Paraguay: dalla crisi sanitaria a quella politica

Paraguay
Foto di FF MM - Wikimedia - CC BY-SA 4.0

Negli ultimi mesi, in Paraguay, i contagi da coronavirus sono cresciuti in parallelo all’insofferenza sociale. A un malcontento accumulato e represso durante decenni, si sono aggiunti gli errori nella gestione della pandemia, che hanno spinto i paraguayani a manifestare. 

Sono ormai settimane che le strade della capitale si riempiono di cittadini stanchi, che chiedono le dimissioni dell’intero governo, al suono di ¡Qué se vayan todos! (Che se ne vadano tutti!). Con le sue pratiche di corruzione e assenteismo, si considera il governo responsabile dell’attuale peggioramento della crisi sanitaria.  

Una regione in subbuglio

Il coronavirus ha creato una situazione particolarmente drammatica in America latina, dove i sistemi sanitari erano già precari. La pandemia ha messo in luce più che mai non solo le forti disuguaglianze di vecchia data, ma soprattutto la cattiva gestione e frequente appropriazione indebita dei fondi pubblici, riflessa nella mancanza di materiale e personale medico. Il Covid-19 ha così esasperato la sopportazione delle popolazioni latinoamericane dinanzi alla corruzione dei propri governi.

Le proteste in Paraguay

Dopo varie proteste limitate al personale sanitario e agli insegnanti, il 5 marzo scorso la società civile paraguayana si è organizzata via social network. Tra le 5.000 e le 10.000 persone si sono riunite nella piazza del Congresso in una mobilitazione pacifica, finita tuttavia con episodi di brutalità poliziesca e una ventina di feriti. Ma ciò non ha frenato i manifestanti. 

Da allora, ogni giorno, migliaia di persone, senza far capo a organizzazioni specifiche, si radunano per le strade della capitale. La loro richiesta è ben chiara: todos los días hasta que renuncie (tutti i giorni finché non rinuncia), riferendosi al presidente Mario Abdo Benítez, in carica dal 2018.

Gli episodi precedenti

Non è la prima volta che il Paese vive un clima simile. Uno degli episodi di agitazione più recenti e importanti è avvenuto nel 2017, contro l’ex-presidente Horacio Cortes. Inoltre, Abdo Benítez ha già affrontato proteste che ne chiedevano le dimissioni. Infatti, nel 2019 è stato messo sotto stato di accusa per aver firmato un accordo segreto con il presidente brasiliano Jair Bolsonaro riguardo la diga idroelettrica di Itaipú

La segretezza e il contenuto, visto come una cessione della sovranità energetica del Paese, hanno scatenato l’ira cittadina e dell’opposizione. Tuttavia, l’impeachment non ha ottenuto la maggioranza dei voti al Congresso.
L’anno scorso, si sono scatenate ulteriori proteste dopo la sparizione e l’omicidio da parte delle autorità di minorenni famigliari di membri dell’Ejército del Pueblo Paraguayo, un’organizzazione di guerriglia di sinistra. La situazione è peggiorata dopo alcune dichiarazioni del presidente riguardo alla necessità di liquidare tutti gli esponenti di tale gruppo.

Lo scetticismo nei confronti del presidente si è placato solo nei primi mesi della pandemia, vista la sua notevole gestione iniziale della crisi. Ma da quando questa è peggiorata, la sfiducia è tornata più forte che mai.

La risposta del governo

I ricambi ministeriali e le dimissioni del ministro della Salute, avvenuti all’indomani dell’inizio delle proteste, non hanno frenato il malcontento dei manifestanti. Infatti, la popolazione attribuisce le falle del sistema non ai responsabili puntuali ma al presidente stesso e alla struttura politica del Paese

Infatti, in Paraguay le istituzioni governative sono controllate ormai da ben 75 anni – con un solo intervallo di 5 anni – dallo stesso partito: il Partido Colorado. Inoltre, è lo stesso che ha governato durante la sanguinaria e traumatica dittatura di Stroessner, la cui successiva mancata transizione democratica ha permesso la persistenza di tale situazione di monopolio istituzionale.

In questo scenario, i membri del Partido operano con una quasi totale impunità, motivo per cui, nonostante le persistenti richieste della popolazione, i vertici del potere non sembrano intenzionati a rinunciare.

La mozione di impeachment

L’opposizione ha presentato una nuova mozione di impeachment contro il Presidente. Tuttavia, questa è stata rifiutata il 17 marzo scorso con 42 voti in contro e 36 a favore. Tale esito è stata determinato, come avvenne nel 2019, dalla maggioranza detenuta dal Partido Colorado al Congresso, e dunque da colui che lo controlla de facto: l’ex-presidente Cartes.

Il governo di Abdo dipende dunque in gran parte della volontà del predecessore, con il quale non può mancare di negoziare per rimanere al potere. L’attuale presidenza dirige il Paese con la costante minaccia di poter essere destituita dalle stesse forze che la tengono in piedi. In questo quadro, le dispute e gli equilibri intra-partitici sono dunque prioritari, mentre le richieste dei manifestanti rimangono irrisolte. In molti reclamano la rinuncia di Abdo proprio in quanto marionetta di Cartes, ritenuto il vero detentore del potere.

