Nella giornata di oggi, domenica 2 aprile, si terranno le elezioni in Finlandia per dare al Paese un nuovo Parlamento e avviare l’iter di formazione dell’esecutivo.
La tornata vede fronteggiarsi 3 principali partiti: i Socialdemocratici di Sanna Marin (attualmente al Governo), la Coalizione Nazionale di centrodestra di Petteri Orpo e i radicali di destra del Partito dei Finlandesi di Riikka Purra. Si affiancano ai tre principali altri 6 partiti: i moderati di Centro, la Lega dei Verdi, l’Alleanza di Sinistra e gli Autonomisti svedesi, i Cristiano Democratici e i liberal-conservatori di Movimento Ora.
Pur in una grande incertezza, le forze politiche condividono una scelta decisiva per il futuro del Paese: lo storico ingresso nella NATO, il quale ha avuto nelle ultime settimane di marzo un rapido accertamento con l’attesissima approvazione di Ungheria e Turchia dell’adesione di Helsinki.
Un esito incerto
I sondaggi non restituiscono ancora un quadro chiaro sull’esito delle elezioni, specie per quanto riguarda i rapporti di forza che daranno vita al nuovo governo, considerando che i tre principali partiti si attestano intorno al 20% dei consensi e sarà necessario un accordo tra partiti. La coalizione attualmente al Governo con la premier Sanna Marin è composta da cinque partiti: il Partito Socialdemocratico , il Partito di Centro, i Verdi, l’Alleanza di Sinistra e il Partito Popolare Svedese, che complessivamente sembrerebbero pronti a difendere la maggioranza.
Il partito di Marin, l’SDP, si posizionerebbe in modo leggermente migliore rispetto alle elezioni del 2019 (19,6% rispetto al 17,7% del 2019), mentre il sostegno ai partner della coalizione sembrerebbe rimanere stabile o in leggera flessione rispetto alle ultime elezioni del 2019.
Il partito di Centro, che è più popolare nelle comunità rurali e sostiene il decentramento, è destinato a scendere di quattro punti al 9,6%, il che rappresenterebbe il suo peggior risultato in più di 100 anni. I Verdi sono destinati a scendere di due punti al 9,3%, che sarebbe ancora la loro seconda migliore performance in un’elezione nazionale. La sinistra è destinata a rimanere a circa l’8% e gli Autonomisti Svedesi al 4,5%.
Nell’opposizione, la Coalizione Nazionale sembrerebbe affermarsi come partito più forte con circa il 20,8% (nel 2019 era il 17,0%). Anche il Partito dei Finlandesi aumenterebbe leggermente la sua quota di voti, passando dal 17,5% al 19,4%, che rappresenterebbe un nuovo record elettorale. I Democratici cristiani di centro-destra sembrano ancorati al risultato del 2019, poco sotto il 4%.
La guerra al centro del voto
Le elezioni si svolgono in un clima di stravolgimento rispetto ai tradizionali capisaldi politico-diplomatici del Paese. Infatti, il 2 marzo il Parlamento finlandese ha approvato l’adesione alla NATO, accelerando l’iter per diventare membro dell’alleanza in anticipo rispetto al suo vicino scandinavo, la Svezia.
Entrambi i Paesi l’anno scorso hanno abbandonato decenni di non-allineamento militare in un cambiamento storico innescato dall’invasione russa dell’Ucraina, presentando simultaneamente domanda di adesione alla NATO e impegnandosi a completare il processo “mano nella mano”. Tuttavia, l’adesione di nuovi candidati deve essere approvata da tutti i 30 membri esistenti e entrambe le domande sono state sottoposte al veto di Ungheria e Turchia. Nelle ultime settimane di marzo Budapest e Ankara hanno sciolto la riserva sull’adesione Finlandese, mentre quella svedese si scontra ancora con le obiezioni turche a causa del supporto di Stoccolma alle organizzazioni curde.
In una dinamica che ha visto schierati trasversalmente tutti i principali partiti, il Parlamento si è schierato con 184 voti a favore per l’accettazione dei trattati della NATO, con sette contrari e un astenuto, una spinta per l’approvazione dell’adesione raggiunta e assicurata prima delle elezioni generali previste per il prossimo 2 aprile, al fine di evitare un vuoto politico nel momento della decisione sull’adesione.
