Dopo aver approfondito il legame tra polizia e incarcerazione e discriminazione razziale, e aver analizzato l’impatto che previsioni come quelle dei Three Strikes & You Are Out e Mandatory minimums hanno sul sistema penale degli Stati Uniti, analizziamo il ruolo di una delle figure chiave del sistema penale. I procuratori, figure cardine del sistema giuridico, hanno infatti negli Stati Uniti alcune peculiarità che ancora una volta impongono una riflessione sulla struttura della giustizia nel Paese.
Pubblici ministeri
Nel sistema di giustizia penale, il pubblico ministero è un organo dell’amministrazione giudiziaria preposto all’esercizio dell’azione penale. In questo senso, il PM rappresenta “l’accusa”, ovvero la parte legale responsabile della presentazione del caso contro qualcuno sospettato di aver infranto la legge. Il PM ha la responsabilità di avviare e dirigere ulteriori indagini penali e guidare e richiedere la condanna dei trasgressori. Sebbene le responsabilità varino da una giurisdizione all’altra, molti pubblici ministeri sono responsabili di tutte le fasi di un procedimento penale, dalle indagini della polizia, al processo, a tutti i livelli di appello, e molti difendono lo Stato nelle azioni civili.
Negli Stati Uniti, in cui vige la common law, i pubblici ministeri sono chiamati “procuratori”. I procuratori fanno parte del “ramo esecutivo” del Dipartimento di Giustizia, e a ricoprire la carica non sono magistrati ma avvocati. I procuratori possono essere rappresentanti dello Stato, sotto la vigilanza del procuratore generale (attorney general), o di altri enti territoriali, quali la contea o la città (district attorney).
Procuratori degli Stati Uniti
Al vertice del sistema giuridico si trova il procuratore generale degli Stati Uniti (US attorney general), che dirige il dipartimento di Giustizia. Come suo capo, il procuratore generale ha il controllo completo sugli affari legali del governo e agisce come consulente legale del presidente e dei capi di altri dipartimenti di gabinetto.
I compiti principali del procuratore generale sono di rappresentare gli Stati Uniti in questioni legali e supervisionare e dirigere l’amministrazione e il funzionamento degli uffici, consigli di amministrazione, divisioni e uffici che compongono il Dipartimento. Il procuratore generale ha poi la responsabilità di fungere da “consulente legale” della Casa Bianca, e di fornire consigli e pareri, formali e informali, al presidente e al gabinetto e ai capi dei dipartimenti esecutivi e delle agenzie del governo.
Il procuratore generale degli Stati Uniti viene nominato dal presidente con conferma del Senato e il suo ufficio è stato istituito dal Judiciary Act del 1789, che ha diviso il Paese in distretti e ha creato tribunali in ciascuno di essi: gli Stati Uniti sono attualmente divisi in 93 distretti giuridici. Ogni distretto ha un suo procuratore degli Stati Uniti (US attorney), anche conosciuto come procuratore distrettuale (district attorney), responsabile di un particolare ufficio per un singolo distretto del Paese. Il procuratore è sia il principale rappresentante che capo amministrativo del “Ufficio del procuratore degli Stati Uniti” (USAO), che si occupa di contenziosi penali e civili, e rappresenta gli Stati Uniti nei casi di diritto civile come imputato o querelante, a seconda dei casi, e riferisce al procuratore generale degli Stati Uniti.
La politicizzazione della giustizia
I procuratori possono venire nominati dal governatore dello Stato o dall’organo di governo dell’ente di appartenenza, ma in molti Stati sono funzionari direttamente eletti dai cittadini.
La posizione del procuratore degli Stati Uniti è, in senso formale, chiaramente politica: il Paese è infatti l’unico al mondo in cui i cittadini eleggono i pubblici ministeri. Una volta selezionati, tuttavia, ci si aspetta che gli avvocati statunitensi lascino alle spalle la politica, aderendo a quella che viene definita “neutralità dell’accusa”. In questo contesto, neutralità dell’accusa significa che la decisione se e quando intentare una causa dovrebbe essere fatta indipendentemente dall’affiliazione politica delle persone coinvolte o dal vantaggio (o danno) che ne deriverebbe per uno dei partiti politici.
