La crisi del giornalismo locale statunitense

Immagine generata con supporto AI © Lo Spiegone CC BY-NC

Negli ultimi anni, migliaia di giornali locali statunitensi sono stati costretti a chiudere e fra quelli rimasti molti hanno dovuto licenziare giornalisti, ridurre la copertura e ritirare il numero di copie da far circolare. Si stima che oltre 65 milioni di cittadini vivano in contee o distretti senza giornali locali. La crisi del giornalismo locale ha anche alimentato un generale disimpegno dalla vita democratica nelle realtà più lontane dai grandi centri.

Non è un caso che nei luoghi in cui gli statunitensi si sono maggiormente allontanati dalle notizie locali l’affluenza alle elezioni statali e amministrative sia diminuita. Inoltre, nelle comunità che hanno perso dei giornalisti ci sono stati meno candidati alle cariche locali. Ma il declino di questo giornalismo riguarda anche la dimensione nazionale. 

Gli elettori delle comunità che perdono i loro giornali di riferimento hanno infatti meno probabilità di dividere il loro voto tra i due principali partiti politici, contribuendo alla polarizzazione politica nazionale.

Il collasso

Negli ultimi due decenni si è assistito al consolidamento del trend delle chiusure dei giornali locali. Diverse redazioni sono state sventrate, lasciando molte comunità senza giornali o con giornali fantasma, con personale minimo e quasi nessuna notizia o rilevanza. Il passaggio dal cartaceo al digitale ha creato una seria sfida finanziaria per molte di queste testate. Oggi, pochi utenti comprano regolarmente ancora le edizioni cartacee dei quotidiani, con la maggior parte dei lettori che tende a rivolgersi maggiormente all’online.

Molte realtà giornalistiche locali hanno quindi fatto fatica nella transizione dal cartaceo al digitale, cosa che di riflesso ha portato ad avere un numero di abbonati sempre più inferiore. La mancanza di capacità di adattamento ha perciò condotto molte realtà di questa portata a soccombere, con i profitti che sono crollati a causa del costoso mantenimento di stampe e tirature a fronte di un numero sempre più basso di lettori. 

Questo non è un problema per i giornali nazionali di alto livello come il The New York Times, il quale, forte di un numero di lettori più elevato, ai nastri di partenza della rivoluzione digitale, ha potuto gestire più serenamente la transizione. Ciononostante, anche il NYT è stato costretto a cambiare e a evolversi per sopravvivere, con ormai la maggioranza degli abbonamenti sottoscritti per l’edizione digitale. 

L’unico giornale statunitense di stampo locale che ha più abbonati per l’edizione cartacea che per quella digitale è il The Boston Globe, il quale, attraverso inchieste di alto livello e un’ottima sezione di giornalismo investigativo (pensiamo al team Spotlight), è stato in grado di portarsi appena un gradino sotto i grandi quotidiani nazionali.

Tuttavia, ciò che colpisce profondamente il settore è la rilevata diminuzione della domanda da parte dei consumatori nei confronti delle notizie locali. Secondo il politologo Daniel Hopkins dell’Università della Pennsylvania, questo è dovuto al cambiamento nelle modalità di diffusione delle notizie. Ciascun progresso tecnologico nel settore, dalla carta stampata a Internet, passando per la radio e la televisione, ha consentito ai produttori di ampliare la geografia delle notizie, raggiungendo più persone in luoghi sempre più distanti. Si deduce, analizzando questi effetti, che la maggioranza delle persone sia più portata a seguire notizie e storie di interesse nazionale rispetto a quelle riguardanti la dimensione locale. 

Questo anche perché se si è interessati a seguire un determinato tipo di notizie, di riflesso si tende a leggere le altre sulla stessa piattaforma.

Inoltre, il progressivo raggruppamento delle informazioni e dei canali tramite cui queste vengono diffuse ha contribuito significativamente a questo declino. L’accorpamento dei media in grandi gruppi, con le principali sedi operative sulle coste della nazione, ha cambiato la distribuzione delle opportunità lavorative, concentrandole nei grandi centri urbani. 

La crescita più o meno grande del settore, negli ultimi anni, è provenuta infatti da questi grandi gruppi disposti a Est e a Ovest degli Stati Uniti, lasciando un profondo vuoto nel mezzo. E Internet, piuttosto che facilitare l’accesso al mercato e alla diffusione di notizie, ha invece dato avvio a una corsa alla notizia e all’offerta in cui chi vince prende tutto, limitando la crescita delle realtà più piccole

I fondi speculativi nel mercato: il caso Alden Global Capital

In ogni caso, molti gruppi finanziari sono entrati anche nel mercato del giornalismo locale. Un caso-simbolo è quello dell’Alden Global Capital, un fondo speculativo, con sede a New York, a capo della Digital First Media, società che possiede più di cento fra quotidiani e settimanali locali. I quotidiani gestiti da Alden a differenza di altri sono molto redditizi e a un primo impatto sembrano essere quindi un buon esempio di evoluzione di queste realtà. Tuttavia, questi numeri positivi derivano da una politica gestionale speculativa fortemente penalizzante per i propri dipendenti e per la qualità del lavoro svolto. Alden ha infatti costruito tali fortune sul taglio dei costi e dei posti di lavoro, riducendoli al minimo

Il successo finanziario non è quindi il risultato di un investimento mirato ben strutturato sulla produzione di notizie, ma è dovuto piuttosto ai drastici tagli imposti alle redazioni. Da quando è entrato in questo settore, circa dieci anni fa, il gruppo Alden ha tagliato più di mille posti di lavoro nelle varie redazioni. Quasi un terzo della redazione del Denver Post, di proprietà di Alden, è stato licenziato nel 2018. 

