Il Senegal rappresenta un ulteriore esempio di Paese africano in cui gran parte delle proprie commodities è destinata all’esportazione piuttosto che al consumo locale. In particolare, il Senegal è uno dei protagonisti della produzione e del commercio delle arachidi a livello globale. Così come in molti altri Paesi del continente, l’agricoltura e la produzione di materie prime hanno un peso rilevante nell’economia senegalese, influendo sulla vita di milioni di cittadini.
Nel 2016, in Senegal, l’agricoltura aveva un peso sul PIL del 19% circa, assorbendo la metà della forza lavoro totale. Quasi il 50% della popolazione vive in aree rurali e, di questa, l’80% è impiegata in agricoltura. La sola coltivazione di arachidi occupa poco più del 40% delle terre coltivate, assorbendo gran parte degli investimenti e delle attenzioni nazionali. Allo stesso tempo l’agricoltura di sussistenza che produce miglio, manioca e riso, destinati all’uso interno, non riesce a ricevere una quantità adeguata di finanziamenti e il Paese si vede costretto a importare una grande quantità di generi alimentari di prima necessità.
Come accade spesso nei contesti dei Paesi africani, la quasi totalità delle coltivazioni è su piccola scala, caratterizzata dal lavoro di aziende agricole a gestione familiare, che pratica per lo più agricoltura di sussistenza e la cui irrigazione dipende, quasi completamente, dalle piogge.
Storia della produzione di arachidi
Il motivo per cui il Senegal si è specializzato nella produzione di arachidi va ricercato durante il periodo della colonizzazione francese. I colonizzatori, infatti, imposero al Paese, così come in altre colonie, di specializzarsi nella coltivazione di un singolo prodotto che in madrepatria non si sarebbe potuto coltivare per motivi prevalentemente climatici. Il commercio di tali commodities, in questo caso le arachidi, permise alla Francia di arricchirsi, destinando il prodotto al mercato europeo e a quello internazionale. Altri esempi di specializzazione dell’agricoltura in Africa si ritrovano in Etiopia, con il commercio di caffè, o in Ghana, con quello del cacao.
La produzione di arachidi in Senegal si diffuse a partire dalla seconda metà dell’Ottocento, inizialmente nei territori settentrionali del Cayor e del Walo e, dunque, nelle aree centrali del Baol e meridionali della Casamance. Dopo l’indipendenza del Senegal, avvenuta nel 1960, l’arachide è rimasta la monocultura nazionale, prodotto di punta di un’economia prevalentemente agricola.
La produzione delle arachidi
La semina delle arachidi inizia durante l’hivernage, la stagione delle piogge; quando questa termina è il momento della raccolta. Il raccolto che non viene utilizzato per la nuova semina è destinato all’autoconsumo e alla vendita. I contadini hanno la possibilità di vendere le arachidi secondo un prezzo fissato dal CNIA (Comitato Nazionale Interprofessionale dell’Arachide), sulla base del valore della commodity sul mercato globale e sui suoi costi di produzione. Attualmente il prezzo è stato fissato a 250 Franchi CFA al chilogrammo. Solitamente, il raccolto viene venduto ai grandi acquirenti provenienti dalla capitale Dakar e dagli altri centri urbani del Paese. In alternativa, le arachidi vengono cedute a piccoli acquirenti, prevalentemente donne, che poi si occupano di rivenderle “al dettaglio” nelle strade delle città.
L’unità di misura con cui vengono quantificate le arachidi sono i “sacchi di riso”. Generalmente il valore dei sacchi più piccoli di 50 kg è di 12.000 Franchi CFA, vale a dire circa 18 Euro; quelli più grossi tra i 23 e i 27 Euro.
La crisi della produzione di arachidi
Negli anni Sessanta il Senegal era il primo esportatore al mondo di tale frutto, che a sua volta rappresentava il primo prodotto di esportazione del Paese. Dopo alcuni decenni di politiche e gestioni agricole inefficienti, tale commodity si trova ora al quarto posto tra i prodotti d’esportazione.
La svalutazione del prezzo delle arachidi a livello internazionale, a partire dagli anni Ottanta, fu il colpo di grazia per il Senegal, che stava già attraversando un periodo di crisi economica, anche a causa della siccità che colpì il Paese nel decennio precedente.
La filiera di produzione delle arachidi è tuttora in uno stato di crisi, che si manifesta con una diminuzione della produzione, con la continua degradazione delle attrezzature agricole e delle terre coltivate. Questa specializzazione dell’economia agricola senegalese, infatti, ha avuto un ulteriore effetto negativo: i terreni utilizzati per la sola coltivazione delle arachidi vedono un progressivo impoverimento, a causa della coltivazione intensiva di un solo prodotto. Questa degradazione delle terre, a cui si aggiunge la volatilità del prezzo della commodity, influenza negativamente tutta quella fascia della popolazione che si trova legata all’agricoltura e, soprattutto, alla produzione di un unico prodotto. Le conseguenze che ne derivano si manifestano in una diffusa povertà, soprattutto nelle zone rurali. A questo si aggiungono gli effetti derivanti dal cambiamento climatico, in particolare la diminuzione di piogge.