Il voto è giunto in concomitanza con l’avvio dei lavori per un’enorme recinzione lungo il confine – di 1.340 km con la Russia -, finalizzata a rafforzare la sicurezza e affrontare qualsiasi tentativo da parte di Mosca di utilizzare spinte migratorie come pressione sui Paesi confinanti.
L’approvazione parlamentare non significa che la Finlandia aderirà automaticamente alla NATO una volta raggiunta la ratifica turca e ungherese. Il disegno di legge deve essere firmato dal presidente della Repubblica e la firma è programmata entro i prossimi tre mesi, lasso di tempo fissato da Helsinki per aspettare uno sblocco dello stallo turco e una potenziale adesione della Svezia.
Una nuova opinione pubblica?
L’invasione russa dell’Ucraina ha contribuito a un radicale cambiamento nel posizionamento dell’opinione pubblica finlandese circa l’adesione alla NATO. Nell’agosto 2014, dopo l’annessione russa della Crimea, solo il 26% dei finlandesi sosteneva l’adesione alla NATO, mentre i contrari rappresentavano il 57%.
Con lo scoppio della guerra russo-ucraina, tali percentuali hanno visto un capovolgimento, con il 53% a favore e il 28% contrario, con proporzioni che vanno progressivamente definendosi tutte a favore dell’adesione con il progredire del conflitto.
Tale stravolgimento rispetto alla neutralità, storicamente ben radicata nell’opinione pubblica, si è tradotto in un consenso trasversale alla quasi totalità dell’arco politico del Paese. La Finlandia ha chiesto l’adesione alla NATO con un sostegno parlamentare trasversale, anche con il voto dei partiti radicali di sinistra e di destra, mentre solo alcuni piccoli partiti di estrema destra e il Partito comunista finlandese rimangono contrari.
I sostenitori e la base dell’Alleanza della Sinistra hanno sostenuto l’adesione alla NATO, costringendo l’élite del partito a cambiare rotta rispetto all’iniziale contrarietà. Allo stesso tempo, anche nella destra radicale, il Partito dei Finlandesi è stato fortemente favorevole, con il consiglio del partito che ha votato 61-3 a favore della NATO dopo una votazione interna.
Il cambio di passo nella sinistra radicale sull’adesione alla NATO
Nel 2020, ben l’86% degli elettori dell’Alleanza di sinistra si opponeva all’adesione della Finlandia alla NATO. Dopo l’inizio della guerra, le opinioni sulla NATO sono cambiate radicalmente. Tra gli elettori dell’Alleanza di sinistra, il sostegno all’adesione alla NATO è salito al 47%. Allo stesso tempo il 69% degli elettori dell’Alleanza di sinistra vede la cooperazione militare con la NATO come molto o piuttosto positiva.
Inoltre, il 97% dell’elettorato di sinistra ha considerato positivamente la cooperazione militare con l’UE. Il consenso crescente nell’elettorato si affianca all’azione dei deputati dell’Alleanza della Sinistra. La divisione tra posizioni è basata principalmente su fattori anagrafici, con gli eletti più giovani maggiormente a favore dell’adesione rispetto ai più anziani, tradizionalmente ancorati a posizioni di neutralità. La leadership del partito ha in gran parte accettato l’adesione alla NATO e i parlamentari hanno votato a favore.
Nel dibattito sull’adesione i parlamentari dell’Alleanza di Sinistra in generale hanno dichiarato che la decisione è stata difficile e che l’appartenenza alla NATO, sebbene non idealmente condivisibile, era un passo necessario in ottica di adattamento al mutato contesto di sicurezza internazionale. Come ha dichiarato Hanna Sarkkinen, ministro degli Affari Sociali e della Salute: “Mi piacerebbe pensare che un mondo diverso sia possibile, ma le soluzioni devono essere fatte nel mondo reale e quelle soluzioni non sono sempre ideali.” L’ex vicepresidente del partito Jussi Saramo ha definito il voto positivo per l’adesione alla NATO un atto di “realismo politico”.
