Il prossimo 22 aprile si svolgeranno le settime elezioni presidenziali della Republica del Paraguay, i cittadini chiamati alle urne dovranno eleggere presidente, vicepresidente, parlamentari e i governatori dei 18 dipartimenti territoriali. Lo stato del Cono Sur è una repubblica presidenziale da quando, nel 1992, è stata approvata le prima costituzione democratica del paese, dopo 35 anni passati sotto la dittatura militare di Alfredo Strossner. Nonostante questo però, il partito di appartenenza del dittatore (il Partido Colorado) è riuscito a mantenere il governo del paese fino ad oggi in maniera quasi ininterrotta, legittimato da libere elezioni. Sola parentesi in questa egemonica persistenza al potere è stata l’esperienza di Fernando Lugo, ex vescovo cattolico leader di una coalizione di centrosinistra (Alianza Patriotica para el Cambio), eletto nel 2008 e destituito tramite impeachment nel 2012. Il suo successore è Horacio Cartes, omofobo, ricco proprietario terriero e imprenditore finanziario, arrestato per sette mesi, ma assolto per due volte da accuse di frode fiscale, membro del Partido Colorado e attuale presidente uscente.
Secondo la BBC quello di Cartes non è certo un profilo trasparente. In un paese in cui poco più del 2% della popolazione detiene il possesso della proprietà terriera, la sua famiglia controlla la più grande industria di tabacco e di frutta del Paraguay. Inoltre, nonostante si sia dichiarato estraneo ai fatti, numerosi sono i sospetti riguardo un suo collegamento con il narcotraffico, legittimati anche dall’accusa da parte della DEA di aver fatto decollare un aereo carico di cocaina e cannabis da uno dei suoi ranch nel 2000. L’attuale capo di stato non potrà ricandidarsi, perché un anno fa naufragava il suo tentativo di far approvare al parlamento una riforma costituzionale che cambiasse l’articolo 229, dove è esplicitato che presidente e vicepresidente non possano “in alcun caso” essere rieletti. La definitiva rinuncia alle sue mire di rielezione è stata comunicata il 17 aprile 2017, due settimane dopo l’incendio della sede del Senato e dell’uccisione di un ragazzo di 25 anni da parte della polizia, durante le manifestazioni di protesta organizzate contro il suo progetto di riforma. Al suo posto, le primarie del PC hanno fatto emergere la figura di Mario Abdo Benitez, figlio del segretario particolare di Strossner, ora in corsa per la presidenza.
Il quarantasettenne Benitez fa parte della piccola e ricchissima élite paraguayana, grazie al cospicuo patrimonio di famiglia accumulato dal padre durante gli anni della dittatura. Laureato in Marketing negli Stati Uniti, è un ex militare e imprenditore nel settore dei trasporti, entrato in politica nel 2005 come presidente del Senato tra le fila del PC. I media locali lo definiscono come uno dei pochi “hijos de la dictadura”, figli della dittatura, che ha avuto il coraggio di intraprendere la carriera politica. Dalle sue parole, rilasciate in un’intervista ad un quotidiano paraguayano, si estrapola una certa ammirazione per l’ex dittatore che “ha fatto molto per il paese” e per il quale, come presidente del senato, ha proposto una commemorazione ufficiale nel 2006, anno della sua morte. Dal 2015 si è distinto come leader dell’opposizione interna al Partido Colorado, contestando poi il progetto di riforma costituzionale di Cartes sia all’interno del parlamento, sia partecipando ad alcune dimostrazioni di piazza. Secondo i maggiori media del paese è oggi il più probabile successore dell’ex presidente, garanzia di continuità del governo neoliberale-conservatore del PC. Contro di lui, si schiera la neonata coalizione di sinistra tra il Partido Liberal Radical Autentico e il Frente Guasù dell’ex presidente Lugo.
