Ieri sul referendum confermativo dell’accordo di pace con le FARC, gli elettori colombiani si sono espressi per il No. Il fronte di opposizione all’accordo ha trionfato per soli 63.000 voti. Il dato più preoccupante è che solo il 38% della popolazione è andato alle urne e di conseguenza il rifiuto della pace è stato deciso solamente dal 19% della popolazione.
Il risultato è stato incerto fino all’ultimo voto e infatti l’ufficio elettorale nazionale ha ufficializzato i risultati solo quando erano stati scrutinati il 99,60% delle schede. La domanda che è necessario porsi è: per quale motivo la Colombia ha rifiutato l’accordo?
La risposta più convincete arriverà solo con i primi dati ufficiali sui collegi e la percentuale di voto dei differenti distretti elettorali, per adesso si possono dare spiegazioni parziali che però aiutano a comprendere il voto di questa notte.
L’ex presidente Uribe, con la sua campagna di paura, ha sicuramente avuto molto peso sull’estrema destra colombiana, la parte più ostile alle FARC, ed è riuscito a portare, anche attraverso le associazioni delle vittime, un maggior numero di persone a votare. Dall’altra parte il presidente Santos è stato tradito dalla sua stessa campagna, che ha sempre descritto l’accordo come uno spartiacque tra un passato violento e un futuro roseo. Le tinte fosche delle FARC del passato e i ricordi dei massacri non hanno avuto l’effetto di portare la gente a votare per la pace ma a covare dell’odio verso la guerriglia. Queste restano tutte supposizioni, per adesso non avvalorate da numeri precisi.
Il dato più incerto adesso resta quello sul futuro dell’accordo. Il presidente Santos aveva affermato una settimana fa di non avere un piano B per la nazione nel caso di vittoria del No. Ieri, a risultati certi, ha parlato alla nazione rassicurandola sulla stabilità del cessate il fuoco, che verrà mantenuto nelle stesse modalità precedenti. Adesso il governo e la guerriglia dovranno rincontrarsi all’Havana per modificare l’accordo.
Le FARC non hanno ancora commentato il voto. Una scelta strategica, magari concordata con il Presidente Santos, dato che l’ostilità verso la guerriglia è ancora calda e che meno si espongono, meglio è per le campagne politiche.
Il risultato del referendum, secondo la costituzione Colombiana, è vincolante e quindi rende impossibile far passare ugualmente l’accordo. In realtà è presente nella Carta una scappatoia. Il referendum non è obbligatorio su questo accordo, il Presidente Santos lo aveva fortemente voluto per legittimarlo. Nel caso in cui l’accordo fosse modificato, anche solo in minima parte, questo potrebbe essere fatto passare senza chiedere questa volta una consultazione referendaria.
Nonostante questo possibile scenario, gli esperti ritengo di difficile attuazione questa procedura. Il presidente Santos è già stato colpito politicamente da questo risultato, ha necessità di una nuova vittoria schiacciante, anche per allontanare l’ombra dell’ex presidente Uribe dal panorama politico.
Lo scenario più probabile sarà quello di una rimodulazione dell’accordo. Probabilmente un aumento degli anni di prigione per i guerriglieri nel caso di crimini di guerra e una proposta di risarcimento alle vittime, dai fondi delle FARC, potrebbe aiutare il rapporto tra i guerriglieri e la popolazione. Successivamente potrà essere effettuato un nuovo referendum con un massiccio intervento governativo per invitare gli elettori a votare per il Si.
La Colombia poteva essere un esempio per il mondo, in un momento in cui le guerre più che fermarsi scoppiano e i muri più che cadere salgono, ma non è riuscita a superare le paure del proprio passato, questo non significa che non riuscirà nei prossimi mesi o anni.
Fonti e Approfondimenti
http://internacional.elpais.com/internacional/2016/10/02/colombia/1475420001_242063.html