La Romania al voto

Lo Spiegone
@LoSpiegone

Lo scorso 11 dicembre i cittadini romeni sono stati chiamati alle urne per le elezioni parlamentari, segnate dalla vittoria del Partito SocialDemocratico (PSD). Guidato dal segretario Liviu Dragnea, il PSD si è imposto sugli avversari del Partito Nazionale Liberale (PNL) con il 45% delle preferenze sia alla Camera che al Senato.

Queste elezioni sono state caratterizzate da una scarsa affluenza, circa il 39% degli aventi diritto al voto, e da una campagna elettorale orientata versi i temi caldi della vita romena: la lotta alla corruzione, l’aumento dei salari e gli investimenti per scuole, sanità e infrastrutture.

Le elezioni sono arrivate dopo poco più di un anno dalle dimissioni dell’ex Primo Ministro socialdemocratico Viktor Ponta (novembre 2015), accusato dalla procura anticorruzione di evasione fiscale, riciclaggio di denaro proveniente da attività illecite e falso in atto pubblico. Decise quindi di dimettersi a causa delle continue manifestazioni popolari contro la corruzione, in seguito all’incendio nella discoteca Colectiv di Bucarest, dove morirono 64 persone.

In seguito alle dimissioni, il Presidente della Repubblica Klaus Iohannis, ha incaricato Dacian Ciolos, figura indipendente ed ex commissario europeo all’agricoltura, di formare un governo con l’appoggio sia del Partito SocialDemocratico sia del Partito Nazionale Liberale.

Il governo tecnico di Ciolos ha avuto un impatto positivo per il Paese e per i cittadini, dimostrando come sia possibile promuovere riforme economiche arginando il problema della corruzione e il dilagare del populismo. La procura anticorruzione ha contribuito a mettere sotto processo decine di parlamentari, sindaci e magistrati nel corso degli ultimi due anni e mezzo, mentre il governo Ciolos ha introdotto politiche volte alla riduzione della burocrazia e della corruzione.

Sorprendente è stato il risultato dell’Unione Salvate la Romania (USR), partito anti-sistema, che per la prima volta ha partecipato alle elezioni nazionali: ha infatti ottenuto poco più del 9% dei voti, diventando quindi la terza forza politica per numero di rappresentanti in Parlamento.

Il Presidente della Romania, Klaus Iohannis, ha promesso di non nominare nessuno condannato per corruzione come Primo Ministro. Questo potrebbe escludere il segretario del PSD Dragnea, condannato nel 2015 per un tentativo di frode, ma anche molte altre figure dello stesso partito sono state messe in discussione. Chiunque verrà nominato Primo Ministro, per poter governare dovrà formare una coalizione con il partito Alleanza Liberale Democratico (ALDE), un piccolo partito liberale, espressione della classe media, che ha fatto parte del governo Ponta prima e del governo Ciolis poi. Un vero e proprio “partito stampella” in grado di sostenere il governo in entrambe le camere del Parlamento.

Nonostante il PSD sia il partito con il più alto numero di condannati ed indagati, Dragnea è riuscito a convincere nuovamente una parte dell’elettorato grazie alle numerose promesse:

  • Aumento del 15% dei salari e delle pensioni per i lavoratori pubblici, specialmente dei dipendenti dell’area sanitaria e dell’istruzione, anche riducendo drasticamente le tasse per i cittadini più poveri. Questa misura aumenterà il costo del personale dello stato di quasi 2 miliardi di euro.
  • Aumento degli investimenti pubblici per sviluppo locale e la costruzione di nuovi ospedali, scuole pubbliche, sistemi di irrigazione, autostrade e ferrovie ad alta velocità.
  • La creazione un fondo di investimento statale che riunirà circa 200 aziende che verranno poi quotate in borsa. Il fondo dovrebbe avere circa 10 miliardi di euro e finanziare progetti strategici contribuendo ad aumentare investimenti nel settore energetico e in quello di ricerca e sviluppo.

Il PSD potrà mantenere le promesse fatte solamente se una volta al governo proporrà riforme in materia economica per favorire la crescita. La Romania in realtà in questo ultimo anno ha già avuto una crescita di quasi il 5,2% del PIL, la percentuale più alta nell’Unione Europea. Il programma di governo del partito tiene conto di un aumento del PIL di oltre il 7% per il prossimo anno e un conseguente incremento del 9% delle entrate pubbliche, per far fronte alle spese.

L’Unione Europea ha osservato con ansia i risultati delle votazioni romene: infatti dopo le vittorie in Bulgaria e Moldavia dei due partiti filo-russi, le elezioni romene hanno invertito il trend delle votazioni nell’Europa orientale. Il PSD è sempre stato su posizioni europeiste e in aperto contrasto con le politiche di Putin, e una sua vittoria potrà portare un aumento dell’integrazione con Bruxelles con la speranza dell’adesione all’area Schengen. Soltanto una giusta lotta alla corruzione e alle tangenti potrà portare la Romania ad una completa crescita economica e politica.

Fonti e Approfondimenti:

http://www.economist.com/news/europe/21711729-despite-its-leaders-voting-fraud-conviction-democratic-party-wins-landslide-romania?zid=307&ah=5e80419d1bc9821ebe173f4f0f060a07

https://www.ft.com/content/2b2fdc76-bff0-11e6-9bca-2b93a6856354

http://www.politico.eu/article/romanias-social-democrats-win-parliamentary-election-tv-exit-poll/

http://www.independent.co.uk/voices/brexit-eu-europe-romania-elections-liviu-dragnea-centre-left-social-democracy-hope-a7459501.html

http://www.balcanicaucaso.org/aree/Romania/Romania-di-nuovo-social-democratici-176310

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