“Leggere tra le righe”: Istemi di Aleksej Nikitin e il bilinguismo ucraino

Simone D'Ercole | Instagram: @Side_Book

«Il mio indirizzo è istemi@ukr.net. Se mi capita di dettarlo, dall’altro capo del telefono mi chiedono immancabilmente: “isto che?” “Istemi è un nome”, rispondo e faccio lo spelling: “Ai, es, ti, i… Istemi.” Certo, davidov@ukr.net o adavidov@ukr.net sarebbero andati meglio: mi chiamo Aleksandr Davydov.»

(A. Nikitin, Istemi, Voland, 2013, p. 5)

Aleksandr Davydov, impiegato addetto alla promozione di una bibita statunitense marrone per il mercato interno ucraino, riceve una mail che lo riporta indietro nel tempo. La mail fa riferimento a un ultimatum che riesuma un gioco fantastorico – paragonabile al gioco da tavola Civilizationorganizzato da Aleksandr e altri compagni di università nell’estate del 1983. Una competizione fantapolitica e apparentemente innocua, inventata per combattere la noia estiva di un kolchoz  sovietico (azienda agraria collettiva sovietica), si rivela, però, pericolosissima per i giovani studenti. Comincia così la storia di Davydov e dei suoi amici, trascinati in un mondo fatto di spie, interrogatori e tradimenti tra il reale e il distopico. 

«Ma, vedi, il tempo sembra essere più sottile di un foglio
di carta. È bastato premere un po’ ed ecco che il passato si è fatto vicinissimo.
Forse il tempo non esiste, forse è solo una nostra invenzione?»  

(Nikitin Istemi, Voland 2013 p 128)

Istemi: un gioco che preoccupa il KGB

Istemi è un romanzo che si sviluppa tra la Kiev del 1984 e il 2004, un viaggio in parallelo tra due epoche storiche dove il presente si trova a fare i conti con il passato. All’interno del gioco si riscrive la storia dell’Europa, con una suddivisione territoriale diversa e dove il Sacro romano impero esiste ancora sotto la guida di Carlo XX. Istemi, l’ultimo signore assoluto del Khanato turco di Zaporoz’e, è uno dei personaggi principali e rappresenta l’alter ego di Alexandr Davydov. Il tema del doppio emerge con la dualità del personaggio di Davydov: da un lato come ex studente di fisica costretto a un lavoro non gratificante, dall’altro incombe la figura del coraggioso Khan Istemi.

Il KGB non resterà indifferente alle manovre politiche del gioco, tanto che gli studenti verranno arrestati e detenuti per un lungo periodo. La detenzione sarà amplificata dai lunghissimi interrogatori sospesi in un tempo indefinito. La loro libertà è soltanto illusoria, perché un semplice gioco ha modificato per sempre le loro vite, spesso fallimentari. 

Aleksej Nikitin: dalla fisica alla letteratura

Istemi (Истеми, 2011) è uno dei primi romanzi dell’autore ucraino Aleksej Nikitin tradotto in italiano da Laura Pagliara ed edito da Edizioni Voland nel 2013. Aleksej Nikitin nasce a Kiev il 7 gennaio del 1967. Si laurea in fisica all’Università di Kiev cominciando nel 1983, ma con un’interruzione forzata nel 1985 per una chiamata alle armi. Una volta rientrato termina gli studi anche se negli anni non si dedicherà più alla fisica. Ha collaborato anche al progetto noto come Sarcofago della centrale nucleare di Černobyl” destinato a mettere in sicurezza la centrale dopo il disastro del 1986. 

L’esordio come scrittore avviene negli anni Novanta, quando inizia a pubblicare i suoi primi romanzi su riviste letterarie russe come Oktjabr e Družba Narodov. Nel 2000 viene pubblicato il primo libro di narrativa intitolato La mano dell’uccellatore, insignito del Premio Korolenko come migliore opera narrativa in lingua russa dell’anno dall’Unione nazionale degli scrittori d’Ucraina (di cui egli è membro). Le sue opere cominciano lentamente ad avere un ampio riconoscimento dalla critica letteraria russa, tanto da essere selezionate per diversi concorsi letterari di prestigio come Nacbest (National Bestseller) e Bol’šaja kniga. Nel 2014 pubblica il romanzo Victory Park e conquista il secondo posto del Russkaja Premija, premio dedicato agli autori russofoni contemporanei. 

