiti nati per una certa issue, quando essa scompare tendono a scomparire anche loro. Il Bloc Québécois ha un elettorato molto avanti negli anni e non riesce, viste le sue posizioni, ad attrarre i giovani. Ha infatti delle posizioni molto dure in tema di aborto, di procreazione e resta quindi identificabile con l’etichetta di conservatore. 

La realtà che gli si pone davanti è dunque molto ostica. Mentre infatti i giovani del Quebec scelgono in larga parte il sorriso del giovane primo ministro e le idee radicali dei Verdi, allo stesso tempo gli anziani guardano sempre di più verso Andrew Scheer. La politica di apertura verso l’autonomia del nuovo leader conservatore ha messo infatti in scacco gli indipendentisti, lasciandoli di fatto senza armi politiche.

Le proiezioni danno agli indipendentisti circa 14 seggi, che dovrebbero essere posizionati nella parte più battagliera del Quebec. L’unico scenario che potrebbe premiare il piccolo partito indipendentista sarebbe quello di un governo di minoranza conservatore bisogno di voti indipendentisti per governare. Se da una parte questo scenario potrebbe essere una benedizione per i 14 deputati, potrebbe altresì significare la morte del partito stesso, il quale si alleerebbe con il suo storico nemico per l’indipendenza correndo il rischio di esserne fagocitato.

Fonti e approfondimenti:

  1. Maclean’s, Philippe J. Fournier, This week’s 338Canada projection: Is the NDP on the verge of collapse?, 2 Settembre 2019. 
  2. Maclean’s, Paul Wells, What Elizabeth May wants to do with Canadian oil, 18 Giugno 2019. 

 

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