Nel maggio del 2021, sono stati ritrovati i resti di 215 bambini in una fossa comune presso l’ex scuola residenziale indiana Kamloops, nella Columbia Britannica. Poche settimane più tardi, sono state ritrovate ben 751 tombe anonime in un’altra scuola a Marieval nel Saskatchewan. Ancora, nel mese di luglio, vi è stato un ultimo ritrovamento di 182 tombe nei pressi dell’ex scuola residenziale della missione di Sant’Eugenio vicino a Cranbrook.
Queste scoperte hanno riportato alla luce una pagina molto triste della storia del Canada, per cui le popolazioni indigene si battono da moltissimi anni, al fine di capire cosa sia realmente accaduto ai propri cari.
Le scuole residenziali e l’assimilazione della cultura dominante
Queste strutture videro luce alla fine del XIX secolo e costituirono una vera e propria rete di collegi sponsorizzati dal governo canadese e amministrate per lo più dalla Chiesa cattolica, dalla Chiesa anglicana e dalla Chiesa unita del Canada.
Centotrenta strutture hanno operato in Canada tra il 1831 e il 1996, anno di chiusura della Gordon Residential School di Punnichy, nella Provincia di Saskatchewan. Secondo le stime, il 30% dei bambini aborigeni canadesi (First Nation, Inuit e Métis), cioè circa 150.000 minori, sono stati collocati nelle scuole residenziali a livello nazionale. Le scuole, sparse in tutto il Paese, avevano il deliberato scopo di sradicare la cultura e le lingue delle popolazioni indigene del Canada.
A partire dal 1870, per ragioni molto diverse, sia il governo federale che le Plains Nations volevano includere nei trattati interni delle disposizioni che riguardassero l’istruzione. Mentre il primo puntava a togliere bambine e bambini dall’influenza delle loro famiglie e della loro cultura per allontanarli definitivamente da queste, i leader indigeni speravano che la scuola euro-canadese aiutasse i giovani della loro comunità ad apprendere come vivere in un mondo dominato dai nuovi arrivati. Con l’approvazione del British North America Act nel 1867 e l’attuazione dell’Indian Act (1876), il governo si impegnava a fornire un’istruzione ai giovani indigeni e a integrarli nella società canadese. Le storie delle famiglie che da decenni cercano di scoprire cosa è accaduto ai propri cari e i recenti ritrovamenti provano che queste scuole non fossero affatto ciò che i capi indigeni speravano.
Come successo per gli Aborigeni australiani, le testimonianze raccontano che i bambini siano stati allontanati dalle loro famiglie e la loro cultura sia stata denigrata e disprezzata. In alcuni casi veniva proibito agli studenti di parlare la loro prima lingua, anche nelle lettere ai genitori; venivano spogliati dei loro abiti tradizionali e dotati di divise nuove, nomi nuovi, se necessario.
Abusi, violenze e morte
Molti ex studenti hanno dichiarato di aver subito abusi nelle scuole residenziali. La rigidità e l’eccessiva disciplina degli insegnanti portavano spesso a punizioni sproporzionate, compreso l’abuso fisico. In alcuni casi, i bambini sono stati pesantemente picchiati, incatenati o imprigionati. Inoltre, alcuni membri del personale erano predatori sessuali. Quando le accuse di abusi sessuali sono state avanzate da studenti, genitori o dallo stesso personale di queste scuole, la risposta del governo e dei funzionari della chiesa è stata, nella migliore delle ipotesi, inadeguata. La polizia veniva contattata raramente e, anche se i funzionari del governo o della chiesa decidevano che la denuncia era fondata, la risposta consisteva semplicemente nel licenziare l’autore del reato.
A causa degli abusi, delle deprivazioni e delle violenze fisiche, numerosi bambini sono morti. Come dimostrato dai recenti ritrovamenti, i dati sono ancora piuttosto incompleti, ma secondo la Truth and Reconciliation Commission (TRC), circa 6.000 bambini sono deceduti all’interno delle strutture.
