Il 13 Ottobre in sede UNESCO è stata approvata una risoluzione presentata dalla Palestina e appoggiata da vari paesi arabi che supportano la causa palestinese. L’UNESCO è l’agenzia delle Nazioni Unite nata con lo scopo di promuovere la pace tra le nazioni attraverso la cultura, la scienza e l’educazione. Il contenuto della risoluzione, tuttavia, sembra aver innescato reazioni molto poco pacifiche.
L’Unesco, in sintesi, invoca il rispetto dello status quo concordato tra Israele e la Giordania dopo la guerra del ’67 e l’occupazione di Gerusalemme Est. Agli ebrei, secondo quanto concordato, è garantita la possibilità di visitare il luogo santo ma non di pregarvi, riservando questo diritto ai musulmani, stabilendo inoltre il patrocinio della Giordania sui luoghi santi cristiani e musulmani della città. Inoltre ha espresso forti critiche riguardo il comportamento degli israeliani che bloccano l’accesso dei fedeli ai suddetti luoghi santi, e riguardo le aggressioni continue presso le moschee da parte di coloni e soldati israeliani.
La risoluzione non darà seguito a fatti concreti, ma sul piano simbolico si combatte una battaglia importantissima. Da un lato la volontà Israeliana di consolidare la propria posizione acquisita nel corso degli anni, e basata anche spesso sull’inosservanza di disposizioni internazionali considerate ingiuste nei propri confronti. Tanto da far giungere, in questa occasione, molti a parlare di Shoah culturale.
Dall’altro la complessa situazione palestinese, che dal 2012 (ingresso nell’ONU come osservatore permanente) ha spostato molte battaglie in sede diplomatica. I palestinesi ritengono che le restrizioni imposte dagli israeliani al libero accesso alla moschea (formalmente gestita dalla Giordania, di fatto da Israele) siano il simbolo dei soprusi che subiscono da decenni da parte degli israeliani. Per un palestinese che vive fuori da Israele, recarsi a pregare alla moschea di al Aqsa significa passare potenzialmente diverse ore nei checkpoint israeliani, in condizioni igieniche pessime e subire varie restrizioni all’ingresso della moschea per età, genere e provenienza. La riconquista della spianata delle moschee viene spesso citata come una priorità dai gruppi palestinesi radicali: è per questi motivi che una delle milizie palestinesi più attive dai primi anni duemila in avanti si chiama Brigata dei Martiri di Al Aqsa. Questa è per i musulmani il terzo luogo sacro dopo La Mecca e Medina.
Il contrasto si concentra intorno a un simbolo che oggi fa parte della mitologia, della genesi di Israele. Gli israeliani considerano la conquista della spianata delle moschee, (avvenuta durante la guerra dei sei giorni del 1967) come la loro vittoria militare più importante di sempre. Ancora oggi girano le immagini dei soldati israeliani che piangono una volta arrivati al Muro del pianto, situato appena sotto alla moschea principale del complesso.
La risoluzione si riferisce ai luoghi tutelati utilizzando solo il loro nome in arabo. Questo ha fatto scatenare l’ira degli israeliani, insieme alla dicitura “forza occupante” in riferimento a Israele. Lo status israeliano di forza occupante comporta inoltre un’ulteriore precisazione fatta dai proponenti: la fine degli scavi archeologici intorno alla spianata.
Il diritto internazionale vieta gli scavi archeologici da parte di potenze occupanti. E riguardo ciò, l’ambasciatore Palestinese all’UNESCO Elias Sanbar ha dichiarato:
“Lo scopo della missione non era affermare che Israele è una potenza occupante, tutto il mondo lo sa già. La missione era domandarsi se i monumenti e i siti storici dell’UNESCO, fossero davvero ben preservati, e se restaurati, ben restaurati secondo le regole del restauro”
Il Regno di Giordania, guardiano ufficale (de iure) della spianata delle moschee ha accolto favorevolmente il voto di giovedì. La Giordania ed Israele sono in pace tra di loro dal 1994, quando l’allora presidente Clinton suggellò la stretta di mano. I due paesi cooperano molto riguardo le questioni di sicurezza, molti dissapori tra i due paesi si manifestano, però, sulla gestione dei luoghi sacri.
Un rappresentante del governo di Giordania, Mohammed Momani ha affermato: “E’ una decisione storica. La Giordania continuerà con i suoi sforzi diplomatici e battaglie legali per preservare lo status quo storico, un accordo fra noi e Israele sarebbe il giusto traguardo da compiere”.
La reazione dei politici e dei media specie quelli dei paesi che si sono astenuti dalla votazione (consegnando di fatto la vittoria al fronte pro Palestina) è schierata a favore dello stato d’Israele. Le dichiarazioni di solidarietà sono arrivate anche dal Presidente del Consiglio Italiano, preceduto da interventi naturalmente critici da parte dei rappresentanti della comunità ebraica italiana.
Ciò su cui Israele può contare è la certezza che, oltre che sul piano simbolico, la risoluzione non porterà effetti concreti, la decisione resterà saldamente in mano israeliana. Perchè?Israele ha sospeso le collaborazioni fra ministero dell’istruzione e UNESCO: non ci saranno incontri con i rappresentanti dell’organizzazione o la partecipazione a conferenze internazionali e non avrà luogo “alcuna cooperazione con un’organizzazione professionale che fornisce supporto al terrorismo”.
Ma lo stesso direttore generale UNESCO, Bokova, ha comunicato grandi dubbi riguardo la risoluzione, e ha tenuto ferma la posizione secondo la quale: “Negare, nascondere o voler cancellare una o l’altra delle tradizioni ebraica, cristiana o musulmana significa mettere in pericolo l’integrità del sito, contro i motivi che giustificarono la sua iscrizione nella lista del patrimonio mondiale” dell’Unesco.
Irina Bokova è invitata a presentare una relazione sulla risoluzione di Gerusalemme in occasione della prossima riunione del comitato esecutivo nel mese di aprile. Potrebbe naturalmente scegliere di escludere dal suo ordine del giorno la questione e in modo efficace nascondere sotto il tappeto l’impegno.
Ciò rappresenterebbe la fine immediata della vittoria simbolica palestinese iniziata e conclusa tra il rifiuto di pochi, l’approvazione di alcuni e la astensione di troppi.
Fonti e approfondimenti:
http://www.nytimes.com/aponline/2016/10/18/world/europe/ap-eu-unesco.html
http://www.reuters.com/article/us-israel-palestinians-unesco-idUSKCN0SF1RI20151021
http://www.limesonline.com/la-citta-vecchia-di-gerusalemme/87716