L’indipendenza del potere giudiziario e il grado di libertà di cui godono i media sono tra gli aspetti della rule of law che più influenzano la vita dei cittadini, e la cui analisi può aiutare a comprendere lo stato di avanzamento di una democrazia.
Grecia, Slovenia e Croazia hanno diverse caratteristiche in comune, nonostante la loro entrata nell’Unione europea risalga a periodi diversi. Secondo Freedom House, i tre Paesi ottengono punteggi analoghi anche per quanto riguarda il livello di tutela dei principali diritti civili e politici.
A che punto è la Grecia?
Stando al report della Commissione europea sulla rule of law del 2020, a livello costituzionale l’indipendenza del sistema giudiziario greco è ampiamente tutelata. Invece, sulla lotta alla corruzione – che può mettere a rischio anche l’indipendenza dei giudici – si sono verificati alcuni rallentamenti. Nel novembre 2019, il Gruppo di Stati contro la corruzione all’interno del Consiglio d’Europa (gruppo GRECO), appoggiato dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE), si era pronunciato criticando la scelta del governo greco di alleggerire le sanzioni contro i reati di corruzione da parte di pubblici ufficiali. La decisione, avallata anche dal Parlamento, rappresentava un significativo passo indietro rispetto ai miglioramenti mostrati attraverso le numerose riforme degli anni precedenti. La misura è stata prontamente abrogata, ma senza effetti retroattivi causando uno scompenso nelle pene applicate.
Inoltre, la Costituzione greca prevede una serie di misure legislative a protezione dell’indipendenza dei media e della libertà d’espressione. La crisi finanziaria del 2008 ha messo a dura prova l’autonomia economica dei media rendendoli più vulnerabili agli atti di corruzione. Il report della Commissione sottolinea un problema comune ai Paesi dei Balcani occidentali e di cui soffre anche la Grecia: la trasparenza delle proprietà dei mezzi di informazione. Il Centro di monitoraggio per il pluralismo dei media (Media Pluralism Monitor 2020) ha dato una valutazione di medium risk a questo aspetto, dovuta alla diversa gestione dei registri delle attività per i giornali online e la carta stampata. Quest’ultimo settore, infatti, è molto meno controllato perché non sottoposto all’obbligo di adesione al registro.
La Croazia ai livelli europei
Secondo un sondaggio dell’Eurobarometro condotto nel 2020, la percezione della popolazione e delle imprese è che le pressioni politiche e di governo abbiano una pesante influenza sul sistema giudiziario. Malgrado la percezione popolare negativa, negli anni passati le istituzioni croate si sono mosse per attuare alcune misure che implementassero l’indipendenza degli organi giudiziari. Una sentenza della Corte costituzionale del 2018, ad esempio, definiva fazioso il meccanismo di nomina dei giudici da parte degli organi del Consiglio di Stato giudiziario e del Consiglio della procura di Stato. A seguito dell’intervento della Corte, la legge è stata emendata rendendo il procedimento più trasparente.
La Costituzione croata sancisce i principi di libera espressione e informazione, mentre svariate leggi assicurano la pluralità dei media e l’accesso all’informazione. Ogni servizio mediatico è tenuto a riportare i dettagli delle proprie attività legali e di eventuali variazioni legate ai diritti di proprietà all’ente regolatore dei mezzi d’informazione elettronici (Agency for Electronic Media), che è totalmente indipendente.
Il livello di libertà dei media croati si attesta quindi sulla media degli altri Paesi europei, anche se non mancano episodi di violenza contro i giornalisti: risale al 2018 il famoso caso in cui il reporter Hrvoje Bajlo venne minacciato ripetutamente per aver accusato due membri del governo di appropriazione indebita.
Le particolarità del caso sloveno
La Slovenia presenta alcune differenze rispetto a Grecia e Croazia. La Costituzione, infatti, prevede che i candidati giudici, dopo essere stati selezionati dal Consiglio giudiziario, debbano successivamente essere nominati dall’Assemblea nazionale (la Camera bassa del Parlamento). L’articolo 125, che enuncia tale procedimento, rende la Slovenia l’unico Stato membro a coinvolgere un organo del potere legislativo nella nomina dei giudici ordinari. Il Parlamento è inoltre autorizzato a istituire, in alcune circostanze, commissioni d’inchiesta che valutino il lavoro dei giudici. Nel 2019, la stessa Corte costituzionale slovena sospese questo potere poiché rischiava di mettere a repentaglio l’indipendenza dell’intera amministrazione giudiziaria (la sentenza ufficiale non è stata ancora emessa).
Al di là dell’aspetto costituzionale, emerge una problematica comune ad altri Stati membri, ovvero la bassa fiducia della popolazione nei confronti dei tribunali e dei giudici. Così come in Croazia, anche in Slovenia l’indice di gradimento è più basso della media europea.
Se l’indipendenza dei canali d’informazione sotto il profilo legislativo è mediamente tutelata, la condizione della classe giornalistica rappresenta una tematica sensibile per il Paese. Spesso, infatti, giornalisti e reporter sono soggetti a minacce o violenze e subiscono pressioni politiche o legate a interessi economici. Le istituzioni slovene stanno comunque cercando di ampliare le tutele a questa categoria, come dimostra una sentenza emessa dalla Corte costituzionale slovena nel 2018 che permette ai giornalisti di non rendere pubblici i nomi dei propri informatori e delle proprie fonti, un piccolo ma importante miglioramento.
Quali sono i reali meriti dell’Unione europea?
In Slovenia e Croazia, il grado di fiducia della popolazione nei confronti di giudici e magistrati è di gran lunga inferiore rispetto alla media europea, questo di fatto indebolisce il sistema giudiziario. Una difficoltà comune anche alla Grecia risiede inoltre nell’incapacità di garantire sicurezza alla categoria giornalistica, lo stesso problema riscontrato anche nel resto dei Balcani occidentali.
Nonostante queste criticità, l’indipendenza giudiziaria e la libertà dei media sono principi tutelati dalle costituzioni e dalle leggi di tutti e tre gli Stati. Infatti, come dimostrato dal Report della Commissione, c’è un divario significativo con i Paesi che stanno affrontando l’iter di adesione all’Unione europea. Gli sforzi di Bruxelles e delle altre istituzioni per rafforzare lo Stato di diritto dei membri dell’Unione sono tangibili, ma è ancora da verificare quali invece siano i reali meriti. I recenti avvenimenti in Polonia e Ungheria mettono in dubbio l’efficacia dei provvedimenti dell’UE ed evidenziano, piuttosto, quanto sia necessaria la collaborazione e la buona volontà dei governi nazionali.
Fonti e approfondimenti
Consiglio d’Europa, “Greece: Despite some improvements, more work needed to restore ability of criminal justice system to counter corruption, Council of Europe experts say”, 18/12/2019
Commissione europea, Rule of Law Report Grecia, 2020
Commissione europea, Rule of Law Report Croazia, 2020
Commissione europea, Rule of Law Report Slovenia, 2020
Ekathimerini, “Greece struggles in its rule of law”, 20/10/2016
Juka kukavica, “(Rule of) Law in the Time of Covid-19: Warnings from Slovenia”, Verfassungsblog, 25/03/2020
Jernej Letnar Černič, Matej Avbelj, Marko Novak, Dejan Valentinčič, “Reform of Democracy and the Rule of Law in Slovenia”, New University Faculty of Government and European Studies, 2018
Freedom House, Freedom in the world 2020: Slovenia, 2020
Freedom House, Freedom in the world 2020: Croazia, 2020
Editing a cura di Carolina Venco
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