Dal NAFTA al USMCA

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L’USMCA (USA – Messico – Canada) è un accordo commerciale entrato in vigore nel 2018 come erede del NAFTA, l’accordo sul libero scambio in Nord America in vigore dal 1994. L’accordo, proposto dall’amministrazione Trump, è da considerarsi come un’evoluzione del NAFTA e non come una legislazione completamente nuova. Seppur utilizzato da Trump in campagna elettorale come strumento potenzialmente “protezionista”, questo nuovo accordo ha come effetto generale un ulteriore abbassamento delle tariffe tra Canada, Messico e Stati Uniti, anche se con distinzioni sulla base di prodotti e/o luoghi di produzione. In questo senso, l’USMCA distingue tra diversi tipi di prodotti nell’applicazione e/o riduzione di tariffe d’importazione, a seconda della nazione di origine.

Ad esempio, una critica dell’amministrazione Trump al sistema di accordi pre-esistente è stata spesso quella riguardante lo spostamento della produzione di automobili in Messico da parte dei grandi produttori americani per poi rivendere il prodotto finito in America. Con l’USMCA, viene introdotto invece un aumento del limite minimo di parti provenienti da un determinato Stato firmatario per l’esenzione da tariffe.

In precedenza, con il NAFTA, automezzi con almeno il 62,5% di componenti prodotti in una sola nazione sarebbero stati esenti da tariffe. Questo livello minimo sale al 75% con l’USMCA. Chiaramente, siccome né il Messico né il Canada possiedono un’industria dell’auto nazionale e di scala paragonabile a quella americana, questi nuovi requisiti sono volti a proteggere i lavoratori americani dalla minaccia di eccessivo trasferimento della produzione all’estero.

Stesso effetto hanno le nuove regolamentazioni sulle paghe orarie nell’industria dell’auto: secondo l’USMCA il 40-45% della produzione di ogni autoveicolo deve essere eseguita da lavoratori pagati almeno $16 l’ora. Seppur non esplicita, anche questa misura è volta a scoraggiare l’apertura di fabbriche di auto in Messico da parte delle compagnie americane, dato che $16 l’ora è un livello di paga molto più alto della media messicana e simile a un salario orario americano.

L’USMCA propone anche il rafforzamento delle leggi sulla proprietà intellettuale, sempre partendo dagli accordi in vigore col NAFTA. Ad esempio, il periodo protetto da copyright per nuovi prodotti viene esteso fino a 70 anni dalla morte dell’inventore (un aumento di circa 20 anni in alcuni casi) e viene applicato a prodotti non coperti dal NAFTA al momento della stilatura. Come prevedibile, quest’ultima modifica è volta a proteggere le nuove tipologie di proprietà intellettuali nate soprattutto con l’avvento delle nuove tecnologie informatiche e non. In particolar modo, il nuovo framework estende la copertura del copyright su settori nati negli ultimi due decenni come la musica digitale, gli e-books e similari. 

Sul fronte dei diritti del lavoratore, anche a causa dello sviluppo industriale del Messico e dall’apertura di diverse filiali industriali americane sul territorio messicano, nuove regolamentazioni sono state introdotte dall’USMCA per limitare i potenziali abusi in materia. In questo senso, il Messico è sempre stato relativamente permissivo in quanto a leggi sulla sicurezza dei lavoratori e/o sulla lunghezza dell’orario di lavoro (il Messico è uno degli Stati del mondo dove si lavora in media più ore all’anno). I nuovi accordi dovrebbero quindi far salire le paghe dei lavoratori messicani sul lungo termine e allo stesso tempo prevenire eccessiva concorrenza tramite manodopera a basso costo verso i lavoratori nordamericani.

Secondo diversi economisti, il NAFTA ha avuto benefici sia per il Nord America che per il Messico. Gli scambi su base regionale sono aumentati da circa $290 miliardi nel 1993 a più di $1,100 miliardi nel 2016. Gli investimenti americani diretti in Messico sono saliti nello stesso periodo da $15 miliardi a $100 miliardi, con effetti positivi per l’economia locale, soprattutto negli Stati messicani confinanti con gli Stati Uniti. Altre stime parlano di benefici per l’economia americana pari allo 0,5% del PIL. Allo stesso tempo, liberalizzare gli scambi commerciali porta spesso a cambiamenti e/o dislocazioni in interi settori dell’economia. In particolare, alcuni settori possono essere penalizzati anche involontariamente e, seppur considerando gli effetti positivi della liberalizzazione sulla crescita in generale, questo può pesare politicamente sui firmatari. 

Essendo l’USMCA in sostanza l’erede del NAFTA, è probabile che avrà gli stessi effetti dislocatori su certi settori lavorativi, in particolare quello manifatturiero americano, chiaramente svantaggiato in termini di costo di manodopera rispetto a quello messicano. Ad esempio, dalla firma del NAFTA nel 1994, è stato stimato che circa 350.000 lavoratori americani nel settore dell’auto abbiano perso il lavoro e fino a 550.000 lavoratori messicani lo abbiano guadagnato. Il problema di questi studi è che lo stesso periodo comprende la crisi del 2008 che vide fallire sia la General Motors che la Chrysler negli Stati Uniti, compromettendo quasi irrimediabilmente l’effettiva validità di questi dati.

Nel 2018, la firma dell’USMCA venne considerata come una vittoria politica per l’amministrazione Trump, che riuscì a far passare la legge agevolmente al Congresso e al Senato. Data l’impronta sicuramente protezionista dell’amministrazione (almeno sulla carta), i nuovi accordi possono essere considerati più come un’espansione del NAFTA che non una rinegoziazione restrittiva del libero scambio in Nord America. 

Come per l’accordo precedente, servirà tempo per determinare i reali effetti dell’USMCA sulle economie degli Stati firmatari. Quello che è certo è che lungi dall’essere un accordo protezionista, l’USMCA servirà a integrare ulteriormente l’economia di Canada e Stati Uniti con quella del Messico; un’integrazione strategica vista la crescente rivalità con la Cina e i tentativi di quest’ultima di mettere radici anche nel mercato messicano.

 

Fonti e approfondimenti

Chatzky, A., McBride, J. & Aly Sergie, M., “NAFTA and the USMCA: Weighing the Impact of North American Trade“, Council of Foreign Relations, 01/07/2020.

Investopedia, USMCA, 29/10/2021.

Holland & Knight, “USMCA replaces NAFTA: An overview of Key Provisions”, 02/07/2020.

Office of the United States Trade Representative, “Agreement between the United States of America, the United Mexican States, and Canada“, 01/07/2020.

U.S. Custom and Border Protection, “U.S.-Mexico-Canada Agreement (USMCA)“, 15/11/2020.

 

Editing a cura di Cecilia Coletti

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