La monarchia geopolitica in Tajikistan

Un primo piano del presidente del Tajikistan Emomali Rahmon
@Press Service of the President of Russia - Wikimedia Commons - License CC BY 4.0

Il Tajikistan il 22 maggio andrà al voto per modificare la sua costituzione, così da permettere a Emomali Rahmon, presidente del Tajikistan, di togliere qualsiasi limite alla possibilità di candidarsi, confermandosi per la quinta volta, dopo essere stato eletto la prima volta nel 1992.

Il Tajikistan è una delle ex repubbliche socialiste sovietiche ed è posizionato al confine tra Afghanistan e Cina, un punto nevralgico della geopolitica asiatica. Ha guadagnato l’indipendenza dall’Unione Sovietica nel 1991 ed è immediatamente scoppiata una sanguinosa guerra civile. Le forze che si sono contrapposte descrivono in modo perfetto la situazione e le tensioni interne al Paese, che ancora oggi si confrontano.

All’indomani dell’uscita dall’URSS, le forze governative del presidente Rahmon Nabiyev, che da sempre aveva mantenuto il controllo del Soviet principale, ha incominciato e prepararsi per mantenere il potere. Tutta la classe dirigente, formatasi nel periodo sovietico, proviene dalla regione di Sughd, nel Nord del Paese, molto più vicino alla Russia e di religione prevalentemente ortodossa. L’opposizione invece proviene dalle regioni del Sud, più vicine all’Afghanistan, dove la maggioranza della popolazione è di religione islamica e dove vive la parte più povera della popolazione.

Nello scontro, durato 4 anni, si sono contrapposti i due schieramenti appoggiati dalle forze regionali che si muovevano alle spalle degli attori nazionali. I movimenti islamici, all’inizio guidati da leader liberali e islamisti, si unirono nella United Tajik Opposition, con il supporto dei Talebani, che avevano appena sconfitto i sovietici in Afghanistan. La fazione governativa riuscì ad avere l’appoggio di tutte le altre ex repubbliche socialiste sovietiche che schierarono le proprie forze armate a supporto del Presidente Rahmon Nabiyev. Lo scontro fu molto duro e nel giro di due anni ci furono 100.000 morti, nella maggior parte civili.

Lo scontro fu deciso quando le altre regioni del Tajikistan si schierarono, con le proprie milizie, al fianco della fazione governativa. In questo frangente compare sulla scena Emomali Rahmon (all’inizio Rahmonov poi il cognome fu cambiato per non risultare troppo legato alla Russia), un coltivatore di cotone proveniente dalla regione del Kathlon, nella zona Ovest del Paese. Rahmon riuscì a combattere in modo efficace le truppe islamiste del Sud, fino a quando non si raggiunse la tregua, con il protocollo di Mosca. Rahmon non ebbe mai alcun rispetto dei diritti umani e numerosi sono stati i casi, riportati da documenti dell’ONU, in cui sono stati commessi eccidi di massa e pulizie etniche. Numerosi giornalisti e osservatori dell’ONU, presenti sul terreno dello scontro, furono uccisi da sicari del Presidente . 

Dopo la fine della guerra il vecchio presidente sovietico fu allontanato e venne eletto, in elezioni definite non democratiche da tutte le ONG, Emomali Rahmon, l’eroe della guerra civile. Il Tajikistan è diventato lentamente di sua proprietà, distruggendo ogni forma di vita politica. Il suo partito, il Partito Democratico del Popolo del Tajikistan, controlla 49 seggi in parlamento su 52 e vince le elezioni ormai da venti anni. Nella costituzione è espressamente vietato ricandidarsi per più di due mandati, ma il Presidente, con l’accordo della Corte Suprema, ha potuto correre per 5 mandati, vincendoli tutti con più del 50%.