Leader della coalizione chiamata “Gran Alianza Nacional Renovada” (GANAR,“vincere” in spagnolo”), è il senatore ed ex ministro delle infrastrutture e trasporti (obras publicas y comunicaciones), tra il 2008 e il 2012, Efrain Alegre. Con un passato da professore di diritto pubblico, Alegre incomincia la carriera politica nel 1983 tra le fila del PLRA e diventa parlamentare per la prima volta nel 1998. Da allora è stato presidente della camera dei deputati nei primi anni 2000, per poi essere eletto senatore nel 2008 e affrontare, perdendo, Horacio Cartes nelle elezioni presidenziali del 2013. Come ministro del governo Lugo si dimostrò più leale nei confronti del proprio partito che del presidente, infatti, fu uno dei sostenitori dell’impeachment del 2012 che non si sarebbe verificato senza l’appoggio e il voto del partito liberale. Le sue aspirazioni presidenziali potrebbero incoronarlo come primo capo di stato liberale nell’intera storia della Republica del Paraguay.
I due sfidanti propongono agende politiche simili, incentrate su economia, salute ed educazione. Il candidato conservatore propone una riforma dei sistemi scolastico e sanitario, il rafforzamento di alleanze strategico commerciali con il Brasile e investimenti nelle forze armate con l’introduzione del servizio militare obbligatorio. Inoltre, in continuità con il governo precedente, promette l’abbassamento della pressione fiscale su imprenditori locali e sugli investimenti esteri. Il suo oppositore invece, punta sulla gratuità dell’assistenza sanitaria e del sistema educativo e su una strategia di investimenti che crei occupazione, al fine di ridurre la fetta di popolazione che si trova sotto la soglia di povertà, oggi sopra al 22%. La proposta più interessante però riguarda il recupero del surplus energetico prodotto dalle centrali idroelettriche paraguayane che ad ora sono gestite in partnership con i due grandi vicini Argentina e Brasile. Il candidato liberale propone una rinegoziazione di questi accordi e, in seguito, la drastica riduzione dei costi del servizio elettrico.
La grande assente in queste agende politiche è l’idea di riforma del sistema politico ed economico. Infatti, nonostante la sua stabilità e crescita economica, l’86% delle terre paraguayane è in mano ad appena il 2% della popolazione, un dato spiegabile solo accettando la presenza di sistemi organizzativi di tipo feudale, e il 10% della popolazione versa in condizioni di malnutrizione. Ancora peggiori, se possibile, i dati relativi alla corruzione che attestano il Paraguay al posto 135 su 180 paesi in termini di legalità e trasparenza secondo il Corruption Perception Index 2017 e quelli relativi alla fiducia nelle istituzioni che, stando ai dati Latinobarometro, vedono lo stato del Cono Sur ai posti più bassi nelle classifiche per fiducia nei confronti della democrazia, del potere giudiziario, del parlamento e del governo. Inoltre, la chiara assenza di alternanza nelle Istituzioni di governo è indice della resistenza endemica all’apertura verso un sistema effettivamente democratico, da parte dell’élite terriera che non è cambiata o stata sovvertita a seguito della fine della dittatura. Il ferreo sistema clientelare edificato dal Partido Colorado tra il 1954 e gli anni ’90 ha garantito la sua sopravvivenza e prosperità.
Membro dell’ONU dal 1945, questo piccolo paese di sei milioni e mezzo di abitanti, è a tutti gli effetti un regime oligarchico, in cui le possibilità di cambiamento politico sono minime e incontrano resistenze strutturali. Le elezioni di domenica 22 aprile saranno la prova di questa realtà o il primo passo verso un cambiamento inaspettato?
Fonti e approfondimenti:
http://www.fao.org/paraguay/es/
https://lospiegone.com/2017/04/08/la-lunga-notte-del-paraguay/
https://www.transparency.org/news/feature/corruption_perceptions_index_2017
https://maritoabdo.com/biografia/
http://www.bbc.com/mundo/noticias/2013/04/130417_paraguay_elecciones_efrain_alegre_perfil_vh
http://www.bbc.com/news/world-latin-america-22247484
https://elpais.com/internacional/2017/04/17/actualidad/1492460014_488719.html
http://www.ispionline.it/it/pubblicazione/elezioni-paraguay-unaltra-occasione-perduta-7756