Il rapporto tra l’autore e Kiev: voce di un’epoca

La produzione letteraria di Aleksej Nikitin è prevalentemente ambientata nella sua città natale: Kiev. In Istemi ricopre un arco temporale molto ampio che comincia dalla capitale in epoca sovietica e ripercorre un ventennio. Nel corso della narrazione, c’è una velata nostalgia/richiamo all’epoca sovietica che emerge attraverso una riscrittura della storia in ambientazioni immaginarie. Durante un interrogatorio da parte degli agenti del KGB, Davydov confessa di essersi ispirato a un romanzo di epoca sovietica Konduit e Švambranija. Kiev è la voce di questo tempo immutato, dove nulla è cambiato neanche venti anni dopo. È attraverso le descrizioni di Davydov che veniamo a conoscenza delle dinamiche che hanno coinvolto la capitale ucraina in due momenti distinti. Il 1984, anno precedente la Perestrojka avviata da Gorbacev, e il 2004, anno della Rivoluzione Arancione e delle tensioni politiche dovute alle elezioni presidenziali tra Viktor Janukovyč e Viktor Juščenko

Tuttavia, il tema del doppio non va identificato solo nella Kiev del romanzo e nei suoi personaggi ambigui. Il dualismo di Istemi si riflette anche nella realtà data l’ambivalenza linguistica dell’Ucraina, in cui il russo, lingua dell’Impero e dell’Unione sovietica, coesiste con la lingua nazionale, l’ucraino appunto. L’autore, seppur bilingue, predilige il russo per le sue opere, non per motivi politici ma semplicemente perché gli è più facile scrivere in quella lingua. Nonostante ciò, il romanzo unisce elementi tipici della letteratura russa con lo stile ironico di influenza ucraina.  

Il dualismo ucraino: una questione anche linguistica

Una problematica spinosa che coinvolge l’ex blocco sovietico è la politica linguistica e il processo di russificazione. Le politiche linguistiche adottate nel corso degli anni in Ucraina sono state determinate dagli orientamenti politici, più nazionalisti o più filorussi. Secondo il censimento del 2001 il 67,5% della popolazione parla l’ucraino e la riconosce come lingua madre. Il 29,6% si considera di madrelingua russa.  

Già durante il XVIII secolo, l’impero zarista impone l’abbandono della lingua ucraina. Dopo il crollo dell’URSS, le politiche linguistiche adottate dai nuovi Paesi indipendenti sono di orientamenti diversi. L’Ucraina opta quindi per una politica liberale: da un lato promosse l’uso dell’ucraino e dall’altro non ridimensionò la lingua russa. Nonostante un affermato bilinguismo russo-ucraino, ai sensi della Costituzione ucraina (in vigore dal 1996), l’ucraino è riconosciuto come lingua di Stato ufficiale. Per quanto riguarda la lingua russa, è l’unica tra le lingue minoritarie ad essere esplicitamente citata nella Costituzione ucraina ed è anche la più consistente. 

Nel 2012 il presidente Janukovič firmò la legge di Kivalov-Kolesnichenko che prevedeva l’uso dell’ucraino come lingua ufficiale, ma al tempo stesso introdusse il concetto di “lingua regionale” per le città o le regioni con una minoranza superiore al 10% parlante una lingua minoritaria. In questo contesto, la lingua minoritaria può essere utilizzata come lingua veicolare al pari della lingua ucraina. Il russo, lingua minoritaria più diffusa, divenne lingua ufficiale in particolare nell’area sud-orientale. Una volta approvata, la legge incontrò diverse critiche sia interne al Paese che a livello internazionale da parte della Commissione di Venezia. Il rischio che ne derivò fu sia di un accerchiamento regionale, sia di una polarizzazione linguistica a livello territoriale. Entrambi i fattori costituivano un ostacolo all’interno del processo di costruzione di un’identità nazionale. 

