La situazione socioeconomica della Nigeria in cinque punti

Nigeria
Immagine generata con supporto AI © - Lo Spiegone - CC BY-NC

Il prossimo 25 febbraio, i cittadini nigeriani eleggeranno il futuro capo dello Stato, che rimarrà in carica fino al 2027. La Nigeria è un Paese enorme, con oltre 225 milioni di abitanti che hanno un’età media di 17 anni e parlano 525 lingue diverse. È, però, possibile individuare alcune questioni condivise e particolarmente rilevanti per il futuro dello Stato.

La maggior parte di esse appartiene all’ambito della cosiddetta governance, un complesso sistema di indicatori che descrive la situazione socioeconomica di un Paese e lo stato di salute delle sue istituzioni. I punteggi della Nigeria sono in calo da quasi un decennio, tanto che, al momento, si trova al trentesimo posto nel continente africano.

Effetti del cambiamento climatico

La Nigeria è uno di quei Paesi dove il cambiamento climatico non è una vaga minaccia in un futuro indeterminato, ma una realtà concreta e pressante già da alcuni anni. Eventi come siccità, carestie, cicloni e inondazioni sono aumentati sia per numero che per portata e flagellano periodicamente vaste aree del Paese, causando insicurezza alimentare, soprattutto tra le fasce più vulnerabili della società.

La popolazione chiede da tempo politiche efficaci di mitigazione degli effetti del cambiamento climatico, affinché agli inevitabili disastri dei prossimi anni corrisponda una risposta adeguata delle istituzioni. Cambiamento climatico e insicurezza alimentare, inoltre, stanno esacerbando la conflittualità tra comunità locali di agricoltori e pastori nel Centro-Nord del Paese e, quindi, le preoccupazioni della popolazione sulla sicurezza.

Sicurezza e stabilità

La questione della sicurezza in Nigeria ha molte sfaccettature, ma la situazione non è per nulla rosea, tanto che il Paese si trova al 143° posto (su 163) nel Global Peace Index

Da almeno trent’anni, nel Nord della Nigeria, sono in corso gravi ostilità tra le comunità di pastori e quelle di agricoltori per il controllo delle terre fertili della regione. A ciò si aggiunge il gruppo jihadista Boko Haram, che, specialmente negli ultimi dieci anni, ha gravemente minato gli equilibri della regione con i suoi attacchi.

Le ragioni dietro l’instabilità del Nord sono molteplici, cosa che rende difficile per il governo agire nei loro confronti. Innanzitutto, si tratta di aree molto povere, in cui cambiamento climatico e crescita della popolazione stanno aumentando la competizione per le risorse naturali come acqua o terre fertili. Questa competizione ha esacerbato il senso di privazione delle popolazioni del Nord, creando di riflesso fratture identitarie tra i diversi gruppi. In più, il territorio è ampio e difficile da controllare, il che permette ai gruppi criminali della zona di trafficare grandi quantità di armi, creando una situazione decisamente esplosiva. Nella regione del Biafra, nel Sud-Est, fattore di instabilità sono i gruppi separatisti che, negli ultimi mesi, hanno realizzato violenti attacchi contro le sedi della Commissione elettorale indipendente e ucciso alcuni membri del suo staff. 

Le preoccupazioni legate alla sicurezza hanno però anche un’altra faccia, meno legata ai conflitti armati quanto alla criminalità organizzata e alla microcriminalità. L’incidenza di reati perpetrati da gruppi criminali, come estorsioni, rapimenti per riscatto, contrabbando e traffico di esseri umani, è in crescita. L’opinione pubblica chiede da anni migliori forme di contrasto, ma il sistema giudiziario fatica a trovare gli strumenti adeguati. L’ex presidente Olusegun Obasanjo ha spesso citato la questione nei suoi comizi a favore dei colleghi di partito, riportandola al centro del dibattito pubblico.

