Il personaggio dell’anno: Justyna Wydrzyńska

Justyna Wydrzyńska_Lo Spiegone
Remix di Matteo Savi

Justyna Wydrzyńska non è solamente una doula polacca in difesa del diritto all’aborto, bensì una delle quattro fondatrici di Abortion Dream Team: un’associazione di medici, infermieri e non solo che si battono per un aborto sicuro e legale in Polonia. Wydrzyńska è anche fondatrice del sito web Women on the Net, il primo forum polacco a sostegno delle donne che cercano informazioni online riguardo l’aborto, la contraccezione o l’educazione sessuale.

L’anticostituzionalità dell’aborto in Polonia

Il 22 ottobre 2020, dopo un susseguirsi di restrizioni e inasprimenti legali sulle possibilità di effettuare un aborto, sostenuti dal Partito Diritto e Giustizia (PiS), il tribunale costituzionale polacco ha dichiarato ufficialmente illegale l’aborto, inclusi i casi di grave malformazione o rischio di morte del feto. Uniche eccezioni riguardano i casi in cui la vita della donna sia a rischio o quando la gravidanza è il risultato di uno stupro o di un incesto. Sebbene la legge sia diventata effettiva solo a partire dal 27 gennaio 2021, numerose proteste sono scoppiate in tutte le principali città della Polonia, e oltre 100.000 manifestanti si sono riversati nelle strade di Varsavia per chiedere la revoca della legge. Ciò nonostante, la norma è stata applicata a più riprese e un numero sempre maggiore di associazioni, medici e attivisti sono stati ostacolati o indagati per assistenza all’esecuzione di un aborto. Tra di essi, figura anche l’attivista per i diritti civili Justyna Wydrzyńska.

L’Abortion Dream Team 

Dal 2019, l’associazione Abortion Dream Team fa parte di Abortion Without Borders, una rete di attiviste femministe fondata da sei organizzazioni polacche e da altre parti d’Europa fornisce informazioni, consulenza, finanziamenti e supporto pratico a tutti coloro che hanno necessità di abortire all’estero o di accedere a strumenti, fonti e farmaci abortivi attendibili. Fin dalla sua fondazione, le attività dell’Abortion Dream Team sono state nel mirino delle autorità polacche e gli attivisti operano in un ambiente sempre più ostile, con il rischio di essere accusati di assistenza all’esecuzione di un aborto (art.152, par. 2, del Codice Penale) e di possesso di farmaci senza autorizzazione allo scopo di immetterli sul mercato (art. 124 del Codice Farmaceutico).

Il caso Wydrzyńska

Questo è il caso di Justyna Wydrzyńska, che nel novembre 2021 è stata accusata di aver consegnato nel 2020 del materiale famacologico di tipo abortivo ad Ania, incinta di 12 settimane. Sebbene Ania avesse pianificato di effettuare l’aborto in Germania, le tempistiche e le minacce di denuncia da parte del marito le avevano impedito il trasferimento. La donna si era così rivolta a Wydrzyńska per il supporto medico necessario all’aborto.

Di fronte a questa situazione, l’attivista le ha inviato una confezione di pillole abortive. Il marito di Anna, che stava monitorando le comunicazioni della moglie, ha quindi chiamato la polizia. Le pillole in questione sono state confiscate, così come i mezzi di comunicazione di Wydrzyńska durante una perquisizione della sua casa da parte della polizia.

Il processo in corso

Il 22 novembre 2021, il Pubblico ministero ha ufficialmente accusato Justyna Wydrzyńska di entrambi i reati sopra descritti, ovvero assistenza all’aborto e possesso di farmaci senza autorizzazione. Il Pubblico ministero ha infatti sostenuto che due dei farmaci sequestrati non fossero autorizzati in Polonia, sebbene iscritti nella lista dei medicinali “essenziali” dall’OMS. La prima udienza del caso si è svolta l’8 aprile 2022 a Varsavia, la seconda il 14 luglio 2022 e la terza il 14 ottobre 2022.

Durante la prima e la seconda udienza sarebbero stati presenti, oltre al giudice, e le parti in causa anche alcuni membri dell’associazione Ordo Iuris (OI), una fondazione ultracattolica come parte interessata. I rappresentanti si facevano portavoce degli interessi «del feto e dei suoi successori», nonostante in Polonia il feto non abbia personalità giuridica. L’associazione si pone dunque in aperta contrapposizione al diritto a un aborto sicuro, su cui invece ha sempre fatto leva Wydrzyńska.

Nonostante il clamore suscitato dal processo, le campagne di sensibilizzazione da parte di ONG, quali Amnesty International, e la firma da parte di 91 membri del Parlamento europeo di una lettera per sollevare  Wydrzyńska da tutti i capi d’accusa, le prime due udienze hanno portato a un nulla di fatto. Dal momento che i testimoni dell’accusa (tra cui il marito di Ania) non si erano presentati al processo, mentre ad associazioni quali Amnesty International era stato impedito l’accesso al tribunale, le udienze sono state rimandate.

La terza udienza ha avuto luogo a Varsavia il 14 ottobre 2022, dove l’accusa ha formalizzato la richiesta di tre anni di reclusione per Wydrzyńska. Anche in questo caso, i testimoni dell’accusa non si sono presentati in tribunale e il processo è stato quindi rinviato alll’11 gennaio 2023 e al 6 febbraio 2023

In risposta alle accuse, Wydrzyńska ha sottolineato quanto già detto ad aprile, durante la prima udienza: «Non ho rimpianti. Spero che questo processo cambi qualcosa. Vorrei tanto che le persone potessero sostenersi a vicenda, condividere le pillole, stare insieme. Le sorelle devono essere aiutate»

 

Fonti e approfondimenti

Amnesty International, “Une militante qui défend l’avortement sécurisé risque la prison”, 29/03/2022.

Amnesty International, “Poland: Charges against activist accused of aiding an abortion must be dropped”, 13/07/2022.

Frontline Defenders, “Woman Human Rights Defender Justyna Wydryńska’s case adjourned to 11 January 2023”, consultato il 21/12/2022.

Sieniawski, Bartosz, “Abortion activist stands trial in Poland”, Euractiv, 14/07/2022.

Wernaers, Camille, Droit à l’avortement: en Pologne, Justyna Wydrzyńska risque trois ans de prison”, Les Grenades per rtbf.be, 07/04/2022.

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