Verso la chiusura delle scuole
Ben presto gli indigeni cominciarono a protestare contro il regime in vigore nella maggior parte delle scuole residenziali. Alcuni bambini si rifiutarono di collaborare e sabotarono le attività, rubarono cibo e provviste o scapparono. Negli anni ’40 era ormai ovvio che le scuole erano inefficaci e le proteste indigene hanno contribuito a garantire un cambiamento.
Nel 1969, intervenne il Bureau of Indian Affairs, che pose fine al coinvolgimento della Chiesa, decidendo infine di eliminare gradualmente le scuole, decisione che ha trovato la resistenza della Chiesa cattolica, la quale riteneva invece l’istruzione segregata come l’approccio migliore per i bambini indigeni. Nel 1986, la maggior parte delle scuole era stata chiusa e finalmente, dieci anni dopo, anche l’ultima di queste strutture chiuse i battenti.
Situazione attuale
Il governo federale si è scusato formalmente con la popolazione nativa nel 2008. Il primo ministro Stephen Harper fece delle scuse pubbliche per conto del governo del Canada. Pochi giorni prima fu istituita la Commissione Verità e Riconciliazione per le scuole residenziali indiane con il compito di scoprire la verità sui fatti. La commissione ha raccolto le dichiarazioni dei sopravvissuti attraverso incontri istituzionali pubblici e privati a vari eventi locali, regionali e nazionali di tutto il Canada. Le recenti scoperte hanno però spinto gli attivisti indigeni a chiedere un’ indagine indipendente, e si profila la possibilità di arrivare a formulare accuse penali contro i principali responsabili, tra le fila di governo e della Chiesa.
Il primo ministro, Justin Trudeau, si è impegnato a intraprendere “azioni concrete” per aiutare le comunità indigene nelle loro ricerche, e ha formalmente chiesto alla Chiesa Cattolica di riconoscere formalmente quanto accaduto. Si prevede però che i costi supereranno di gran lunga i soldi offerti dal governo, e, per ovvi motivi, gli attivisti diffidano delle istituzioni. Secondo quello che riportano i quotidiani canadesi infatti, una precedente richiesta di finanziamenti per la ricerca delle tombe dei bambini scomparsi venne respinta nel 2009.
Nel frattempo, il numero di ritrovamenti di tombe di coloro che sono morti frequentando le scuole residenziali continua ad aumentare. Gli attivisti indigeni, tra cui figurano alcuni archeologi, sono al lavoro per trovare e identificare i resti di bambini scomparsi. Il processo, lungo e complesso, è fatto non solo di ritrovamenti, ma anche di analisi forensi, lavoro d’archivio e confronto con gli anziani indigeni sopravvissuti, custodi della memoria delle comunità.
Fonti e approfondimenti
Austen I., The Indigenous Archaeologist Looking for Residential School Graves in Canada – The New York Times (nytimes.com), 30/07/2021.
Haaland, Deb, My grandparents were stolen from their families as children. We must learn about this history, The Washington Post, 11/06/2021.
Hanson E., Gamez D., Manuel A., The Residential School System, Indigenousfoundations.arts.ubc.ca, 09/2020.
Internazionale, I bambini indigeni scomparsi nei collegi del Canada, The New York Times, 9/12/2021.
Marshall T., Gallant D., Residential Schools in Canada, The Canadian Encyclopedia, 01/06/2021.
Nichols, K.L., Archaeology’s Role in Finding Missing Indigenous Children in Canada (sapiens.org, 29/09/2021.
Parrott, Z., Government apology to former students of Indian Residential Schools, The Canadian Encyclopedia, 14/07/2014.
Canada: 751 unmarked graves found at residential school, BBC, 24/06/2021.
Canada Reaches agreement to compensate indigenous children taken from families, CNN, 05/01/2022.
Subramanya, Rupa, Il silenzio e le discriminazioni contro gli indigeni Canadesi, National Post, tradotto da Internazionale, 10/06/2021.
Voce, A., Cecco L., Michael C., “Cultural Genocide”: the shameful history of Canada’s residential schools-mapped, The Guardian, 06/09/2021.
Editing a cura di Matilde Mosca
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