Trump incriminato: arriva lo stato di fermo

Remix con supporto AI © Gage Skidmore CC BY-SA 2.0

Donald Trump sarà ufficialmente il primo presidente nella storia degli Stati Uniti a subire un procedimento penale. Arrivato a New York questo lunedì, per dirigersi alla Trump Tower, l’ex presidente è stato condotto nella serata italiana di martedì nell’ufficio del procuratore distrettuale Alvin Bragg, che lo ha incriminato la scorsa settimana. Nell’ufficio della procura di Manhattan gli sono state comunicate le accuse ancora non del tutto divulgate, ma di cui sappiamo già molte cose. La prassi in questi casi prevederebbe, in seguito alla lettura dei capi d’accusa in aula, di lasciare le impronte digitali e lo scatto di foto segnaletiche. 

Tuttavia, considerato lo “stato speciale” di Trump e considerato il suo ruolo, gli sono stati concessi alcuni trattamenti di riguardo: non è stato condotto in tribunale in manette ed è probabile che non gli siano state fatte le foto segnaletiche, anche se su questo particolare non ci sono ancora notizie certe. È infatti circolata la notizia secondo cui lo stesso Trump avrebbe chiesto lo scatto di queste foto, probabilmente per utilizzarle poi in campagna elettorale. I capi d’accusa di cui dovrà rispondere sono 34, per i quali l’ex presidente si è dichiarato “non colpevole”. Le accuse riguardano la rendicontazione delle spese elettorali e la falsificazione dei bilanci. I pubblici ministeri hanno suggerito un processo nel gennaio 2024, ma il team di difesa ha affermato che probabilmente ci vorrà fino alla prossima primavera per preparare il caso. Nessuna data definitiva è stata fissata. Ma facciamo un passo indietro.

Il caso Stormy Daniels

Il caso più noto riguarda il pagamento di 130.000 dollari alla pornostar Stormy Daniels, nome d’arte di Stephanie Clifford, per convincerla a non parlare di un rapporto sessuale avvenuto attorno al 2006 quando Trump era già sposato con la futura first lady Melania. Il pagamento risulterebbe essere stato effettuato infatti, 12 giorni prima che Trump entrasse in carica, al fine di nascondere la cosa tramite il suo avvocato dell’epoca Michael Cohen. La procura sostiene che il pagamento non sarebbe stato rendicontato e sarebbe avvenuto in nero, violando le rigide regole statunitensi riguardo le spese dei candidati politici.

Nel 2018 Cohen disse di aver pagato la Clifford a sue spese, senza essere stato incaricato da Trump e senza mai ricevere alcun rimborso. Successivamente Cohen cambiò versione e sostenne il contrario: che aveva pagato Clifford su ordine di Trump e che lui lo aveva rimborsato. Trump continuò a negare, salvo cambiare versione anche lui pochi mesi dopo, quando ammise di aver rimborsato Cohen per il pagamento dei 130.000 dollari. Il rimborso a Cohen sarebbe stato “verbalizzato” come compenso per una consulenza legale, anche se la somma pagata da Trump a Cohen fu in realtà molto più alta, per un totale di circa 420.000 dollari. 

Pagare qualcuno con un non disclosure agreement (accordo di segretezza) non sarebbe illegale. Tuttavia, secondo la procura newyorkese il pagamento effettuato a Cohen per versare la cifra alla Clifford sarebbe stato registrato come una consulenza legale alla sua campagna elettorale. Non essendo mai avvenuta alcuna consulenza legale si tratterebbe quindi di uso illecito dei fondi della campagna

Altri pagamenti, secondo una dichiarazione fornita dall’ufficio di Bragg, sarebbero stati effettuati anche a un’altra donna – ritenuta essere la modella della rivista Playboy Karen McDougal – che sosteneva di aver avuto  una relazione con l’ex presidente e a un ex portiere della Trump Tower, per un totale di 180.000 dollari.

Il ritorno in Florida e le reazioni

Di ritorno nella sua tenuta di Mar-a-Lago in Florida, dopo essere stato rilasciato, Donald Trump ha lanciato un violento attacco contro “l’interferenza elettorale su una scala mai vista prima” negli Stati Uniti, definendosi vittima di persecuzioni politiche dopo essere diventato il primo ex presidente ad affrontare accuse penali. L’ex presidente si è scagliato non solo contro Alvin Bragg, il procuratore distrettuale di Manhattan che lo ha incriminato, ma anche contro le altre autorità giudiziarie che indagano su di lui in tutto il Paese, dalla Georgia a Washington. «L’unico crimine che ho commesso è difendere senza paura la nostra nazione da coloro che cercano di distruggerla», ha detto Trump. Egli è sembrato incoraggiato dalla reazione scettica alle accuse mosse da Bragg da parte dei repubblicani che sono stati critici nei confronti dell’ex presidente e diffidenti nei confronti delle sue possibilità di riconquistare la Casa Bianca per il partito nel 2024. Mitt Romney e John Bolton – dell’ala critica repubblicana – si sono scagliati contro il caso, descrivendolo come politicamente motivato e privo di sostanza. 