La gestione della pandemia

I primi sintomi della cattiva gestione della pandemia sono apparsi già ad aprile dell’anno scorso, per il fiasco nell’acquisto di rifornimenti medici. In pieno lockdown, due carichi di materiale medico comprati in Cina sono stati rifiutati in quanto non rispettavano i requisiti necessari. Tale caso ha messo alla luce una rete di influenze e appropriazioni indebite nelle spese pubbliche. Inoltre, a questo si è aggiunto il forte sospetto riguardo alla gestione di 274 milioni di dollari ricevuti come prestito dal FMI, la cui parte vincolata al settore sanitario è stata insufficiente o mal investita.  

Tuttavia, un anno fa la situazione era ben diversa e la scarsità di materiale non era ancora allarmante. Allora, il Paraguay riceveva addirittura i complimenti per la gestione della pandemia, con un numero di casi molto ridotto e solo 20 morti fino all’8 luglio. Da pochi mesi a questa parte, però, il contesto si è ribaltato: i casi sono cresciuti, fino a raddoppiare in meno di un mese, portando il sistema sanitario al collasso

Per quasi 7 milioni di abitanti, vi sono solo 304 posti in terapia intensiva nel sistema pubblico e 202 nel sistema privato, che costano 5.000 dollari al giorno. Inoltre, il 3 marzo scorso è stata dichiarata la sospensione di tutti gli interventi chirurgici negli ospedali pubblici del Paese, per concentrarsi sui pazienti affetti da Covid-19. 

Al contempo, erano arrivate solo 4000 dosi di vaccino.  

Così, la nazione sudamericana è passata dal controllare la pandemia a ritrovarsi in mezzo a una crisi sia sanitaria che politica. E alla scarsità del materiale medico, più evidente che mai, sono stati finalmente assegnati dei responsabili.

Problemi strutturali

Il sistema di salute stava collassando da ben prima della pandemia, in uno dei Paesi con la minore spesa sociale dell’America latina, appena il 2,1% del PIL. Infatti, lo Stato paraguayano è per lo più assente e patisce di una forte debolezza strutturale. La persistenza del medesimo partito al potere ha fatto sì che le istituzioni continuino a disattendere la maggior parte della popolazione, mentre proteggono una piccola élite che tiene le redini dello Stato e delle sue ricchezze. 

Abdo stesso ne fa parte, in quanto è uno dei cosiddetti “figli della dittatura”: il padre era il segretario personale del dittatore Stroessner. E i manifestanti non se ne dimenticano, urlando per le strade: Marito, basura, vos sos la dictadura” (Marito, spazzatura, sei tu la dittatura).

Quella che sta attraversando il Paese è una vera e propria crisi delle classi dominanti, oltre che di istituzionalità. La fiducia in esse sta scemando e la popolazione si sente abbandonata dallo Stato, mentre la rabbia cresce a dismisura: la corruzione è diventata intollerabile.

La faccia nascosta di un modello economico “vincente”

Dall’inizio del nuovo millennio, il settore agricolo e i suoi introiti hanno prosperato considerevolmente, soprattutto grazie alla produzione di soia. Questa tendenza ha sostenuto la crescita economica del Paese. Durante il 2020, mentre alcuni Paesi del subcontinente hanno conosciuto contrazioni del PIL di quasi 10 punti percentuali, il Paraguay si è contenuto all’1%. 

Questi sorprendenti risultati macroeconomici nascondono una realtà segnata invece dalla povertà e da una forte disuguaglianza. Infatti, questo apparente miracolo economico è sostenuto in maggior parte da lavoratori informali. Inoltre, provoca notevoli danni all’ambiente – soprattutto tramite una consistente deforestazione – e la ricchezza si continua a concentrare nelle mani di pochi. In un tale scenario, le attività di narcotraffico e di lavaggio di denaro sono in crescita e contano sull’appoggio degli attuali vertici del potere.

Un’opposizione debole

Se il Paraguay non ha forze diverse dal Partido Colorado è anche perché l’opposizione non rappresenta ad oggi una reale alternativa. Inoltre, questa non è portatrice delle stesse istanze dei manifestanti. A parte il giudizio politico contro il presidente, sul quale già sapeva di non avere la maggioranza dei voti, e altre scelte immediate, non ha proposte serie per uscire dalla situazione attuale. Non ha fatto passi verso l’instaurazione di un dialogo sociale o di consultazioni popolari per trovare delle proposte condivise al superamento della crisi.

Dalle richieste dei manifestanti si evince che il vero scopo è quello di ripulire il sistema dalla corruzione e dalle radicate oligarchie politico-economiche. Il cambiamento richiesto è strutturale e presupporrebbe una rifondazione dello Stato paraguayano su nuove basi, in modo da ottenere finalmente una transizione democratica attraverso un autentico patto politico-sociale. 

Anche se il governo di Abdo conta – almeno per ora – sull’appoggio della maggioranza parlamentare, l’evoluzione della situazione sanitaria e le persistenti manifestazioni potrebbero scuotere un sistema indebolito, ma pur sempre ben radicato.

 

 

 

Fonti e approfondimenti

Carneri “La subida de casos de coronavirus en Paraguay precipita una crisis política“, El País, 21/03/2021

J.C. Cueto, “Coronavirus en Paraguay: 3 claves que explican cómo este país pasó de controlar la pandemia a vivir una doble crisis política y sanitaria”, BBC Mundo, 08/03/2021

González “El nuevo “marzo” que agita Paraguay”, Nueva Sociedad, 03/2021

H. Ruiz Díaz, “Paraguay, crisis orgánica del Estado”, Nodal, 16/03/2021

 

 

Editing a cura di Giulia Lamponi

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