Le varietà e la qualità delle arachidi
Esistono differenti varietà di arachidi in base all’uso e alla filiera alimentare a cui saranno destinate. In Senegal solo una piccola parte delle arachidi prodotte è destinata al mercato locale, sia come frutto sia come ingrediente per la produzione di olio. La maggior parte viene esportata per la produzione di olio o burro, usati in grande misura nel resto del mondo. Quindi, per mantenere la propria competitività sul mercato globale di arachidi, per i produttori locali diventa estremamente importante produrre e vendere una varietà di questo frutto, che può essere destinata alla loro produzione.
Da qui emerge una sorta di circolo vizioso nella filiera produttiva: la degradazione del suolo causata dalla coltivazione intensiva ed esclusiva delle arachidi provoca una degradazione delle arachidi stesse. La qualità sempre più scarsa delle terre e del frutto rende le arachidi sempre meno adatte per la produzione di olio. Ne deriva il bisogno di dover coltivare e raccogliere quantità sempre maggiori di arachidi per produrre la stessa quantità di olio. Ciò conduce a una diminuzione del valore del prodotto, che va ad aggravare le economie delle piccole aziende agricole a gestione familiare delle aree rurali del Paese.
Infine, l’esportazione quasi totale di questa commodity fa sì che i senegalesi ne abbiano una limitata quantità per l’uso interno e che vengano, quindi, importate grandi quantità di oli più grezzi, il cui prezzo sul mercato è più basso di quello dell’olio di arachidi, per il fabbisogno alimentare interno.
La produzione e il consumo di arachidi a livello mondiale
Al giorno d’oggi il Senegal si deve confrontare con tre grandissime economie per quanto riguarda la produzione e l’esportazione di arachidi: gli Stati Uniti, la Cina e l’India. Questi tre Paesi sono al momento i più grandi produttori e consumatori di arachidi al mondo. In tutti e tre i casi la produzione di questo frutto riesce a soddisfare abbondantemente il consumo interno. Solo ciò che non viene consumato internamente viene esportato. Le esportazioni di arachidi statunitensi, cinesi e indiane rappresentano, su scala globale, un aumento della competitività del commercio di tale commodity, che può aggravare la già fragile situazione economica del Senegal.
Dall’altro lato, i principali importatori di arachidi sono l’Indonesia, i Paesi Bassi, la Germania, il Regno Unito e il Messico. Alcuni di questi Paesi, come per esempio i Paesi Bassi, importano questo frutto per esportarlo a loro volta, a un prezzo maggiore, dopo averlo lavorato e processato.
Le esportazioni di arachidi senegalesi: l’importanza della Cina
Le arachidi occupavano, nel 2018, il quinto posto tra i prodotti esportati dal Senegal. La Cina ne è il principale, e quasi esclusivo, importatore, rappresentando circa il 97% della destinazione della commodity senegalese. Il Senegal gode di questa esclusività sul mercato cinese grazie all’esenzione da una serie di tasse doganali, che toccano le importazioni provenienti da altri Paesi, come per esempio gli Stati Uniti. Così facendo, il Senegal può beneficiare di un vantaggio circoscritto alla Cina sugli altri produttori mondiali di arachidi. Nell’annata 2018/2019, le importazioni senegalesi hanno fornito il 69% della domanda di importazione cinese di arachidi.
L’entrata in scena della Cina nel mercato globale delle arachidi ha fatto sì che il governo senegalese sospendesse, dal 2017, la tassa sulle esportazioni di questo frutto. Questo perché la Cina, che rappresenta il principale acquirente di arachidi per il Senegal, paga le arachidi senegalesi a un prezzo maggiore rispetto a quello fissato dal CNIA.
La mano della Cina rappresenta per i produttori locali un elemento positivo, in quanto permette di aumentare le esportazioni e, quindi, la produzione di arachidi. D’altro canto, però, destinare la quasi totalità della produzione di questa commodity per il mercato cinese ha messo in crisi gli acquirenti locali, in particolare le filiere produttive di olio di arachidi. Questi non trovano più la materia prima utile alla loro produzione e si trovano, di conseguenza, in uno stato di crisi. Potranno essere lo Stato e il CNIA ad avere un ruolo importante nella gestione della filiera produttiva delle arachidi, imponendo un blocco parziale delle esportazioni per favorire la ripresa delle imprese di produzione di oli.
Fonti e approfondimenti
Senegal: sospesa tassa sull’esportazione di arachidi, africaeaffari.it, 22/12/2017.
Présentation de la filière. Portail agroalimentaire du Sénégal, Agroalimentaire.sn.
Arcoria A., L’economia rurale senegalese: tra arachidi e cotone, Sud Life, 12/10/2019.
Le Sénégal maintient sa suprématie sur le marché chinois de l’arachide, Commodafrica, 19/3/2020.
De Michele L., Arachide, monocultura senegalese, Africarivista.it, 3/9/2020.
Gecit J., Au Sénégal, les exportations progressent de 18,9 % en 2019 avec une bonne performance des arachides, Commodafrica, 4/9/2020.
Gecit J., La Chine perturbe considérablement la campagne arachidière sénégalaise, Commodafrica, 17/1/2020.
Polishing peanuts: the senegalese groundnut story, gro-intelligence.com, 20/2/2015.
WTO, Trade policy review. Annex 7 Senegal, 2017.
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