La grande ondata migratoria cubana facilita la riapertura delle relazioni consolari tra Cuba e Stati Uniti

Immagine generata con supporto AI © Lo Spiegone CC BY-NC

Quando nel 2016 Barack Obama visitò Cuba sembrava che il destino della piccola isola sarebbe cambiato. In molti pensarono di essere di fronte a una svolta epocale nelle relazioni bilaterali tra Stati Uniti e Cuba e a un cambiamento nella politica statunitense che comprende, tra altre misure, un pesante embargo istituito nel 1962.

Oggi, sette anni dopo la visita di Obama, la situazione nell’isola è peggiorata: non solo l’amministrazione di Biden non ha recuperato le politiche di Obama, ma allo stesso tempo la crisi economica generata dalla pandemia ha portato a una crisi migratoria senza precedenti.

I percorsi dei migranti

Nel 2022, circa 250.000 cubani, più del 2% della popolazione, sono emigrati negli Stati Uniti. Questa ondata migratoria è senza precedenti. Nel 1980, 125.000 persone abbandonarono il Paese durante il cosiddetto esodo di Mariel, mentre nel 1994 furono circa 35.000 i cubani che lasciarono l’isola a bordo di zattere di fortuna. Questi due fenomeni durarono peró circa un anno, mentre l’attuale flusso migratorio, che alcuni studiosi hanno paragonato a un esodo bellico, non sembra accennare a decrescere.

I cubani piú poveri lasciano l’isola costruendo piccole imbarcazioni. Secondo la Guardia Costiera statunitense, almeno in 100 sono morti in mare dal 2020 e solo negli ultimi due mesi quasi 3.000 cubani sono stati intercettati durante la traversata e riportati verso Cuba. 

La maggior parte dei migranti cubani lascia peró il Paese in aereo: una decina di anni fa Cuba ha infatti abolito l’obbligo del visto di uscita per lasciare l’isola per via aerea, mentre la partenza via mare è ancora illegale. Queste partenze hanno visto un’accelerazione nel 2021, quando il Nicaragua ha smesso di richiedere un visto d’ingresso per i cubani. Decine di migliaia di persone sono volate a Managua, per poi compiere il viaggio via terra verso gli Stati Uniti, pagando dei contrabbandieri.

Secondo i dati della Customs and Border Protection, oggi il numero di cubani detenuti al confine meridionale degli Stati Uniti è secondo solo a quello dei messicani. Nell’ottobre del 2022 le autorità statunitensi hanno fermato 28.848 volte dei cubani lungo il confine con il Messico. A novembre il numero era già salito a 34.675 fermi.

Queste partenze vedono come protagonisti soprattutto i cubani più giovani e in età lavorativa. Ciò fa presagire un futuro demografico cupo per il Paese che ha già una delle popolazioni più anziane dell’emisfero, con un’aspettativa di vita di 78 anni. Cuba non si sta semplicemente spopolando: sta invecchiando rapidamente

“Si tratta della più grande fuga di cervelli quantitativa e qualitativa che questo Paese abbia mai avuto dopo la rivoluzione” ha affermato Katrin Hansing, antropologa della City University of New York, per cui coloro che lasciano il Paese “sono i migliori, i più brillanti e quelli con più energia”.

La situazione a Cuba

Le condizioni di vita a Cuba sotto il regime comunista sono state a lungo precarie, ma oggi l’aggravarsi della povertà e il fallimento del tentativo di distensione di Obama hanno accelerato l’ondata migratoria. 

Centrale è stata la pandemia di Covid-19: il PIL di Cuba rimane dell’8% al di sotto dei livelli pre-pandemia e la diffusione dell’inflazione sta peggiorando la situazione. La pandemia ha duramente colpito l’industria del turismo, indebolita duramente anche dall’assenza dei gruppi di turisti russi. Tale settore – divenuto fondamentale dopo la caduta dell’URSS in quanto unico possibile sostituto agli ingenti finanziamenti sovietici – è per il Paese fonte di valuta estera che permetteva di importare beni dall’estero. Le importazioni, soprattutto di cibo e carburante, sono dimezzate rispetto ai livelli pre-pandemia. 