Si potrebbe però sostenere che i prosecutors statunitensi, selezionati tramite un processo politico, saranno naturalmente influenzati nel loro decidere se e quando perseguire. Questa argomentazione è fortemente sentita nel Paese, e pone una questione sull’imparzialità del sistema giuridico. Secondo gli attivisti, è probabile che i prosecutors si trovino in difficoltà nell’intentare accuse verso funzionari del loro partito o dei loro sostenitori, o che strumentalizzino il loro potere per svantaggiare i propri oppositori.
A sostegno di questo sistema elettivo, che venne istituito dopo la Guerra di Secessione, viene di solito riportata l’argomentazione per la quale il pubblico ufficio del procuratore è tenuto all’imparzialità e al buon ufficio proprio grazie al “controllo” democratico da parte dei cittadini. Benché però la maggior parte dei pubblici ministeri siano funzionari eletti, il processo democratico non serve efficacemente come controllo del potere dell’accusa, perché le decisioni di accusa e patteggiamento vengono prese a porte chiuse, lontano dallo sguardo del pubblico.
Potere e discrezionalità
Una delle critiche, inoltre è che alla politicizzazione dell’incarico di pubblico ministero si accompagni anche un grosso accentramento di potere. Queste figure sono, di fatto, i funzionari più potenti del sistema di giustizia penale statunitense, poiché controllano la direzione e l’esito di tutti i procedimenti penali, in particolare attraverso le loro decisioni di accusa e patteggiamento. Queste decisioni hanno un impatto maggiore e conseguenze più gravi di quelle di qualsiasi altro funzionario della giustizia penale, e sono praticamente non rivedibili.
Gli effetti di tale accentramento di potere possono essere pesanti. Caso emblematico è quello denunciato nel 2016 da Fair Punishment Project, supportato da Harvard, dei “cinque procuratori più letali d’America”, una manciata di funzionari che, nel corso della loro carriera, sarebbero stati responsabili di 440 condanne a morte. Questi procuratori avrebbero quindi richiesto un numero record di pene di morte, e secondo Fair Punishment Project, l’esistenza di casi di questo genere suggerisce che l’applicazione della pena capitale si basi non tanto sulle circostanze del reato o sulle caratteristiche della persona che ha commesso il crimine, ma sulla personalità e le predilezioni dei pubblici ministeri locali. Secondo gli analisti, la loro ricerca “troppo zelante” della pena di morte è particolarmente problematica: è chiaro che un così grande grado di discrezionalità nell’applicare la pena capitale sia il grave sintomo di un problema strutturale.
Il ruolo dei prosecutors è perciò al centro del sistema giuridico statunitense. Il loro incarico, per come concepito, non è però esente da grosse problematiche: la discrezionalità delle decisioni, unita alla politicizzazione dei loro ruoli, contribuisce ad aumentare la sfiducia che molti cittadini americani sentono nei confronti della giustizia del Paese. Il discorso vale soprattutto per chi appartiene a una minoranza – basti pensare che il 95% dei prosecutors sono bianchi, e che un afroamericano, in media, si vede imputata una pena più severa di un bianco che abbia commesso lo stesso crimine.
Fonti e approfondimenti
About U.S. Federal Courts, Federal Bar Association (fedbar.org)
Federal Proscutors Have Way Too Much Power, NYTimes.com
Rethinking the Identity and Role of United States Attorneys, Core.ac.uk
Opinion | Prosecutors have too much power. Juries should rein them in, The Washington Post
America’s deadliest prosecutors: five lawyers, 440 death sentences, US news – The Guardian
FairPunishmentProject, AMERICA’S TOP FIVE DEADLIEST PROSECUTORS, Deathpenaltyinfo.org
Does It Matter That 95 Percent Of Elected Prosecutors Are White?, It’s All Politics: NPR
Demographic Differences in Sentencing: An Update to the 2012, Booker Report (ussc.gov)
Editing a cura di Federica Affinita