Pochi giorni fa l’Europa si è resa protagonista dell’attivazione di un programma necessario e voluto da anni: è stato infatti sbloccato il Fondo per una transazione equa, strumento per eccellenza del funzionamento e del finanziamento del contestuale Green Deal europeo.
Grazie a questa novità l’Europa potrà vantare il titolo di primo continente a neutralità climatica, obiettivo da realizzare entro il 2050. Nel frattempo gli Stati membri dovranno ovviamente rispondere alla nuove chiamate del Green Deal, in primis sull’abbattimento delle emissioni di CO2 nei prossimi dieci anni. Questo deal nasce dalla consapevolezza della necessità di tutelare l’ambiente e la biodiversità in un momento storico e sociale particolarmente delicato.
Questa consapevolezza è in realtà da sempre presente nello spirito europeo e questo lo si evince anche dalla presenza atavica della Politica Agricola Comune, detta PAC.
Brevemente si può affermare che la PAC rappresenta ancora oggi una forma di collaborazione necessaria e voluta tra gli Stati, i cui obiettivi sono incardinati nell’art. 39 del TFUE. Nello specifico si riconosce la necessità di porre una legislazione cosiddetta armonizzata, che sia quindi più simile possibile tra tutti gli Stati, in campo agricolo al fine di consentire lo sviluppo dell’agricoltura, il sostentamento degli addetti al settore e un mercato concorrenziale leale e in aggiornamento con le esigenze che si presentano in evoluzione con il periodo storico. Come è ovvio la PAC ha subito una progressiva ma inevitabile compressione, sia dal punto di vista economico sia dal punto di vista degli interventi legislativi.
La Politica Agraria Comune
Nonostante questa evoluzione consequenziale alle vicende storiche, ancora oggi si deve guardare alla PAC e alla sua capacità di innovazione con una particolare attenzione. Questo deriva per lo più dal crescente e inarrestabile interesse verso l’ambiente e la crescita ecosostenibile delle economie nazionali, che investe necessariamente anche il campo agricolo.
Non è certo un mistero che l’attenzione si sta focalizzando sulla ricerca e sulla creazione di prodotti environment friendly, in particolare sulla produzione e commercializzazione di prodotti bio. Ecco quindi che la PAC ritorna a essere la protagonista della scena legislativa, grazie all’organo preposto alla vigilanza e all’intervento in materia: la Commissione AGRI.
In linea generale le Commissioni in seno al Parlamento si dividono in due categorie: le Commissioni permanenti e le Commissioni temporanee. Come suggeriscono gli appellativi, le prime sono fisse, tengono riunioni prestabilite riguardanti la specifica area di interesse e sono 20 in totale, mentre le altre vengono create ad hoc per la trattazione di problematiche e/o tematiche specifiche. Le Commissioni hanno pertanto un compito di spicco nell’attività del Parlamento, dal momento che esse si occupano di una fase della procedura legislativa, attraverso l’approvazione di relazioni o la presentazione di emendamenti. Inoltre esercitano, nel rispetto delle loro attribuzioni, un ruolo di negoziazione con il Consiglio e vigilano altresì sull’operato degli altri organismi e delle istituzioni europee.
La Commissione AGRI e le sue attività
La Commissione AGRI, il cui acronimo sta per “agriculture and rural development”, è una Commissione permanente istituita nel Parlamento europeo, con l’obiettivo primario di assicurare la buona riuscita degli obiettivi preposti nell’ambito della PAC. Al momento presenta 48 titolari membri e un egual numero di titolari supplenti, un presidente – attualmente l’incarico è ricoperto da Norbert Lins del gruppo PPE – e quattro vice presidenti.
Ovviamente la Commissione è responsabile dell’esame di tutti i lavori provenienti dalle varie istituzioni europee, in particolar modo delle proposte della Commissione, che attengono alla sfera agricola e agro alimentare. Per i poteri e la natura della sua struttura, la Commissione partecipa all’attività legislativa europea, attraverso la sua possibilità di presentare studi e relazioni sulle proposte legislative, esercitando di diritto la sua funzione nell’ambito della procedura di codecisione intercorrente tra Parlamento e Consiglio.
