Jarosław Kaczyński e il nazionalismo polacco

Una foto di Jarosław Kaczyński durante un discorso
@Sejm RP - Flickr - License CC BY 2.0

Tutti in Europa dobbiamo tornare al concetto di Stato nazionale, sola istituzione capace di garantire democrazia e libertà, e grande diversità e vitalità delle culture“, queste sono le parole usate dal capo del primo partito polacco Prawo i Sprawiedliwość (Diritto e Giustizia), Jaroslaw Kaczynski, nell’intervista a Repubblica, in risposta a cosa intendesse per “controrivoluzione” europea.

Politico molto influente nel contesto polacco, presidente del partito rappresentante la destra nazionalista che lo scorso ottobre ha preso le redini del governo con una maggioranza sia nella camera bassa che alta del Parlamento. Kaczynski è stato primo ministro della Polonia fino al 2007 ed è stato candidato come Presidente in sostituzione del fratello Lech, morto nel 2010 in un incidente aereo mentre si stava recando a commemorare l’anniversario del Massacro di Katyń.

Kaczynski, grazie al grande potere ottenuto dal suo partito e appoggiato e sostenuto da due affiliati al partito stesso, il primo ministro Beata Szydlo ed il presidente Andrzej Duda, sta cercando di trasformare la Polonia in un’autocrazia di tipo nazionalista andando, allo stesso tempo, ad attaccare le politiche europee alleandosi con uno dei suoi “vicini” anti europeista, il primo ministro ungherese Victor Orban, ed andando così a creare un vero e proprio focolaio anti-europeo.

La Polonia in questo momento non è però al centro dei dibattiti internazionali solo per quanto riguarda ciò che attiene alla sua politica estera e, in particolare, per ciò che attiene all’Unione Europea. Nel paese, infatti, dalla fine del 2015 si sta delineando quella che sembra essere  una vera e propria “crisi costituzionale”. Il processo che ha portato a questa crisi ha inizio nell’ottobre 2015, con la presa di potere del partito Diritto e Giustizia.  Quest’ultimo, seguendo le proprie linee guida, ha infatti intrapreso un fitto processo legislativo, volto a limitare le libertà personali tramite la presa di controllo delle istituzioni e dei mezzi di comunicazione di massa e con l’eliminazione di qualsiasi ostacolo che possa bloccare il cammino verso l’autocrazia, in primis con l’indebolimento della Corte Costituzionale.

La crisi ha avuto inizio proprio nel momento in cui il presidente Duda, meno estremista di Kaczynski, ma pur sempre affiliato al partito, si è rifiutato di prestare giuramento nei confronti dei cinque giudici nominati dal precedente partito liberal conservatore al potere, nonostante la Corte ne avesse ritenuti solo due nominati in modo illegale. A quel punto il Presidente ha, invece, prestato giuramento nei confronti di cinque nuovi giudici nominati dal nuovo partito al potere, il PiS, e la Corte è subito intervenuta definendo questa sostituzione come illegale. Si è quindi venuto a creare uno stallo tra le due decisioni.

A ciò è seguito il tentativo da parte del PiS di far passare leggi che andavano a limitare i poteri della Corte e la rendevano soggiogata alla maggioranza parlamentare. Nel dicembre 2015, infatti, attraverso una procedura accelerata, è passata al parlamento una legge che andava ad emendare la legge sulla Corte Costituzionale, riguardante le funzioni della stessa Corte e l’indipendenza dei suoi giudici. La Corte ha giudicato queste leggi come anti-costituzionali ma, nonostante ciò, il partito ha deciso di non riconoscere questo giudizio e di non pubblicarlo, bloccandone quindi l’effetto ed andando a rompere l’ordine costituzionale e democratico polacco.

Nel gennaio 2016 è quindi intervenuta l’Unione Europea attivando il “Rule of the Law Framework“, framework adottato nel marzo 2014 per controllare qualsiasi minaccia sistematica alla “rule of the law”, considerata come uno dei valori fondamentali su cui è stata costruita l’Unione Europea. Il Framework serve per permettere alla Commissione Europea di cercare una soluzione attraverso il dialogo dello Stato membro per evitare che la minaccia sistemica si possa trasformare in una vera e propria violazione e che ciò possa portare all’innesco dell’uso dell’Articolo 7 dell’Unione Europea, il quale è strutturato in:

“Un meccanismo preventivo che permette al Consiglio di fornire un avvertimento al paese UE coinvolto prima che la «violazione grave» si materializzi.
Un sistema sanzionatorio che consente al Consiglio di sospendere determinati diritti derivanti dall’applicazione dei trattati per il paese UE in questione, compreso il diritto di voto di quel paese nel Consiglio. Affinché questo accada, la «violazione grave» deve essersi protratta per un determinato periodo di tempo

A fine settembre, con una forte maggioranza, i membri del Parlamento Europeo hanno fatto passare una risoluzione che spinge il governo polacco a risolvere la situazione entro fine ottobre cercando un compromesso con tutti i partiti presenti nel parlamento polacco.

Accanto alla situazione di crisi interna alla Polonia, dovuta da questa volontà autocratica del partito al potere, si pone il clima teso che si sta venendo a creare per la già citata “alleanza” tra Kaczynski e Orban. Kaczynski ha infatti trovato in Orban un fedele alleato e protettore ed il primo incontro ufficiale tra i due può essere fatto risalire allo scorso settembre a Krynica, nel sud della Polonia.  Il politico polacco, ha parlato più volte di un’idea di contro-rivoluzione culturale basata, a suo parere, sulla necessità di riformare l’Unione Europea, con una modifica dei trattati comunitari volta a ridare più potere agli Stati Nazionali, in primis per quanto riguarda il problema dei migranti.

Abbiamo già avuto più volte modo di parlare di quanto il primo ministro ungherese stia tentando di fare nel proprio paese in relazione ai flussi migratori ma, nonostante il referendum anti-migranti, non abbia raggiunto il quorum, decretando una prima sconfitta per la politica xenofoba di Orban, questa collaborazione polacco-ungherese potrebbe veramente costituire una minaccia per i valori che hanno costituito la base dell’Unione Europea se riuscisse ad espandere le proprie idee al di fuori dei due Paesi.

Fonti e Approfondimenti:

http://www.europarltv.europa.eu/it/player.aspx?pid=d3e4942c-3793-46d5-8e94-a690008c8b5c

http://europa.eu/rapid/press-release_IP-16-2015_en.htm

http://www.repubblica.it/esteri/2016/10/11/news/polonia_walesa_la_linea_dura_di_kaczynski_e_un_pericolo_per_l_europa_intera_-149568157/

http://www.repubblica.it/esteri/2016/10/09/news/intervista_kaczynski-149380233/?ref=search

https://www.foreignaffairs.com/articles/poland/2016-08-25/polands-constitutional-crisis

https://www.foreignaffairs.com/articles/poland/2015-12-06/who-paranoid

https://www.foreignaffairs.com/articles/poland/2016-01-07/europes-autocracy-problem

Poland’s ‘powerholic’

https://www.ft.com/content/e825f7f4-74a3-11e6-bf48-b372cdb1043a

http://eulawanalysis.blogspot.it/2016/08/commission-opinion-of-1-june-2016.html

https://www.britannica.com/biography/Jaroslaw-Kaczynski

Stokfiszewski: Poland brought to heel by the national right

https://www.foreignaffairs.com/articles/central-europe/2016-09-21/poland-not-hungary

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