Altro esempio è quello del The East Bay Times. Poche settimane dopo aver vinto un Premio Pulitzer per la sua copertura di un incendio che ha ucciso trentasei persone facenti parti di un collettivo di artisti, questo giornale dell’area di San Francisco è stato vittima dei tagli di Alden. Più di venti giornalisti sui novanta totali della redazione sono stati licenziati. Alden ha anche venduto molti uffici di giornali e tipografie

Digital First ha venduto l’ufficio del Delaware County Times, costringendo il rimanente personale del giornale a lavorare in un’officina di riparazione di biciclette convertita in ufficio. Secondo il Washington Post altri giornalisti dipendenti del gruppo Alden, in seguito alla vendita dei propri luoghi di lavoro, sono stati costretti a lavorare da casa o a riunirsi in bar e caffetterie. 

Nel marzo 2018, Margaret Sullivan, editorialista del Washington Post, ha definito Alden come uno dei gruppi più spietati “apparentemente intenzionati a distruggere il giornalismo locale”. Alden Global Capital è stato anche fortemente criticato e descritto come un gruppo di “capitalisti avvoltoi” dallo stesso Denver Post, dopo i molteplici licenziamenti del personale.

Il ruolo delle pubblicità e delle Big Tech

L’avvento di Internet ha quindi indubbiamente contribuito a cambiare il business e gli aspetti economici del giornalismo, con la pubblicità che è in buona sostanza migrata verso il settore online, portando gli investitori a scegliere altre realtà su cui fare affidamento per la promozione delle proprie attività o prodotti. 

Come i lettori si sono spostati in rete, anche la pubblicità ha fatto consequenzialmente lo stesso. I piccoli giornali non sono quindi stati in grado di recuperare le perdite di entrate dalla pubblicità cartacea tradizionale. I ricavi della pubblicità digitale, in altre parole, costituiscono una quota sempre più grande delle entrate; tuttavia, l’accesso a questa fonte di denaro, soprattutto per le motivazioni prima esposte, è rimasto negato per queste realtà

La nascita e l’enorme espansione delle grandi compagnie Big Tech ha ulteriormente diversificato il quadro. L’ascesa della pubblicità digitale e di Facebook e Google nel mercato, sono tutte parti dello stesso grande meccanismo: un numero sempre maggiore di cittadini utilizza come fonte di informazioni Facebook e Google

Queste società non si limitano a distribuire e ad aggregare notizie; competono con gli editori sulle notizie, sui dati e sul denaro proveniente dalle pubblicità. Le realtà più colpite sono inevitabilmente le più piccole. Facebook e Google dominano quindi il mercato col 58% della pubblicità digitale affidato alle loro piattaforme, cosa che ha attirato più volte l’attenzione dell’antitrust. Tuttavia una loro concreta regolamentazione sembra ancora lontana.

Possibili soluzioni

Brookings Institution ha affrontato la questione e lanciato alcune possibili soluzioni per affrontare il problema, partendo dal presupposto che questa presenza giornalistica è necessaria per soddisfare i principi che caratterizzano qualsiasi comunità democratica. L’idea alla base è ovviamente quella di far intervenire i legislatori con due possibili macro-interventi

Il primo consiste nel fornire finanziamenti pubblici al giornalismo locale, garantendo anche detrazioni fiscali sugli abbonamenti personali verso le testate idonee a riceverne. Questo aiuterebbe nel sostenere i costi associati alla rendicontazione generale. Un nuovo regolamento fiscale potrebbe poi trasformare le entrate delle pubblicità e degli abbonamenti rendendoli esentasse.

Il secondo intervento riguarda il modo in cui le grandi piattaforme online concorrono con le realtà locali. Una tassa applicata a quest’ultime per la visualizzazione dei contenuti degli editori costringerebbe le aziende che aggregano e distribuiscono i contenuti a condividere i loro profitti con chi quei contenuti li ha creati.

In tal senso si richiederebbe anche l’intervento dell’antitrust, che con un’indagine sull’attività di grandi gruppi come Facebook e Google nel settore pubblicitario, potrebbe determinare se il predominio di queste grandi compagnie sia effettivamente dovuto a comportamenti anticoncorrenziali.

L’importanza del giornalismo locale in un contesto democratico non è venuta meno nel tempo, ma sono cambiate le dinamiche economiche e di sviluppo. Ciò che sembra essere necessario è quindi un intervento pubblico per sostenere e supportare media forti e indipendenti. Se la principale funzione del giornalismo è quella di essere il cane da guardia della democrazia, è anche necessario fornire le condizioni giuste affinché possa operare con forza ed efficacia, specialmente nei contesti più piccoli, dove una maggiore trasparenza nelle comunità è fondamentale per indirizzare la politica locale.

 

Fonti e approfondimenti

Bosman J., How the Collapse of Local News Is Causing a ‘National Crisis’, The New York Times, 20/11/2019.

Brown J., Local newsrooms across the country are closing. Here’s why that matters, PBS News Hour, 01/01/2020.

Hendrickson C., Local journalism in crisis: Why America must revive its local newsrooms, Brookings, 12/11/2019.

Harris L., Reviving democracy requires reviving local journalism, Columbia Journalism Review, 16/09/2020.

Blethen F., In this moment of multiple crises, we need strong local journalism, The Washington Post, 18/05/2020.

 

Editing a cura di Cecilia Coletti

 

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