Osservando il dibattito sull’adesione NATO nei partiti di sinistra finlandesi e comparandolo con la parallela esperienza svedese emerge un atteggiamento per lo più negativo verso la NATO in Svezia, mentre a fronte di iniziali divisioni interne, il sentimento si è confermato per lo più positivo all’adesione in Finlandia. Tali divergenze rivelano anche diverse condizioni politiche:l’Alleanza di sinistra finlandese partecipa regolarmente al governo di coalizione di Sanna Marin, mentre il Partito di sinistra svedese è all’opposizione.
Il filo atlantismo della destra finlandese e l’emergere di movimenti filorussi
Il sostegno generale al Partito dei finlandesi, principale partito della destra radicale, non si è spostato in modo significativo dopo la guerra in Ucraina, poiché ha adottato sin da subito una posizione pro-Kiev e ha ribadito il suo sostegno alla sovranità nazionale. Caso particolarmente rappresentativo è stato quello di un parlamentare filo-russo che è stato rimosso da un ruolo chiave nella commissione esteri poco prima dello scoppio della guerra.
Sin da poco prima dell’attacco russo in Ucraina, la Finlandia ha assistito a una stagione di mobilitazione di piccoli partiti e movimenti di estrema destra, con molti che sostengono l’uscita della Finlandia dall’UE e si schierano contro l’adesione della Finlandia alla NATO.
Il loro rapido emergere è legato a fiorenti comunità online, fortemente impregnate di narrative filorusse. Queste posizioni possono causare tensioni tra il Partito dei finlandesi, l’unico partito di destra radicale attualmente in Parlamento, e i più marginali partiti di estrema destra.
L’attacco russo all’Ucraina non è l’unica ragione che spiega l’emergere di questi nuovi attori nel mondo della destra radicale. Questi sono anche un prodotto della pandemia e della politica moderata perseguita dal FP sotto Purra, che ambisce sempre più a ruoli di governo. Tali movimenti possono in parte erodere i margini di consenso del FP.
Il centrodestra probabile prima forza, ma la coalizione di Sanna Marin può vincere
La Coalizione Nazionale di centro-destra (KOK) emergerà probabilmente come prima forza alle prossime elezioni, in parte anche grazie al posizionamento filo-NATO di lunga data di questo partito.
La campagna dek KOK si è concentrata sul contenimento della spesa per i sussidi di disoccupazione e altri programmi di welfare al fine di prevenire l’aumento del debito pubblico. Se il suo partito vincerà domenica, la capacità di Orpo di controllare la politica fiscale sarà strettamente collegata alla coalizione che dovrà riuscire a formare per governare. il KOK è aperto a collaborare con il Partito dei Finlandesi, che condivide le sue opinioni di austerità.
Tuttavia, stando ai i sondaggi più recenti,, è probabile che i negoziati per la formazione del governo favoriranno la coalizione di centro-sinistra, probabilmente guidata nuovamente dall’attuale Prima ministra Sanna Marin. Negli ultimi anni la coalizione di cinque partiti di centro-sinistra ha investito nelle riforme sociali, nonostante abbia dovuto pagare la crisi pandemica ed energetica causata dall’invasione russa. Durante la pandemia, il rapporto tra debito e PIL della Finlandia è aumentato di 10 punti percentuali.
Tuttavia, il rapporto tra debito pubblico e PIL della Finlandia è oggi pari al 71,7% e ben al di sotto della media dell’eurozona (93,0%). La dinamica del rapporto è -inoltre- in declino dalla pandemia grazie alla ripresa economica. Per Marin le speranze di rimanere alla guida del Paese rimangono solidamente ancorate a una piattaforma programmatica chiara, affiancata da una domanda chiara di continuità politica ritenuta fondamentale in un momento di decisioni storiche per il Paese.
Fonti e approfondimenti
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Pietiläinen, J. (2022). Finnish Shifts and Swedish Steadiness: Lines of Division on the Issue of NATO Membership. Transform!Europe.
Politico EU. Finnish polls, trends and election news for Finland
Bayer, L. Turkey, Hungary to approve Finland’s NATO membership. Politico EU, 17/03/2023
Editing a cura di Elena Noventa