Il volume di scambi commerciali attuale tra Russia e America latina è sessantaquattro volte inferiore a quello tra America latina e Stati Uniti e circa ventisei volte minore di quello con la Cina. Nonostante ciò, la Russia riesce comunque a ricoprire un ruolo importante per la regione grazie ai suoi interventi in settori specifici come l’export di armi, il settore energetico e tramite la diffusione di propaganda.
Propaganda russa in America latina
La diffusione di media controllati dal Cremlino nella regione ha raggiunto livelli importanti. RT en Español conta oggi circa 18 milioni di seguaci su Facebook e 3.5 milioni su Twitter, mentre Sputnik Mundo, un’agenzia di stampa di proprietà del Cremlino, arriva a centinaia di migliaia di latinoamericani. Questi numeri sono maggiori rispetto alla quantità di seguaci e ascoltatori delle versioni inglese degli stessi media che trasmettono in altre parti del mondo, segno che la strategia russa di propaganda sta prendendo piede in America latina con particolare efficacia.
Il termine propaganda si riferisce a una “forma di persuasione caratterizzata da campagne di massa, spesso parziali e basate sulla paura, che mirino a sovvertire processi razionali e a creare opinioni distorte”. In America latina, questi processi di persuasione vengono portati avanti da media come Russia Today (RT), Sputnik Mundo e Ria Novosti, spesso tramite canali dedicati al pubblico latino-americano come con RT en Español. L’obiettivo principale è quello di fornire appoggio mediatico ai propri alleati regionali (Venezuela, Nicaragua e Cuba) e di screditare gli Stati Uniti nel loro “near abroad”.
La strategia di disinformazione russa diffusa dai propri canali nella regione viene complementata da collaborazioni con altri media, sia latinoamericani che internazionali, come TeleSur del governo venezuelano o HispanTV del governo iraniano. Allo stesso tempo, i media controllati dal Cremlino fanno affidamento su piccoli outlet latinoamericani locali che ne ripubblicano le notizie, in modo da penetrare nello spazio mediatico nazionale con maggiore capillarità.
La principale differenza con il resto dei media internazionali presenti nella regione sta nell’indipendenza dei mezzi di comunicazione. Media come Russia Today mantengono legami diretti con il Cremlino e funzionano da veicolo per l’avanzamento degli obiettivi di politica estera della Russia. La dipendenza dal governo russo di RT o Sputnik va al di là della ricezione di finanziamenti per le attività di informazione, come avviene per altri media stranieri che ricevono fondi ma che rimangono editorialmente indipendenti allo stesso tempo. Nel contesto delle strategie di controllo dell’informazione attuate dal governo russo, questi canali di proprietà del Cremlino non rappresentano outlet di informazione indipendenti, bensì fungono da cassa di risonanza delle politiche e delle visioni el governo russo, come dimostra la disinformazione sulla guerra in Ucraina.
Invasione dell’Ucraina, la disinformazione attraversa l’Atlantico
In America latina, l’opera di disinformazione riguardante l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia è iniziata ben prima del ventiquattro febbraio 2022. Sin dal 2014, notizie false riguardanti l’invasione della Crimea e il conflitto in Donbass erano già riuscite a farsi strada fino alla regione latinoamericana. Nei mesi immediatamente precedenti all’invasione, si è però registrato un aumento nella diffusione di notizie false sull’Ucraina e un incremento delle interazioni social sull’argomento.
A causa della rilevante diffusione dei media nell’area, il fenomeno attuale è ancor più evidente. All’inizio dell’invasione, RT en Español era il terzo canale più condiviso su Twitter per informazioni riguardanti la guerra, più della CNN o della BBC. Le informazioni diffuse comprendevano giustificazioni dell’invasione, definita “necessaria per contrastare movimenti neo-nazisti nel Paese”. Allo stesso modo, i media controllati dal Cremlino nella regione hanno divulgato notizie sulla presunta presenza di bio-laboratori finanziati dagli Stati Uniti volti alla ricerca nell’ambito delle armi chimiche e batteriologiche, notizia poi sfatata da diversi media internazionali.
