Nell’ultimo ventennio gli Stati Uniti hanno visto una rapidissima crescita dei decessi causati da overdose per sostanze o farmaci derivati dell’oppio, tanto che negli ultimi anni si parla di questo fenomeno come di una crisi degli oppiodi. Nell’articolo precedente avevamo spiegato come funziona il meccanismo della dipendenza, sia dal punto di vista neurologico che sociale, mentre adesso andremo a capire la dimensione del fenomeno negli USA, le sue cause e quali sono le possibili strade per mettervi un freno.
Numeri e geografie del fenomeno
Nel 2017, circa 72.000 cittadini americani sono morti per overdose, un aumento del 10% circa rispetto all’anno precedente (64.000 decessi). Rispetto al 2000, quando i decessi erano stati circa 18.000, i casi di overdose sono quadruplicati. Il 70% circa di queste morti è causato esclusivamente da derivati degli oppiodi.
La crisi, ad oggi, uccide più dell’epidemia di HIV nel suo picco, più degli incidenti d’auto, più delle armi da fuoco. Questi rappresentano il 2% dei decessi totali negli USA – due su cinquanta – nonché la causa primaria di morte per gli under 50.

Fonte: Wikimedia Commons
Oltre ai numeri, anche la geografia dei decessi aiuta a comprendere la portata del fenomeno, che è distribuito sul territorio statunitense in maniera poco uniforme, con picchi che si concentrano soprattutto nelle zone della Rust Belt, Appalachia, New England e la parte ovest della Sun Belt. Inoltre, la crisi non sembra colpire in egual misura tutti i gruppi etnici. I nativi americani sono il gruppo col tasso più alto di mortalità, mentre tra i neri le morti per overdose sono molto alte in alcuni stati del nord-est.
Le cause della crisi
Anche se la crisi si è manifestata soprattutto nell’ultimo ventennio, l’opinione comune è che le sue radici risalgano agli anni ’80. È in questo periodo, infatti, che la ricerca iniziò a pubblicare i primi risultati che dimostravano l’efficacia degli oppioidi per le terapie del dolore, rassicurando al contempo sui possibili effetti collaterali del loro uso. Le case farmaceutiche iniziarono quindi a produrre farmaci oppiodi in maniera aggressiva, inondando il mercato e facendo schizzare alle stelle il numero di prescrizioni. Negli anni, questo ha fatto sì che molti pazienti sviluppassero una dipendenza da farmaci, evolutasi poi in dipendenza da eroina o fentanyl. Non è un caso, infatti, che gli USA siano il secondo Paese al mondo per numero di prescrizioni di farmaci oppioidi, con il primo posto occupato dal Canada, il quale a sua volta sta affrontando un problema simile a quello degli Stati Uniti.
Nel frattempo, anche il narcotraffico ha giocato un ruolo importante, aumentando la quantità di eroina importata negli USA e introducendo sul mercato il fentanyl. Il fentanyl è un oppioide sintetico molto potente, che causa grande dipendenza ed è più economico dell’eroina. Queste caratteristiche lo rendono a buon mercato ma, al contempo, spesso letale per chi lo assume.
Tuttavia, come detto nell’articolo precedente, è importante ricordare come spesso le cause che innescano la dipendenza hanno radici nelle sofferenze individuali delle persone, molte delle quali derivano a loro volta da condizioni sociali altamente problematiche. Questo significa che, se l’aumento dell’offerta ha di sicuro avuto un ruolo, la crisi non sarà di certo risolvibile solo aumentando le politiche di sicurezza, inasprendo la lotta al narcotraffico o mettendo in campo politiche restrittive per le case farmaceutiche.
Le politiche del governo
Le misure per risolvere una crisi di tale portata sono molteplici e, cosa più importante, interconnesse. È impensabile che si possa risolvere questa epidemia senza un approccio globale e senza investimenti importanti, rivolti a ciascuna delle cause, micro e macro, dal lato dell’offerta e dal lato della domanda, che hanno innescato la crisi.
Gli Stati Uniti hanno, storicamente, un problema con droghe e tossicodipendenze, che vengono spesso fortemente stigmatizzate. In un Paese in cui la cultura individualista mette l’accento su libertà e scelte individuali, il rovescio della medaglia è la colpevolizzazione di coloro che non riescono a risollevare le proprie traiettorie individuali. Così facendo, però, si ignora la natura sociale o psicologica dei limiti e delle barriere che molte persone fronteggiano nella società americana, le quali impediscono uno sviluppo positivo delle traiettorie individuali.
Le politiche governative, fino ad ora, sono state insufficienti. Molti Stati hanno migliorato i servizi, ma solo marginalmente, mentre Trump, che aveva promesso grossi investimenti per combattere la crisi, non ha portato avanti nessuna proposta di riforma. Nonostante i buoni presagi dell’ultima amministrazione Obama, che aveva annunciato di voler cambiare passo sulla cultura con cui si affrontano le tossicodipendenze, il suo successore non ha mai dato l’impressione di voler proseguire su quella strada.
La strada per una soluzione sostenibile
Le misure di controllo dell’offerta da sole non basteranno, e già oggi vediamo che le morti sono aumentate nonostante un calo, negli ultimi anni, delle prescrizioni di farmaci oppiodi. Gli interventi sociali e il sostegno psicologico saranno quindi fondamentali per risolvere una crisi che molti ritengono abbia ormai la portata di un’emergenza nazionale.
Come dimostra questo paper, gli oppiodi sono spesso per gli individui un rifugio da traumi psicologici o fisici, esclusione sociale, isolamento, povertà. L’obiettivo finale deve essere quello di ricostruire il collegamento con gli individui che vivono ai margini della società, la cui esclusione è quasi sempre di natura psicologica o sociale. Questo sarà possibile se il paradigma della stigmatizzazione verrà sostituito da un focus sulle sofferenze individuali, cercando di capire quali politiche sociali siano necessarie per risolvere le situazioni di disagio psicologico e sociale in maniera sostenibile.
Fonti e approfondimenti
Nabarun Dasgupta, Leo Beletsky, Daniel Ciccarone, “Opioid Crisis: No Easy Fix to Its Social and Economic Determinants”, American Journal of Public Health, 02/2018, https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC5846593/
The New York Times, “Short Answers to Hard Questions About the Opioid Crisis”, 10/08/2017, https://www.nytimes.com/interactive/2017/08/03/upshot/opioid-drug-overdose-epidemic.html
The New York Times, “‘The Numbers Are So Staggering.’ Overdose Deaths Set a Record Last Year”, 29/11/2018,
https://www.nytimes.com/interactive/2018/11/29/upshot/fentanyl-drug-overdose-deaths.html
The Guardian, “Why are more Americans than ever dying from drug overdoses?”, 29/11/2018,
https://www.theguardian.com/us-news/ng-interactive/2018/nov/29/usdrug-overdose-epidemic-opioids-crisis-getting-worse
The New York Times, “The First Count of Fentanyl Deaths in 2016: Up 540% in Three Years”, 02/09/2017, https://www.nytimes.com/interactive/2017/09/02/upshot/fentanyl-drug-overdose-deaths.html