Il cibo è quindi diventato ancora più scarso e costoso e milioni di persone sopportano quotidianamente blackout di ore. La dimensione della crisi è data dall’ultimo traguardo celebrato pubblicamente dalla compagnia elettrica governativa: aver garantito il servizio elettrico ininterrottamente per 13 ore e 13 minuti. Particolarmente grave è la mancanza di medicinali: un paradosso per un regime che ha sempre voluto fare del proprio sistema sanitario un modello per il resto del mondo. 

Per queste ragioni nel 2021 decine di migliaia di cubani sono scesi in piazza nelle più grandi proteste antigovernative degli ultimi decenni. I manifestanti non chiedevano solamente migliori condizioni di vita, ma anche la fine della dittatura. Il presidente cubano Diaz-Canel reagí a tali proteste con una dura repressione. Ancora oggi, secondo alcune fonti, sono 700 le persone imprigionate.

Obama, Trump, Biden: il ruolo degli Stati Uniti 

La crisi migratoria cubana è certamente influenzata dalle politiche statunitensi in quanto la decisione di allentare o meno l’embargo ha un impatto sullo sviluppo economico del Paese e di conseguenza sulle ondate migratorie. 

Le tensioni tra i due Paesi si erano allentate durante la presidenza di Obama, il primo presidente degli Stati Uniti a visitare l’isola in 88 anni. Obama aveva inoltre rimosso Cuba dall’elenco degli  Stati che sostengono il terrorismo, aveva alleggerito alcune sanzioni economiche e permesso nuovi viaggi verso l’isola.

L’elezione di Trump ha portato a un brusco cambio di rotta. Per attirare gli elettori cubano-americani della Florida, l’amministrazione Trump ha abbandonato la politica di Obama e ha scelto di inasprire le sanzioni, limitando anche la quantità di denaro che i cubani possono ricevere dalle loro famiglie negli Stati Uniti. Trump ha poi reinserito Cuba nell’elenco dei Paesi che sostengono il terrorismo.

Con l’arrivo al potere di Biden, gli Stati Uniti hanno revocato tale stretta sulle rimesse dei cubani-americani e hanno autorizzato una società statunitense a elaborare i bonifici verso Cuba. Restano peró in vigore le restrizioni sui viaggi turistici a Cuba e sulle importazioni ed esportazioni di molti beni. Cuba figura ancora nella lista dei Paesi considerati “sponsor del terrorismo” e recentemente è stata aggiunta a quella dei Paesi che minacciano la libertà religiosa.

Allo stesso tempo l’amministrazione Biden ha precisato la sua intenzione di negare alle persone provenienti da Cuba (e altri Paesi) la possibilità di chiedere asilo se attraversano il confine messicano illegalmente. Il presidente statunitense ha precisato che tali persone verrebbero rapidamente rimpatriate in Messico, grazie a un accordo col presidente messicano López Obrador. L’inclusione in tale elenco  dei cubani – che fin dagli anni Sessanta beneficiano di politiche migratorie più permissive che garantiscono in modo automatico ai cubani lo status di rifugiato politico – è un segno di quanto la crisi migratoria cubana stia diventando un grave problema per gli Stati Uniti

Allo stesso tempo, pur sapendo che una distensione dell’embargo potrebbe essere utile per mitigare l’ondata migratoria cubana, Biden non può muoversi troppo rapidamente in questa direzione perché ciò irriterebbe la diaspora cubana residente negli Stati Uniti, che gioca un ruolo fondamentale nelle elezioni statunitensi

Jorge Duany, professore presso la Florida International University, ha dichiarato che “Biden sta cercando di ricalibrare la sua politica verso Cuba, cercando una via di mezzo tra la ‘massima pressione’ di Trump e il ‘riavvicinamento’ di Obama“.

Il riavvio delle relazioni consolari 

In questa ricerca di una terza via e nel tentativo di regolare e limitare il flusso migratorio, l’amministrazione Biden ha deciso di aprire più percorsi legali per l’immigrazione cubana e di avviare un dialogo con il governo cubano. 