Il fine di queste campagne di disinformazione è duplice. Da un lato, sono volte a legittimare le azioni del governo russo sulla scena internazionale, come nel caso dell’invasione e con attacchi rivolti direttamente a Volodymyr Zelenskyy. Dall’altro, l’intenzione è quella di screditare l’appoggio dei propri avversari geopolitici, in particolare gli Stati Uniti.
Propaganda e dibattito pubblico
Le conseguenze della campagna di disinformazione russa non si limitano alla guerra. Gli effetti di disinformazione, fake news, bot e teorie della cospirazione sui processi democratici sono ampiamente documentati. Gli effetti della propaganda russa in America latina sono particolarmente visibili nei network d’informazione dei tre stretti alleati regionali nel Cremlino, ovvero Venezuela, Cuba e Nicaragua. Secondo Maria Virginia Marin, fondatrice del servizio venezuelano di monitoraggio dei social network ProBox, in questi Paesi l’influenza dei media del Cremlino è agevolata poiché “censura, propaganda e disinformazione sono già fortemente istituzionalizzate”.
Secondo il report annuale World Press Freedom Index 2022 di Reporters Senza Frontiere, anche in America latina la qualità del dibattito pubblico si è deteriorata negli ultimi anni. Il Nicaragua ha perso trentanove posizioni rispetto all’anno precedente e si classifica al 160esimo posto, mentre El Salvador e Brasile si posizionano rispettivamente al 110 e 112esimo posto. Il Messico rimane il Paese più pericoloso per i giornalisti, come dimostra anche l’elevato numero di giornalisti uccisi dall’inizio dell’anno, e rimane al 127esimo posto.
Le cause di questo peggioramento sono molteplici, complesse e non possono certamente essere ridotte al ruolo che la propaganda dei media del Cremlino ha in America latina. Tuttavia, come dimostra lo sforzo attualmente in atto per mobilitare l’opinione pubblica a favore della guerra in Ucraina anche aldilà dell’Atlantico, l’effetto della disinformazione di RT en Español e di Sputnik Mundo sul dibattito pubblico nella regione non deve essere sottovalutato. La portata raggiunta da questi canali, nell’ordine dei milioni, ne rappresenta un’ulteriore testimonianza.
Censura o contrasto alla disinformazione?
La reazione dei governi europei alla campagna di disinformazione sulla guerra in Ucraina non si è fatta attendere. L’iniziativa è stata promossa a livello regionale dall’Unione europea, tramite la Commissione, che ha deciso di proibire la diffusione di notizie da media come RT e Sputnik. Il ban è entrato in effetto lo scorso marzo, dopo l’annuncio della presidente Ursula von der Leyen: “we will ban the Kremlin’s media machine”. Ancora prima dell’invasione, alcuni Paesi dell’Unione come la Germania avevano approvato sanzioni aggiuntive a livello nazionale. Infatti, la Commissione per le licenze e supervisione dei media (ZAK) aveva dichiarato che RT non era in possesso delle licenze necessarie per poter trasmettere i propri programmi in suolo tedesco.
In America latina, la situazione è differente. Considerata la distanza geografica tra le due regioni, e quindi dalla guerra, le conseguenze del conflitto si ripercuotono con diversi livelli d’intensità. Anche l’esigenza di rispondere alla campagna di disinformazione sulla guerra è, di conseguenza, minore. Ulteriori fattori che impediscono azioni legislative contro RT e Sputnik in America latina si possono individuare nella maggior presa che questi media hanno sui rispettivi settori d’informazione. RT en Español e Sputnik Mundo hanno un seguito esponenzialmente maggiore rispetto ai loro corrispettivi in inglese che trasmettevano in Europa e lo sforzo necessario a un eventuale divieto sarebbe ancor più grande.
Allo stesso modo, la mancanza di un organismo istituzionale regionale capace di raccogliere il consenso necessario per un divieto ai media legati al Cremlino rende qualsiasi azione contro di essi, al momento, impensabile. La divisione della regione nel condannare l’invasione era già stata evidente nei giorni successivi al 24 febbraio con le eterogenee dichiarazioni dei capi di Stato latinoamericani e durante le votazioni all’Assemblea Generale dell’ONU. Qualsiasi proposta concreta e d’iniziativa regionale contro la disinformazione russa rimane ancora molto lontana dall’essere formulata.
Fonti e approfondimenti
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Editing a cura di Elena Noventa
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