Economia e diseguaglianza

L’economia nigeriana sta affrontando diversi problemi, tanto che, secondo il Fondo monetario internazionale, molti indicatori macroeconomici sono in discesa. La Nigeria sta faticando a sostenere l’importante crescita degli ultimi decenni, avendo perso parte della capacità di diversificare l’economia, attrarre investimenti esteri e finanziare la rete infrastrutturale. 

La crescita economica, inoltre, non è riuscita a garantire nuove opportunità a tutti gli strati della popolazione, quindi sono in molti a rivendicare lo sviluppo di politiche attive di riduzione delle diseguaglianze. Particolare attenzione è rivolta all’istruzione: l’offerta formativa nigeriana non si sta sviluppando alla stessa velocità dell’economia e, in assenza di grandi investimenti, i lavori migliori sono sempre più preclusi a chi non può permettersi di pagare una scuola privata o una formazione internazionale.

Fondamentale è anche la riflessione sulle politiche di eradicazione della povertà messe in campo negli ultimi anni. A lungo, sono state al centro dell’agenda governativa e ci sono stati enormi passi avanti nella riduzione del numero di nigeriani che vivono in condizioni di deprivazione materiale, passati dal 48% a meno del 30% negli ultimi vent’anni. Durante la pandemia da Covid-19, però, queste politiche sono scese in secondo piano e ora la popolazione si aspetta che ricevano nuovo impulso. 

Negli ultimi anni, la Nigeria è stata poi colpita da un forte incremento dell’inflazione, che ha raggiunto un picco del 21,82% lo scorso gennaio. Questo dato, unito a un altrettanto preoccupante crescita del tasso di disoccupazione (al momento pari al 33%) sta generando grandi preoccupazioni tra le fasce meno abbienti della popolazione, che temono un deterioramento dei loro standard di vita. Fermare questa spirale sarà cruciale.

Corruzione e potere

La corruzione è un problema molto sentito in Nigeria, tanto che il Paese è 150° su 180 Stati nell’Indice sulla percezione della corruzione. La corruzione è diffusa a moltissimi livelli della società e coinvolge anche istituzioni come università e forze armate. Una migliore lotta alla corruzione è da tempo immemore una delle principali promesse elettorali di qualsiasi candidato, ma i risultati veri e propri finora sono stati deludenti. Per questo, chiunque sia il nuovo presidente, dovrà ottenere risultati concreti se non vuole rischiare che la frustrazione della popolazione generi un livello di sfiducia verso le istituzioni tale da essere pericoloso per il Paese.

A preoccupare i Nigeriani, soprattutto giovani, è anche la pressione che le élite politiche ed economiche nazionali esercitano sulle istituzioni e sui processi decisionali. Combattere la corruzione senza mitigare questa influenza non è abbastanza per ottenere un’azione più efficace ed equa da parte del governo.

Libertà dei media e autoritarismo

Specialmente per la popolazione più giovane, la libertà dei media è un tema molto rilevante, ma la Nigeria si trova solo al 120° posto nel World Press Freedom Index, 5 posizioni in calo rispetto al 2020. Negli ultimi anni, gli episodi di intimidazione e violenza ai danni dei giornalisti sono stati molteplici e anche durante le campagne elettorali non sono mancati attacchi e allontanamenti dei reporter da comizi e altri eventi.

Le autorità sono accusate di non fare abbastanza per proteggere i media e chi vi lavora, sia che si tratti di testate pubbliche che private, ma anzi di essere complici di questo clima intimidatorio. I crimini contro i giornalisti restano frequentemente impuniti e gli ufficiali pubblici hanno spesso trattato in maniera censoria e autoritaria quei casi in cui a essere oggetto di scrutinio erano le istituzioni pubbliche.

Nemmeno i canali di comunicazione sfuggono all’intrusione del governo, al punto che tra il 2021 e il 2022 è stato oscurato Twitter. A scatenare la reazione era stata la cancellazione di alcuni tweet in cui il presidente Muhammadu Buhari minacciava apertamente una repressione violenta dei separatisti Igbo del Sud-Est. 