A gennaio gli Stati Uniti hanno ripreso il rilascio dei visti presso l’ambasciata nella capitale cubana. I servizi consolari erano stati interrotti nel 2017 dopo che il personale dell’ambasciata aveva segnalato una serie di incidenti di salute, soprannominati “Sindrome dell’Avana”, che gli esperti di intelligence statunitensi ipotizzano possano essere collegati ad attacchi sonici. Tale chiusura ha fatto sì che i cubani che desideravano richiedere l’ingresso legale negli Stati Uniti dovessero recarsi in Guyana. 

Gli attuali accordi tra i due Paesi prevedono che gli Stati Uniti rilascino almeno 20.000 visti all’anno, una misura che non permetterá – da sola – di ridurre l’ondata migratoria in modo significativo, soprattutto in quanto potranno presentare la richiesta solo coloro in grado di identificare come sponsor una persona che giá risiede negli Stati Uniti. 

Il ministro degli Esteri cubano Bruno Rodriguez ha accolto la ripresa dei servizi mercoledì come un “passo necessario e corretto”, ma ha affermato che gli Stati Uniti dovrebbero andare oltre dato che il processo “non include ancora i visti per non immigrati, il che ostacola le visite familiari e gli scambi culturali, sportivi e scientifici, ai quali Cuba continua ad essere aperta”. Cuba ha d’altronde una lunga storia di favoreggiamento delle migrazioni per liberare la nazione da coloro che si oppongono al regime. 

Nuovi dialoghi tra Cuba e Stati Uniti

Il 18 e il 19 gennaio, funzionari statunitensi e cubani si sono incontrati a L’Avana per discutere di argomenti di interesse bilaterale in materia di sicurezza.

In una nota ufficiale, il Dipartimento di Stato statunitense ha spiegato che questo dialogo nasce con l’obiettivo di combattere gli attori criminali aumentando la cooperazione su una serie di questioni, tra cui il traffico di esseri umani e di stupefacenti. 

Vedant Patel, portavoce del Dipartimento di Stato statunitense, ha dichiarato nei giorni precedenti all’incontro che su Cuba “continuano ad esserci, ovviamente, preoccupazioni e problemi di diritti umani”, ma ha sottolineato la posizione dell’amministrazione secondo cui il miglioramento della cooperazione sarebbe complessivamente utile: “La nostra convinzione è che stabilire e aumentare i canali di cooperazione tra le forze dell’ordine per affrontare meglio le minacce transnazionali non vada a scapito delle serie preoccupazioni sui diritti umani che continuiamo a nutrire”, ha affermato. 

 

Fonti e approfondimenti

Alessandro Leone, Da Obama a oggi: il cambiamento delle relazioni tra Cuba e Stati Uniti, Lo Spiegone, 23/09/2020

Dave Sherwood e Anett Rios, Cubans size up new hurdles, avenues for migration after U.S. policy shift, Reuters, 13/01/2023

Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, United States and Cuba Resume Law Enforcement Dialogue, 19/01/2023

Ed Augustin and Frances Robles, ‘Cuba Is Depopulating’: Largest Exodus Yet Threatens Country’s Future, The New York Times, 10/12/2022

Mauricio Vicent, US to resume granting 20,000 visas to Cubans each year, El País, 11/11/2022

Megan Janetsky, Facing migration flood, US resumes services at Cuba embassy, Associated Press, 04/01/2023

Pavel López Lazo, U.S. blockade against Cuba stokes up irregular migration, says expert, Prensa Latina, 09/01/2023

Redazione, US embassy in Cuba resumes full immigrant visa services, Al Jazeera, 04/01/2023

Redazione, US to send delegation for law enforcement talks to Cuba, Al Jazeera, 14/01/2023

Roberto Alajmo, Poi qualcosa non è andata come doveva andare, a Cuba, Il Post, 14/01/2023

Ruaridh Nicoll, As the Cuban exodus continues, Biden adjusts immigration policy, The Guardian, 10/01/2023

 

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