Dal 1° dicembre 2020 l’Italia detiene la presidenza del G20, il principale forum di discussione tra capi di Stato e di governo dei Paesi economicamente più importanti del mondo. L’agenda dei leader pone al primo punto la ripresa dalla crisi causata dalla pandemia da Covid-19, ma anche l’inizio di un processo globale di riforme su vari temi, incluso il multilateralismo stesso.
Il Gruppo dei Venti
Negli anni Novanta, una serie di crisi finanziarie, come quella asiatica del 1997, colpì alcune delle principali economie globali. Questi episodi convinsero i membri del Gruppo dei Sette – composto dalle sette maggiori economie globali – a creare un forum parallelo e allargato. L’obiettivo di questa nuova organizzazione era il coordinamento della politica economica mondiale e la difesa dell’ordine internazionale nato dagli accordi di Bretton Woods, basati sui principi liberali democratici. Questo modello politico ed economico era stato messo in crisi dall’instabilità economica dagli anni Settanta in poi. Inoltre, un tema cruciale per le potenze del G7 era portare in cima all’agenda la crescita delle economie in via di sviluppo, in particolare i cosiddetti “BRICS”: Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica. Nel 1999 venne così istituito il Gruppo dei Venti (G20), per riunire i ministri delle Finanze e i governatori delle banche centrali di 19 Paesi del mondo più l’Unione europea.
La lista definitiva dei partecipanti al G20 comprendeva: i membri del G7 (Stati Uniti, Canada, Giappone, Italia, Francia, Germania, Regno Unito), Unione europea, India, Indonesia, Cina, Australia, Argentina, Brasile, Messico, Russia, Arabia Saudita, Sudafrica, Corea del Sud e Turchia. La selezione degli Stati membri del G20 sarebbe stata dettata da Caio Koch-Weser, vice dell’allora ministro delle Finanze tedesco Hans Eichel, e Timothy Geithner, vice del ministro del Tesoro statunitense. La composizione del Gruppo non è stata esente da critiche per la scarsa rappresentanza di intere regioni. L’Africa, per esempio, è quasi assente.
Ma non solo: ben 173 Paesi membri dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) non sono rappresentati nel G20, e tra questi anche quelli che sono più toccati dai problemi affrontati all’interno del Gruppo. La critica è giunta in primis dalla Norvegia, uno Stato non appartenente all’UE e, quindi, mai presente nei summit del Gruppo, nonostante sia uno dei più importanti contribuenti delle Nazioni Unite. L’Europa è vittima dei principali attacchi da parte degli esclusi perché numericamente sovrarappresentata. Non solo conta quattro Paesi (Italia, Francia, Germania e Regno Unito), ma il suo peso aumenta con la presenza dell’UE – unico membro che rappresenta gli interessi di più Paesi. L’Unione Africana e l’ASEAN, due organizzazioni che sono invitate ai summit del G20, non godono dello stesso potere decisionale dell’Unione europea.
Gli obiettivi del G20
Dopo la crisi finanziaria del 2008 si decise di organizzare dei summit in cui i ministri delle Finanze potessero incontrarsi e la partecipazione venne estesa anche ai capi di Stato e di governo e think tanks. Dal 2011 i summit sono diventati a cadenza annuale, mentre in precedenza – nel 2009 e nel 2010 – erano stati due.
Come detto, il G20 è nato per motivi di governance economica a livello mondiale: coordinare le principali economie del mondo con quelle emergenti e monitorare i livelli di debito pubblico dei Paesi membri. Con gli anni, il gruppo si è fatto carico di altre sfide. Dopo la pubblicazione dell’Agenda per lo sviluppo sostenibile 2030 delle Nazioni Unite nel 2015, il G20 ha introdotto alcuni dei Sustainable development goals (SDGs) nelle agende dei governi membri. Più di recente, per tentare di alleviare le conseguenze economiche della pandemia da Covid-19, i membri del G20 sono intervenuti a sostegno dei Paesi il cui debito pubblico stava raggiungendo livelli insostenibili per via degli sforzi per garantire il pagamento dei debiti esistenti e sostenere le spese necessarie per la lotta al nuovo coronavirus. In collaborazione con il Fondo monetario internazionale (FMI) e la Banca mondiale, i Paesi del G20 hanno lanciato la Debt suspension service initiative (DSSI), un programma che sospende il pagamento dei debiti per i Paesi emergenti che invece potranno richiedere ulteriore sostegno finanziario dal FMI e concentrare la propria politica fiscale sulla lotta alla pandemia.
Il Covid-19, quindi, ha preso il primo posto anche nell’agenda del G20, non solo dei governi nazionali. Nel 2020, la presidenza saudita ha dovuto organizzare un summit virtuale per permettere ai membri di incontrarsi e ha aggiustato le proprie priorità in linea con l’emergenza sanitaria mondiale. La presidenza italiana dovrà da una parte proporre nuove risposte alla pandemia e dall’altra lanciare la ripartenza.