La sua portata propulsiva si manifesta nell’ambito agricolo, ma non è confinata a questo settore, dato che anche il vastissimo campo della PAC è oggetto di competenza. Allo stesso modo si occupa dello sviluppo rurale e questo comprende anche l’aspetto finanziario, perché la Commissione predispone studi di settore in materia e si occupa anche dei finanziamenti. Inoltre dispone di un potere legislativo e di intervento anche sulle questioni di interesse faunistico, con particolare attenzione alla tematica dei mangimi degli animali, cosicché non venga somministrato nulla di dannoso né per loro né per gli esseri umani. Continua la propria attività tutelando la salvaguardia della flora e della fauna, utilizzando strumenti di studio e di miglioramento per il settore agricolo in ottica della disposizione di un attento controllo sulla sicurezza dei prodotti agricoli e alimentari; parimenti si interessa sempre di più anche della salvaguardia delle foreste e della situazione agro forestale nonché del controllo sulla biodiversità vegetale.
È interessante notare che la Commissione non è sola nel panorama comunitario: essa è infatti affiancata da ulteriori formazioni di potere che cooperano con questa al fine di predisporre una rete di interventi che sia più ampia possibile. Esistono pertanto anche Commissioni dedicate a temi specifici della PAC, in particolare la Commissione per lo sviluppo rurale, istituita dal Regolamento 1305/2013 e la Commissione sul finanziamento, sulla gestione e sul monitoraggio della Politica Agricola Comune, nata dal regolamento 1306/2013. Di questi due organismi risalta all’attenzione una certa “giovinezza” per quanto concerne la data di istituzione e ciò può essere interpretato come un evidente segno dell’attenzione europea sulle politiche e le esigenze che si presentano man mano nel panorama dell’Unione.
Conclusioni
Sulla scia di questa attenzione perpetua rispetto all’ambiente latu sensu si innesta quindi il progetto del Green Deal e l’attenzione degli organi dell’Unione appare nuovamente accentrata anche sullo sviluppo ecosostenibile delle attività economiche. C’è anche da aggiungere che quest’anno sarà un grande banco di prova per le politiche agrarie dell’Unione, soprattutto per ciò che concerne l’aspetto biologicità. Il 2020 sarà infatti l’ultimo anno di permanenza del Regolamento 834/2007 dedicato al bio e già c’è movimento e attenzione per la sua rinnovazione, anche alla luce delle grandi conquiste sociali e ambientali avvenute nell’anno scorso.
Si può quindi parlare di una ripresa, sia in senso economico sia in termini di attenzione, della Politica Agraria Comune e in generale del settore primario.
Di certo però non si può immaginare che la PAC o la Commissione AGRI riacquistino una potenza di intervento simile a quella degli albori. Questo limite è dovuto alla forza legislativa degli Stati comunitari, spesso restii a concedere terreno in materia di innovazione per queste sfere di potere e di definizione di interessi trasversalmente nazionali.
Sicuramente quest’anno sarà il banco di prova di molti progetti ambiziosi, alcuni dei quali partono già da un buon inizio.
Fonti e approfondimenti
Chiappini, Francesco, “Come funziona la Politica Agraria Comune“, Lo Spiegone, 20/10/2017;
Magnolo, Francesca, “Perchè avere un Green New Deal per l’Europa, oggi“, Lo Spiegone, 10/09/2018;
Research4Commitees “AGRI“;
European Committees, “Agricolture Committees“;
European Committee, Rural Development Committee, Regulation 1305/2013;
European Committee, Committee on Agricoltural Funds, Regulation 1306/2013;
European Parliament, Agricolure and Rural Development, “Allegato IV: Attribuzioni delle Commissioni parlamentari permanenti“.
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