Il processo di nation-building ucraino, già abbastanza complesso per le sue differenze regionali e le diverse percezioni di identità nazionale, rischiava quindi di incontrare un nuovo ostacolo a causa della questione linguistica. L’Ucraina è costituita da un territorio frammentato e da un mosaico di lingue minoritarie. Dai sondaggi del Kyiv International Institute of Sociology (KIIS) condotti tra il 2012 e il 2015, emergono opinioni contrastanti riguardo l’identità nazionale. Ad esempio, nel bacino di Donbass dove domina la lingua russa, prevalse un sentimento di identità regionale rispetto a quella nazionale. L’applicazione della legge linguistica avrebbe causato una marginalizzazione  dell’ucraino rispetto al russo a livello regionale, con ripercussioni sulle tensioni tra Ucraina occidentale e orientale. Inoltre, la lingua russa raggiunse la status di lingua regionale in aree come la Crimea (77%)  e Odessa (41,9%), chiara testimonianza di una polarizzazione.

Dal 2014 al 2019 si identifica un periodo di totale ucrainizzazione, partendo da un disegno di legge che ambiva ad abrogare la legge “Sui principi della politica linguistica statale” del 2012. La problematica principale relativa alla legge Kivalov-Kolesnichenko era che lo status speciale riconosciuto alle lingue minoritarie, amplificava l’uso delle lingue regionali a discapito dell’ucraino. Nel 2016 cinquantasette parlamentari ucraini, presentarono una richiesta alla Corte costituzionale dell’Ucraina, che verificasse la conformità della legge rispetto alla Costituzione ucraina. Solo nel 2018 la legge verrà dichiarata incostituzionale dalla Corte per diverse violazioni nella procedura di adozione. Nel 2019, a ridosso delle elezioni presidenziali, il presidente uscente Poroshenko firma una legge che dichiara l’ucraino come unica lingua di stato ufficiale, privando le lingue minoritarie dello status di “lingua regionale”.

Poroshenko ha portato avanti un processo di valorizzazione della lingua ucraina, inserendo la questione linguistica anche tra i principi fondamentali della campagna elettorale delle presidenziali del 2019. Sotto la sua presidenza, la costruzione dell’identità ucraina si basava sulla promozione dell’ucraino in diversi ambiti: dall’istruzione, rendendo la lingua ucraina obbligatoria nelle scuole, richiedendo la conoscenza dell’ucraino ai lavoratori pubblici, fino all’adozione di quote linguistiche nei media nazionali. La questione linguistica ucraina non riguarda soltanto la lingua in sé, ma coinvolge anche fattori etnici, politici e identitari.

 

Fonti e Appofondimenti

Aleksej Nikitin, Istemi, Voland, 2013

Alexej Nikitin (Kyiv). “Ukrainian Literature in Russian: A New Phenomenon that Causes Debates.” February 20, Wednesday, B126 (Chanin Language Center, Hunter West),

Chiara Condò, Istemi di Aleksej Nikitin, Quaderni slavi, 2014.

Cristina Carpinelli, Ucraina: la questione della lingua e le sue fasi di evoluzione politica e legislativa,Nuovi Autoritarismi e Democrazie: Diritto, Istituzioni, Società, (NAD-DIS): V. 1 N. 2 (2019).

Marco Puleri, La ‘questione russa’ nel dibattito intellettuale e politico dell’Ucraina del post-Majdan, Eurasiatica vol.14, 2019.

Martina Napolitano, Aleksej Nikitin: il ‘testo ucraino’ della letteratura russa, Osservatorio Balcani e Caucaso, 29/10/2019

Martina Napolitano, Ucraina: la nuova legge sulla lingua, ultimo atto di Porošenko, Osservatorio Balcani e Caucaso, 5/06/2019.

Tetyana Ogarkova, The Truth Behind Ukraine’s Language Policy, Atlantic Council, 12 March 2018

Translators without borders, Language data for Ukraine.

Simone Stefan, La difficile partita della lingua russa in Ucraina, LIMES, 27/06/2012.

YULIA KUDINOVA, Le due lingue di Kiev, Russia Beyond, 3 Aprile 2014.

 

Editing a cura di Elena Noventa

Copertina a cura di Simone D’Ercole

Be the first to comment on "“Leggere tra le righe”: Istemi di Aleksej Nikitin e il bilinguismo ucraino"

Leave a comment

Your email address will not be published.


*


%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: