La disparità di genere nel mondo: i dati

Immagine generata con supporto AI © Lo Spiegone CC BY-NC

Oggi, 8 marzo, si festeggia in tutto il mondo la festa della donna. Attraverso il report del World Economic Forum (WEF), il quale confronta dati su 144 Paesi, analizziamo quale sia effettivamente la situazione sociale del genere femminile relativamente al sesso maschile. Il report del WEF analizza quattro indicatori fondamentali:  lo stato di salute, il livello di educazione, lo stato economico e l’emancipazione politica.

L’indice di disparità fornito dal WEF si basa su tre concetti fondamentali:

  • Si basa sulla disparità tra i due generi e non sui livelli dei Paesi: l’indice è configurato per misurare le disparità nell’accesso alle risorse e alle opportunità nei Paesi piuttosto che sul livello attuale delle risorse disponibili all’interno di ogni Paese. Non vi è dunque una distinzione tra i Paesi poveri e quelli più sviluppati.
  • Cattura la disparità nelle variabili finali (salute, stato socio economico, educazione, politica) e non sulle specificità di ogni paese (diritti, costumi, politiche specifiche);
  • La classifica viene stilata partendo dai Paesi con un più alto tasso di parità di genere e non sul livello di emancipazione femminile. Questo consente di analizzare se nel tempo le disparità tra i due generi si vanno via via riducendo. Il tasso va da 0 (alta disparità) ad 1 (parità tra i due generi).

Come detto l’Indice Globale viene costituito da alcuni sub-indicatori:

  • La partecipazione e le opportunità economiche, che include le disparità di partecipazione, di remunerazione e di avanzamento nella carriera;
  • Il livello di istruzione, il quale comprende le disparità nell’accesso all’istruzione attraverso il rapporto tra donne e maschi nella scuola primaria, secondaria e all’università. Viene poi preso in considerazione il tasso di alfabetizzazione;
  • Lo stato di salute e l’aspettativa di vita, stimata attraverso due indici: il primo è il rapporto tra i due sessi alla nascita che ha lo scopo di catturare il fenomeno delle “donne mancanti”, prevalente in molti paesi con preferenza per i figli maschi; il secondo indicatore è quello relativo alla differenza nell’aspettativa di vita in buona salute tra i due sessi, prendendo in considerazione gli anni persi a causa di violenze, malattie, malnutrizione o altri fattori rilevanti.

 

La Classifica

Andando ad analizzare l’Indice a livello generale nel mondo ci accorgiamo subito che il fenomeno della disparità di genere risulta ancora rilevante.

Comparando tutti i quattro sub-indici e facendo la media per tutti i paesi, l’Indice generale suggerisce come il mondo ancora si attesti ad un 68% di uguaglianza tra i due generi. Resta dunque ancora un 32% di disparità da ricucire. L’indice risulta sicuramente in miglioramento rispetto al passato, ma altrettanto sicuramente ancora troppo basso. Ad ogni modo, spiccano in positivo le voci riguardanti il livello di educazione scolastica (95%), invariato rispetto allo scorso anno, e dello stato di salute (96%) che ha registrato un incremento dell’1% rispetto al 2015. Rimangono invece a livelli decisamente troppo bassi il tasso di partecipazione e opportunità economiche (59%, il più basso dal 2008) e quello di partecipazione politica, che si attesta ad un misero 23%, confermando un lentissimo miglioramento nel tempo. Andando nello specifico ed analizzando la classifica dei singoli paesi troviamo in testa i paesi nord-europei, mentre in chiusura tutti i paesi del Medio-Oriente e del Nord Africa, dove le leggi e i costumi pesano in maniera decisiva.

 

Top-Ten

Nelle prime 10 posizioni rimane ancora molto forte la presenza dei piccoli paesi europei, in particolare quelli nordici che occupano stabilmente le prime quattro posizioni. Al primo posto, per l’ottavo anno consecutivo, troviamo l’Islanda  con un indice pari all’87%, il quale risulta il miglior Paese per quanto riguarda l’emancipazione politica e nei primi dieci per quanto riguarda la partecipazione e le opportunità economiche. Inoltre dal 2009, il Paese ha eliminato le disparità riguardanti l’accesso all’istruzione. Resta ancora da migliorare, tuttavia, le disparità concernenti il reddito tra uomini e donne. Al secondo posto troviamo la Finlandia (85%) che ha scalzato la Norvegia (oggi terza con un 84%), la quale presenta, a dispetto di Islanda e Finlandia, una fortissima uguaglianza nei redditi tra i due generi. In quarta posizione si piazza per l’ottavo anno consecutivo la Svezia (81%).