L’impatto della presidenza del G20
La presidenza annuale del G20 è stabilita a rotazione tra gruppi di Paesi: gli Stati membri sono suddivisi in cinque gruppi, uno dei quali deve scegliere tra i propri membri un presidente del G20 per l’anno in corso. La presidenza dura dal 1° dicembre al 30 novembre dell’anno successivo. Il Gruppo ha un’agenda che tradizionalmente si concentra su affari economici e poi si è allargata su altri temi globali. Tuttavia, ogni presidenza imprime un indirizzo specifico ai diversi summit. Per garantire la continuità lungo le linee-guida del G20 – quindi, per esempio, il perseguimento degli SDGs o la stabilità finanziaria internazionale – ogni presidenza annuale è appoggiata da rappresentanti della presidenza precedente e di quella successiva. Questa collaborazione dà vita alla cosiddetta “troika”, che quest’anno è costituita da Arabia Saudita, Italia e Indonesia.
Suddivisione in gruppi dei membri del G20 – Wikipedia)
Ogni presidenza del G20 ha tematiche particolari che presenta al summit. La Germania, nel 2017, puntò sull’introduzione degli SDGs nell’agenda del Gruppo. Nel 2019 la presidenza giapponese, invece, si concentrò sull’inquinamento degli oceani: questa priorità si è tradotta nella Osaka Blue Ocean Vision con cui i Paesi del G20 puntano a ridurre a zero l’inquinamento creato da rifiuti in plastica nei mari entro il 2050. L’adozione di queste misure in sede al G20 non si è sempre tradotta in atti pratici da parte dei governi, sia per la mancanza di un meccanismo formale che monitori l’implementazione delle politiche decise nei summit, sia perché ci possono essere ostacoli esterni alla loro implementazione. Per esempio, al lancio della DSSI da parte dei 20 Paesi non è seguita la collaborazione da parte del settore privato nell’alleviare il peso del debito pubblico delle economie in via di sviluppo. In questo modo, l’impatto della DSSI è decisamente ridotto.
La presidenza italiana
L’attenzione della presidenza italiana si concentra su tre macro-aree, indicate dalle “tre P”: persone, pianeta, prosperità. La pandemia ha avuto un impatto devastante sull’economia mondiale, in particolare sul mercato del lavoro (negli Stati Uniti il tasso di disoccupazione aveva raggiunto uno storico 14,8% nell’aprile 2020, in Sudafrica il 30,8% nel terzo trimestre del 2020) e sulle relazioni sociali. Le disuguaglianze tra membri della società e tra regioni del mondo sono aumentate dopo l’avvento della pandemia. Per questo motivo la presidenza italiana ha deciso di porre gli individui al centro del progetto di ripartenza dell’economia globale quando l’emergenza Covid-19 sarà finita.
Il secondo punto riguarda l’ambiente: la ripresa economica dovrà avvenire nel rispetto degli obiettivi climatici dell’Accordo di Parigi. Per questo, tematiche importanti al centro del dibattito politico saranno la digitalizzazione, lo sviluppo delle città sostenibili, gli obiettivi climatici delle principali potenze mondiali. Proprio quest’anno, l’Italia condividerà anche la co-presidenza della COP26, la Conferenza delle Nazioni Unite sul clima, con il Regno Unito. La lotta al cambiamento climatico non verrà, quindi, messa da parte dalle necessità a breve termine causate dalla pandemia.
Infine, la prosperità. L’impatto economico della pandemia è stato forte: l’FMI ha calcolato un calo del Pil del 7,1% in Canada, del 5,3% in Giappone, del 10% in India. Non sono stati solo i lockdown generalizzati a causare questi sviluppi, ma anche il rapido sviluppo tecnologico, che non è stato accompagnato da un corrispondente impegno nella formazione digitale. Per questo, la presidenza italiana pone la formazione al centro della ripartenza per garantire l’accesso universale al mondo del lavoro e porre le basi per ricostruire la coesione sociale minata dalla pandemia.
Il summit del G20 a presidenza italiana si terrà il prossimo ottobre a Roma, Covid-19 permettendo. Se per ogni Paese ospitante il summit del G20 è un’occasione per accrescere il proprio prestigio internazionale, per l’Italia lo è ancora di più quest’anno. La sua centralità – sia attraverso il G20, sia con la COP26 – nel contesto globale la pone in prima linea nell’influenzare la ripartenza economica e sociale dopo la pandemia in un contesto di forti rivalità politiche. C’è grande ottimismo per un forum che dovrà rilanciare il multilateralismo. Una riforma della cooperazione internazionale potrà dare nuova forza e credibilità alle organizzazioni internazionali nell’affrontare le prossime sfide globali.
Fonti e approfondimenti
Bradford, C. e Linn, J.F. Global Economic Governance at a Crossroads: Replacing the G-7 with the G-20, Brookings Institution, 01/04/2004.
G20 Italy website [ultimo accesso 27 gennaio 2021].
ISPI, Che cos’è il G20?, 26/01/2021.
Wade, R. From global imbalances to global reorganisations, Cambridge Journal of Economics, 33(4), 539-562, luglio 2009.
Wouters, J., et alia. The EU at the G20 and the G20’s Impact on the EU, Leuven Centre for Global Governance Studies, Working Paper n.93, maggio 2012.
Editing a cura di Carolina Venco
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