«Credo che il carattere e la condotta del presidente Trump lo rendano inadatto alla carica», ha detto Romney, senatore dello Utah; ma «anche così, credo che il procuratore di New York si sia sforzato di raggiungere accuse penali per crimini al fine di adattarsi a un programma politico». Bolton ha invece affermato che «parlando come qualcuno che fortemente non vuole che Donald Trump ottenga la nomination presidenziale repubblicana, sono straordinariamente angosciato da questo documento». «Penso che questo sia ancora più debole di quanto temessi», ha aggiunto Bolton, che in precedenza era stato Consigliere per la sicurezza nazionale di Trump prima di essere allontanato. 

«Credo che Trump avrà un processo equo che segue i fatti e la legge», ha detto il democratico Chuck Schumer, leader della maggioranza al Senato. Il giudice che presiede il caso a New York ha esortato l’ex presidente ad astenersi dal fare commenti che «inciterebbero alla violenza, creerebbero disordini civili o metterebbero a repentaglio la sicurezza o il benessere di qualsiasi individuo». Tuttavia, Trump nel suo discorso a Mar-a-Lago, ha sostenuto che non avrebbe ricevuto un processo equo a causa di un «giudice che odia Trump con una moglie e una famiglia che odiano Trump». Ha anche criticato il procuratore speciale che indagava sul suo ruolo nella rivolta del 6 gennaio e sulla gestione di documenti riservati, descrivendolo come un “pazzo”. 

Alcuni esperti democratici hanno suggerito che il tono al vetriolo utilizzato nel discorso potrebbe essere un boomerang. «Sono in un certo senso d’accordo sul fatto che, a breve termine, l’accusa di oggi potrebbe aiutare politicamente Trump. Ma questo discorso mi fa riflettere», ha scritto su Twitter David Axelrod, ex stratega politico di Barack Obama. «Anche la sua base vuole sentirlo per i prossimi due o sei anni?». In ogni caso Trump ha lanciato una raccolta fondi dopo l’accusa. Il suo consigliere senior Jason Miller ha affermato che l’ex presidente ha raccolto più di 8 milioni di dollari nei quattro giorni in cui è stata ufficializzata l’incriminazione.

Altri guai in arrivo?

Oltre a tutte le questioni affrontate sopra, Donald Trump è al centro di altre indagini statali e federali, che potrebbero rivelarsi nei prossimi mesi fonte di ulteriori guai. La prossima serie di problemi legali di Trump potrebbe arrivare dalla Georgia, dove Fani Willis, il procuratore distrettuale della contea di Fulton, sta soppesando potenziali accuse in relazione alla presunta interferenza dell’ex presidente nelle elezioni del 2020. Willis all’inizio di quest’anno ha affermato che la sua decisione sull’opportunità di presentare accuse derivanti da un’indagine speciale del gran giurì era “imminente”. Le indagini sulla Georgia e anche quelle del Dipartimento di giustizia sui tentativi di Trump di ribaltare il risultato delle elezioni sono viste come le minacce legali più gravi per l’ex presidente. Il Dipartimento di giustizia sta anche indagando sulla sua gestione dei documenti governativi, illecitamente trattenuti e ritrovati nella sua casa in Florida. Trump ha negato qualsiasi illecito in questi casi.

Delle due indagini legate alle elezioni del 2020, un potenziale atto d’accusa si materializzerebbe probabilmente prima in Georgia poiché questa indagine potrebbe essere vista come un “sottoinsieme” dell’indagine del Dipartimento di giustizia. La prossima mossa di Willis in Georgia è infatti molto attesa. Tuttavia molti esperti affermano in ogni caso che, nonostante la gravità delle accuse contro Trump, il tycoon newyorkese potrebbe non vedere mai una cella di prigione a causa delle sue strategie di difesa e del suo status di ex presidente. 

Per altri invece, come affermato dal professore di diritto della Georgia State University Clark Cunningham, questo non sarebbe l’unico indicatore del successo delle autorità giudiziarie e che «la cosa più importante è riaffermare lo stato di diritto». Viste le profonde spaccature partigiane e la grande polarizzazione negli Stati Uniti avere quello che è percepito come un «processo completo e imparziale per valutare ciò che è accaduto in relazione alle elezioni del 2020 sarebbe storicamente importante» ha concluso il professore. Sta di fatto che questi procedimenti non si concluderanno in breve tempo e la campagna elettorale è già iniziata.

 

Fonti e approfondimenti

Miller, Joe, Politi, James, “Donald Trump pleads not guilty to criminal charges in New York”, The Financial Times, 05/04/2023.

Miller, Joe, Politi, James, “Donald Trump attacks ‘election interference’ after historic criminal charges”, The Financial Times, 05/04/2023.

Palma, Stefania, “Donald Trump’s next legal problem could come from Georgia”, The Financial Times, 03/04/2023.

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