A chiudere le prime cinque posizioni inaspettatamente è il Rwanda, che quest’anno ha superato la soglia dell’80% nell’indice di uguaglianza tra i sessi. Ciò ha permesso di scalzare l’Irlanda, che nel 2016 ricopre la sesta posizione. La quinta posizione del Rwanda deriva da una bassissima disparità nell’indice di partecipazione ed opportunità economiche (81,7%), dove i salari sono uguali tra i due sessi, e dall’emancipazione politica delle donne (il Rwanda oggi è il Paese con la percentuale più alta di donne in Parlamento con il 64%). Le disparità per quanto riguarda la salute e l’educazione rimangono ancora da migliorare. Ricordiamo che la classifica non prende in considerazione il livello attuale di ricchezza tra i Paesi, ma esclusivamente le disparità date le risorse, ciò rende possibile una posizione così elevata del Paese.

Un’altra sorpresa nella top ten è rappresentata dalla settima posizione delle Filippine che rappresentano il miglior Paese asiatico nonostante un sottile declino nell’indice generale (78%). Nonostante un ranking non altissimo per quanto riguarda la partecipazione e le opportunità economiche e l’emancipazione politica, il Paese ha azzerato dal 2006 le disparità nel sub-indice salute e, dopo una riapertura nello scorso report, ha ri-azzerato anche le disparità nell’accesso all’educazione.

A chiudere la top-ten troviamo il rappresentante di un altro continente, il Nicaragua (78% nell’indice generale), il quale si posiziona primo nel continente americano per il quinto anno consecutivo. Questa posizione è determinata dall’uguaglianza completa nell’accesso all’educazione e nella salute. Inoltre si posiziona in quarta posizione nel sub-indice riguardante l’emancipazione politica, con più del 50% del gap ricucito. Il Nicaragua, tuttavia, presenta ancora una grande disparità rispetto alla partecipazione e opportunità economiche posizionandosi 92° al mondo. Il Paese caraibico, ad ogni modo, risulta quello che più velocemente sta riducendo le disparità nell’indice generale. Dal 2006, infatti, è riuscito a ricucire ben il 19% nel suo indice generale.

 

Italia

Nella speciale classifica del WEF, l’Italia si posiziona al 50° posto dietro a Serbia e Israele con un indice generale del 72%. Nonostante il posizionamento risulti decisamente basso, il nostro Paese ha registrato un miglioramento rispetto al 2006, anno in cui ricoprivamo la 77° posizione. A pesare negativamente nell’indice italiano è il sub-indicatore sulla partecipazione e le opportunità economiche, in cui ricopriamo addirittura la 117° posizione nel mondo. In particolare risultano disparità molto accentuate nell’uguaglianza dei salari per lo stesso lavoro (127° al mondo), nel reddito stimato (98° posizione), nella forza lavoro (89° posizione) e in particolare nella copertura di impieghi di rilievo quali quelli manageriali o di alti funzionari dello Stato (79° posizione).

Male anche nella disparità sull’emancipazione politica, nonostante su tutte le voci venga superata la media globale, nel quale raggiungiamo un misero 33% di parità. A pesare su questo indicatore risulta la mancanza di nella storia italiana di un Primo Ministro donna e la percentuale di donne in Parlamento (inferiore al 50%). Bene, invece, per quanto riguarda le disparità nelle cariche ministeriali nelle quali ricopriamo la 10° posizione.

L’Italia si mantiene in ottima posizione sullo stato di salute e sull’accesso all’istruzione. In particolare si posiziona prima al mondo nell’iscrizione all’università dove le differenze di genere sono addirittura invertite, con le donne che presentano la fetta maggiore degli studenti universitari.

 

Conclusioni

Secondo il report del 2016 del WEF la disparità di genere si sta via via assottigliando in tutto il mondo. La problematica principale, tuttavia, è che tali miglioramenti avvengono in maniera decisamente lenta. Non è un mistero che la società risulti ancora intrinsecamente maschilista: ciò è dettato da un retaggio culturale che esiste ormai da secoli. E’ arrivata l’ora di dare un nuovo impulso culturale a questa società antiquata, fortemente restia al cambiamento. E’importante dirlo tutti i giorni, ma forse oggi di più, perché la questione di genere dovrebbe (almeno oggi) essere al centro del dibattito politico e culturale. E’ importante per dare un senso alla festa di oggi, in cui si ricorda la manifestazione delle donne a San Pietroburgo l’8 marzo 1917 le quali rivendicavano la fine della guerra e che diedero il via alla Rivoluzione di Ottobre.

Tanto lavoro resta ancora da fare, tanto ancora da rivendicare, ma soprattutto tanto c’è ancora da pretendere.

 

 

Fonti e Approfondimenti

https://www.weforum.org/reports/the-global-gender-gap-report-2016

http://reports.weforum.org/global-gender-gap-report-2016/top-ten/

http://www.un.org/en/events/womensday/history.shtml

http://www.un.org/en/events/womensday/history.shtml

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