Nel precedente articolo abbiamo parlato di Economia circolare, intesa come modello economico e industriale alternativo all’attuale modello lineare. Esso ha l’obiettivo di imitare i processi ciclici naturali eliminando così il concetto di rifiuto. Secondo questo modello infatti, come in natura ogni sostanza considerata di scarto deve essere intesa come risorsa, “cibo” per altri processi. Ma come può essere realizzato?
Le simbiosi industriali
Un esempio che mette in pratica questi principi, riguarda le cosiddette simbiosi industriali. Esse consistono nello scambio di materiali, energia, acqua e sottoprodotti tra industrie e organizzazioni di tipo diverso, nella maggior parte dei casi vicine geograficamente, realizzando quelli che più comunemente vengono chiamati “parchi eco-industriali” o “ecosistemi industriali”.
Gli scambi possono realizzarsi però non solo nei confini di parchi eco-industriali, ma anche all’interno di uno stesso impianto o tra imprese organizzate in una regione più ampia, non necessariamente nella stessa area. In un contesto globale critico per la crescente scarsità di risorse naturali, gli output non intenzionali generati durante un processo produttivo possono diventare input alternativi e preziosi per altri tipi di processi, portando a diversi benefici sia economici che ambientali. Per le imprese partecipanti a questi progetti si riduce drasticamente la necessità di estrarre materie prime o di importarle da altri paesi, riducendo allo stesso modo le emissioni di gas serra legate a queste operazioni e di conseguenza riducendo anche i costi operativi di smaltimento. Ciò che spesso limita l’implementazione di simbiosi industriali è la necessaria riorganizzazione della produzione e dei processi logistici. Poiché la gestione dei rifiuti rimane troppo spesso lontana dal core business della maggior parte delle aziende, essa ha generalmente una dimensione strategica limitata.
Segreti commerciali e confidenzialità in materia industriale possono inoltre essere un ostacolo per la pubblicazione di informazioni riguardo i propri flussi di materiali e di energia, limitando fortemente le opportunità di collaborazione. L’antagonismo tra valore economico e valore ambientale rimane infatti comune nella maggior parte delle imprese. Di conseguenza, l’emergere di ecosistemi industriali è difficilmente spontaneo e richiede spesso molto più che semplici forze di mercato; un lavoro di coordinatori, mediatori ed esperti è necessario per creare una possibile rete di connessioni e mettere in contatto le aziende per realizzare i progetti di simbiosi.
Di seguito vengono descritti due tra i casi più famosi e di successo in Europa, il primo nato spontaneamente, il secondo grazie a sforzi mirati a ridurre l’inquinamento:
Kalundborg, Danimarca
Kalundborg è una città portuale della Danimarca per la quale il processo di simbiosi è iniziato spontaneamente già negli anni ’60, a causa della necessità delle aziende di trovare soluzioni alternative per l’approvvigionamento idrico.
La prima rete consisteva nella cooperazione tra sei imprese: un impianto di produzione di energia elettrica, una raffineria di petrolio, una società biotecnologica, una società di prodotti da costruzione, una società di gestione dei rifiuti e l’amministrazione locale. A spingerle alla cooperazione erano mutui vantaggi economici, la presenza di industrie diverse ma complementari (diversi tipi di produzione e necessità, in assenza di diretta competizione), uno stile di gestione aperto in un clima di fiducia reciproca. Con il passare degli anni la rete ha continuato a ingrandirsi includendo nuovi membri e adattando i processi industriali e gli scambi alle innovazioni tecnologiche e alle nuove regolamentazioni. Nonostante la spontanea e autonoma iniziale organizzazione, nel 1996 è nato il Kalundborg Symbiosis Center, un cosiddetto “matchmaker”, per rispondere ai problemi di gestione, coordinazione e allargamento della rete di simbiosi includendo nuovi partecipanti.
Nel 2015 nasce invece il Symbiosis Center Denmark, sempre a Kalundborg, dimostrando la volontà politica di incoraggiare tali pratiche di economia circolare su una scala sempre più ampia. Questo centro ha infatti il compito di identificare e facilitare progetti di simbiosi tra potenziali partners. Esso ricerca potenziali cooperazioni tra impianti, organizza incontri tra le diverse società e infine agisce da mediatore per concretizzare gli accordi. Questa serie di metodi supporta quindi la trasformazione di processi industriali preesistenti verso business models circolari e sostenibili. In 40 anni questo approccio circolare di produzione ha continuato ad allargarsi coinvolgendo 12 diversi partners. Le interazioni si basano su scambi energetici (vapore e teleriscaldamento), riciclaggio dell’acqua (fognature, acqua di raffreddamento, acqua deionizzata e acqua di mare) e recupero di materiali (ad esempio, gesso, ceneri volanti, liquami, bioetanolo, sabbia, biomassa e lignina). La trasformazione di questi rifiuti in risorse, la riduzione dell’inquinamento e consumo di materiali costituiscono insieme un valore di 80 milioni di euro annui, circa 275.000 tonnellate di CO2 in meno all’anno, il risparmio di circa tre milioni di metri cubi di acqua, il recupero di 150.000 tonnellate di gesso che hanno sostituito il gesso naturale, e produzione di biogas che ha sostituito l’estrazione di materiali fossili.