Questo evento, però, non è un caso isolato: sono anni che vengono avanzate in Parlamento proposte di regolamentazione dei social media, compresa la legge anti-social media, con cui si era cercato di criminalizzare la diffusione di non meglio specificate “informazioni malevole”. Il sospetto era che si volesse colpire le proteste antigovernative e la proposta fu rigettata, dopo un’ondata di indignazione tra l’opinione pubblica.

Esiste anche un problema di diffusa sfiducia verso le forze dell’ordine. Negli ultimi anni, infatti, molte voci hanno protestato contro l’incidenza di comportamenti brutali ed eccessivi da parte della polizia durante operazioni di mantenimento dell’ordine pubblico. L’apice delle proteste è stato raggiunto con la campagna #EndSARS del 2020, con cui i manifestanti, soprattutto giovani, hanno denunciato i metodi intimidatori della Special Anti-Robbery Squad, un reparto speciale della polizia nigeriana. 

Il voto del 25 febbraio 

Questo è il contesto sociale ed economico in cui avverranno le elezioni, probabilmente le più incerte da inizio secolo. Non c’è il super favorito, il candidato che dovrebbe sicuramente vincere a mani basse, e questo è un bene per la democrazia africana. L’eredità che Buhari lascia, dopo 8 anni, è pesante per la complessa situazione socioeconomica del Paese, ma soprattutto perché non sembra aver lasciato al suo partito, l’All Progressive Congress (APC), una linea guida ben definita. 

Come suo successore, l’APC ha scelto Bola Ahmed Tinubu, ex governatore dello Stato di Lagos, la metropoli più popolosa del continente africano che, con sette milioni di elettori registrati, sarà uno dei campi di battaglia chiave della competizione elettorale. Ricca di contrasti e contraddizioni, la città incarna la figura di Tinubu che, da un lato, è riuscito a rendere Lagos una metropoli all’avanguardia, canalizzando gli introiti del petrolio per sviluppare i servizi della città, ma, dall’altro, ha allargato la forbice tra ricchi e poveri, rendendo i suoi sobborghi tra i più pericolosi e violenti al mondo. 

Ma, per la prima volta nella sua storia, la più grande democrazia africana sta assistendo a una corsa presidenziale a tre. A contendere a Tinubu il ruolo di capo dello Stato saranno infatti Atiku Abubakar, leader del Partito democratico popolare (PDP), eterno secondo, e Peter Obi che, invece, alla guida del Labour Party, rappresenta la novità e, riscuotendo successo soprattutto tra i giovani, può essere la svolta nella dinamica APC-PDP.  

Per molti, soprattutto giovani, queste elezioni sembrano essere l’ultima occasione per salvare il Paese. Una nazione piena di imprenditori e talenti creativi, ma frenata da insicurezza dilagante, disoccupazione diffusa, corruzione persistente ed economia stagnante. Un insieme di fattori che fa sì che sopravvivere sia una grande lotta e che i giovani nigeriani della classe media cerchino di sfuggire a questa vita, lasciando il Paese in massa.

 

 

 

 

Fonti e approfondimenti

Achonu Stanley, “The solutions to Nigeria’s poverty problem are not being discussed in this election cycle”, 26/12/2022. The Cable

Adetayo Ope, “Violence in Nigeria risks derailing forthcoming presidential elections”. 31/01/2023, The Guardian

Akinyetun Tope Shola, “Nigerian elections: Eight issues young people want the new government to address”, 13/02/2023, The Conversation

Institute for Economics & Peace. 2022. Global Peace Index 2022.

International Monetary Fund. 2022. World Economic Outlook – Nigeria.

Mo Ibrahim Foundation. 2021. Overall Governance Index – Nigeria

Pilling David, “Nigeria’s elite trade pre-election verbal blows with ex-president Obasanjo”, 24/01/2023, Financial Times

Transparency International. 2022. Nigeria

Wodu Nkasi, “Nigerian Press Freedom in Grave Danger”, 19/08/2021, Council on Foreign Relations.

World Bank. 2018. Poverty headcount ratio at $2.15 a day (2017 PPP) (% of population) – Nigeria

 

 

 

 

Editing a cura di Beatrice Cupitò

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