La popolazione del Tajikistan vive di agricoltura, ma la situazione economica è totalmente disastrata. Il terreno nella zona Nord del Paese è fertile, ma andando verso il Sud,  avvicinandosi alle vette dell’Hindukusch e dell’Himalaya, il terreno diventa arido. Le poche attività economiche del Paese sono nelle mani dei notabili, amici del presidente, che vivono nel lusso, lasciando ai cinesi la gestione delle attività. La maggior parte del traffico di droga asiatico passa dal Tajikistan, risalendo dalle valli afgane per cercare di arrivare in Russia o in Europa. Il 30% parte della popolazione, vive in una condizione di povertà, e sopravvive solo grazie alle rimesse dei parenti emigrati in Russia per lavorare.

La situazione è molto dura ma il presidente ha la totale libertà di manovra perché è il garante di un accordo geopolitico. Cina, Russia e USA hanno sempre gareggiato per possedere il centro dell’Asia, come spiegava Mackinder con il suo Heartland, poiché rappresenta il vero centro nel mondo grazie alla sua posizione e alla sua impossibilità di penetrazione da parte di forze straniere. Negli anni ’90 hanno cercato di prevalere una sull’altra anche nel Tajikistan. Gli Stati Uniti attraverso le milizie islamiche, che avevano armato in Afghanistan, la Russia usando le altre forze delle ex repubbliche socialiste sovietiche e la Cina, economicamente, costruendo tunnel, strade e servizi elettrici nel Paese.

Ognuna di queste superpotenze cercava di poter mettere la propria bandiera a Dushanbe, così da poter infastidire le altre due super potenze. Nessuno però è riuscito a prevalere in un focolaio di scontri e dunque si è deciso di puntare su un accordo che garantisse a tutti una parte del proprio obiettivo. La Russia mantiene nel Paese un governo a lei amico che appoggia Putin in sede ONU, e dal quale riceve aiuti economici e militari. La Cina ha il totale controllo dell’economia del Paese, modificandola a suo piacere, costruendo fabbriche e gestendo le ricchissime miniere di oro. Gli USA riescono a mantenere una situazione di equilibrio, senza aver nessun dominatore dell’Asia, che è il principale obiettivo di Washington.

Il Tajikistan è uno dei Paesi fondatori della Shangai Cooperation Organization, un accordo di difesa contro il terrorismo islamico tra le repubbliche ex sovietiche, Russia e la Cina. Questo accordo accontenta tutti dal punto di vista della sicurezza. Prima dell’ 11 settembre il governo era stato accusato di permettere ai jihadisti di avere campi di addestramento sul territorio. Ora gli Stati Uniti sanno di non dover intervenire in Tajikistan per il problema islamico, rischiando un doppio Afghanistan. Permette alla Cina di poter avere un alleato nel suo problema interno degli Uiguri, minoranza musulmana non marginale del popolo cinese, nello Xinjiang, che è la regione al confine tra Cina e Tajikistan, e permette alla Russia di avere un alleato contro l’estremismo islamico della Cecenia.

Il Tajikistan dunque è una chiave perfetta nell’equilibrio geopolitico asiatico ed è per questo che il presidente Rahmon non viene allontanato né criticato. Adesso il referendum del 22 maggio permetterà di assicurare a questo garante geopolitico una monarchia lunga per sé e una dinastia al potere. La votazione popolare, infatti, permetterà non solo al presidente di candidarsi senza un limite di mandati da rispettare, ma abbassa anche la soglia di età nei requisiti dei nuovi presidenti, così da permettere al figlio, Rustam Emomali Rahmon, di correre per le prossime elezioni, quando avrà 33 anni.

I quesiti del referendum sono tre, l’ultimo quesito chiederà ai cittadini se vogliono mettere totalmente fuorilegge tutti i partiti che siano legati parzialmente o totalmente alla religione. Questo è il colpo di coda del Presidente che, in questo modo, potrà far arrestare e sciogliere tutti i leader del Partito del Rinascimento Islamico, unica e ultima forma di opposizione legale.

Fonti e approfondimenti

http://www.rferl.org/content/tajikistan-date-set-for-constitutional-referendum/27542733.html

http://www.constitutionnet.org/news/tajikistan-plans-referendum-amend-constitution-may-2016

https://en.wikipedia.org/wiki/Tajikistani_Civil_War

http://www.bbc.com/news/world-asia-16201032

http://www.azernews.az/region/92676.html

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