Dunkirk, Francia
Dunkirk si trova in un’area altamente industrializzata che include attività metallurgiche, chimiche e petrolchimiche, energetiche, alimentari e logistiche. L’insieme di queste industrie pesanti ha generato alti livelli di inquinamento per decenni, mostrando la necessità di migliorare nettamente l’impatto ambientale della produzione.
A questo proposito, nel 2001 è nata la fondazione Écopal con l’obiettivo di promuovere progetti di economia circolare in quest’area. A rafforzare il processo di nascita di progetti di simbiosi in questo caso è stata la difficoltà delle varie aziende di gestire efficacemente i rifiuti secondo le norme di legge, i costi di smaltimento e la mancanza di adeguate informazioni per una corretta gestione. Questo ha portato le varie imprese ad avvicinarsi alla fondazione, la quale ha offerto sin dalla nascita il servizio di organizzazione di incontri per discutere dei problemi gestione dei rifiuti con l’obiettivo di trovare una soluzione di cooperazione e mutui benefici, economici ed ambientali.
Come “matchmaker” ed effettivo luogo di scambio di informazioni, dal 2007 al 2009 Écopal è riuscita ad avere informazioni su input e output di materiale da 147 società diverse, corrispondenti a informazioni su 5000 flussi di materie prime, energia, rifiuti, sottoprodotti e liquami. In questo modo è riuscita a individuare più di 30 opportunità di cooperazione coinvolgendo 55 società diverse in scambi di servizi e flussi di materiale.
Dalla fine degli anni ’90 ad oggi simili iniziative si sono diffuse in Europa e nel mondo. In ognuna di esse sono fondamentali gli interventi di mediazione da parte di organizzazioni esterne, quali il Kalundborg Symbiosis Center in Danimarca o Écopal in Francia. Tutti questi progetti rispondono al piano di azione proposto dalla Commissione Europea nel 2015 per l’Economia Circolare nell’EU Action Plan for the Circular Economy, il quale comprende un programma di misure sull’intero ciclo, dalla produzione alla gestione dei rifiuti, per trasformare l’economia europea in un’economia più sostenibile, e “chiudere il ciclo di vita dei prodotti attraverso un maggiore riciclaggio e riutilizzo” con benefici sia per l’ambiente che per l’economia.
Nel 2018, più di metà delle iniziative previste dal piano sono state realizzate e ulteriori proposte legislative sono state rivedute. Tra gli elementi chiave di quest’ultime sono incluse misure concrete per stimolare la simbiosi industriale, che applicate potrebbero influire positivamente su diversi United Nations’ Sustainable Development goals, quali: n° 12 Consumo e produzione responsabili, n° 6 Acqua pulita e igiene, n°7 Energia pulita ed accessibile e n° 13 Agire per il clima.
Fonti ed approfondimenti
1)Zaoual & Lecocq, Orchestrating Circularity within Industrial Ecosystems: Lessons from Iconic Cases in Three Different Countries, 25 Gennaio 2018, https://journals.sagepub.com/doi/full/10.1177/0008125617752693
2) Business Planet,La “simbiosi industriale”, nuova frontiera dell’ecologia applicata al business, 26 Giugno 2015, https://www.youtube.com/watch?v=prNMWD8qnb8
3) Ecopal, http://www.ecopal.org/
4) Kalundborg Industrial Symbiosis, http://www.symbiosis.dk/en/
5) European Commission, 2018 Circular Economy Package, http://ec.europa.eu/environment/circular-economy/index_en.htm
6) Ralf Isenmann & Konstantin Chernykh, The role of ICT in industrial symbiosis projects – Environmental ICT applications for eco-industrial development, 2009 http://enviroinfo.eu/sites/default/files/pdfs/vol122/0223.pdf
7) Cutaia & Morabito, Ruolo della Simbiosi industriale per la green economy – uno strumento innovativo per la chiusura dei cicli delle risorse, http://www.enea.it/it/seguici/pubblicazioni/EAI/anno-2012/verso-la-green-economy/ruolo-della-simbiosi-industriale-per-la-green-economy/#Cutaia
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